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Meloni-Scholz, il piano d’azione e i legami (da rafforzare). Parla Nava

Una cooperazione più strutturata in termini industriali e istituzionali. Al lavoro sul piano d’azione tra i Paesi, evitando le polemiche. L’editorialista del Corriere anticipa i temi al centro del colloquio tra il premier italiano e il cancelliere tedesco in programma giovedì

Intensificare i rapporti, specie sotto il profilo industriale e istituzionale, tra il nostro Paese e la Germania. Questo tra gli altri (a partire dal dossier Ita-Lufthansa), sarà con ogni probabilità l’argomento al centro dell’incontro fra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz in programma giovedì. Sarà un’occasione importante per “consolidare quello che si sono già anticipati a margine del G7 e per definire i dettagli dell’intesa tra Italia e Germania”. Lo dice a Formiche.net, Massimo Nava,  editorialista del Corriere della Sera ed esperto di politica estera.

Le diplomazie italiana e tedesca sono al lavoro per la costruzione del piano d’azione tra i due Paesi. Che esito prevede? 

L’obiettivo è quello di costruire un trattato, sulla scorta di quello siglato con la Francia, che vada a rafforzare una lunga tradizione di amicizia, scambio e lavoro comune. Per cui ritengo che ogni sforzo fatto in quella direzione sia da considerarsi vantaggioso. Questo patto d’azione, una volta sottoscritto, potrebbe portare sicuramente a una maggiore partecipazione politica e a rafforzare i rapporti istituzionali con la Germania. L’esortazione è, quindi, a lasciare da parte le polemiche e lavorare su questi dossier molto seri.

Meloni, dopo il primo incontro al G7 con Scholz, pare sia sempre più indirizzata verso il rafforzamento dei legami in Ue. Non trova?

Il presidente del Consiglio, dopo il fronte aperto con la Francia, non ha alcun interesse ad aprire altri fronti europei. Anzi, ha un chiaro interesse a trovare una sponda a Berlino. Tanto più che, al di là dell’affaire Lufthansa, il nostro Paese sotto certi punti di vista ha tanti segmenti nei quali si intreccia con la Germania. Basti pensare alla zona strategica del Nord Est e le imprese manifatturiere. Va detto comunque che, su alcune questioni, Meloni probabilmente si aspettava maggior collaborazione da parte tedesca.

Allude alla gestione dei flussi migratori?

Beh questo sicuramente è un primo fronte aperto: sia con la Germania che con la Francia. Un dossier sul quale le posizioni rimangono molto distanti fra i tre Paesi. Ma non solo. Anche la questione della riconversione ecologica legata allo sviluppo industriale su cui Francia e Germania hanno lavorato alacremente – in un certo senso per rispondere al robusto piano americano messo a punto da Joe Biden – resta piuttosto divisiva.

Forse arrivare alla firma del piano d’azione servirà anche a stemperare qualche tensione…

Purtroppo fare diplomazia nell’imminenza di un’elezione europea che si prospetta determinante per i futuri assetti non è mai semplice. Detto questo, ci sono due fattori che vanno considerati. Il primo è il ruolo che svolge il Quirinale nei rapporti che il governo intrattiene a livello internazionale. Il secondo è il posizionamento comune a sostegno dell’Ucraina, che in questo frangente serve da collante. Su questo, va detto, Meloni ha dimostrato sin da subito un perfetto allineamento alle politiche Nato e Atlantiste. Il premier in questo modo ha legittimato il suo governo, scegliendo chiaramente e subito da che parte stare. Ci potrebbe essere, tuttavia, un punto di “contatto” importante tra i due Paesi, molto più che con la Francia ad esempio.

A cosa si riferisce?

Alle riforme istituzionali. Il governo in questa fase sta valutando l’ipotesi di un semi-presidenzialismo alla francese. Non si guarda con lo stesso interesse, invece, al federalismo tedesco che a mio parere sarebbe invece una forma molto più compatibile al nostro ordinamento.

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