Dall’intervento è emerso il cambio di passo tanto atteso in un settore strategico dell’apparato statale. Finalmente l’Agenzia riacquista centralità nella gestione dei rischi per combattere la criminalità organizzata, per contrastare la illegalità, per prevenire e recuperare l’evasione e gli illeciti extratributi. Il commento di Riccardo Perdizzi
Avevamo visto giusto quando commentammo favorevolmente la presentazione del suo programma nella sala della Regina alla Camera dei Deputati. La conferma ci è venuta dall’audizione svolta dal direttore dei Monopoli e delle Dogane, Roberto Alesse, presso la Commissione Finanze di Montecitorio dalla quale è emerso il cambio di passo tanto atteso in un settore strategico dell’apparato statale. Finalmente l’Agenzia riacquista centralità nella gestione dei rischi per combattere la criminalità organizzata, per contrastare la illegalità, per prevenire e recuperare l’evasione e gli illeciti extratributi.
In tale visione strategica emerge la consapevolezza che il nostro sistema concessorio può essere considerato il migliore del mondo e per questo ci viene invidiato da tutti. Ed è bello constatare perciò che un alto dirigente dello Stato ne consideri un vanto per il nostro Paese e ne sia orgoglioso, sottolineandolo. Entrando nello specifico della Delega relativa al settore dei giochi, il richiamo ai principi fondanti la riserva statale dei giochi è un altro importante punto di partenza per poter procedere a quel riordino del settore che si attende almeno da un ventennio.
Lo Stato intende cioè continuare a tutelare la buona fede dei consumatori e la salvaguardia dell’ordine pubblico; a perseguire l’obiettivo di proteggere i giocatori ed in particolare i soggetti più deboli ed i minori; ad esercitare il controllo sulla diffusione dei prodotti di gioco e sulla corretta gestione della fiscalità, ad assicurare che i prodotti di gioco siano offerti nelle forme consentite dalla legge, recuperando altresì risorse finanziarie attraverso la tassazione da destinare alla comunità, ovvero a scopi di carattere solidaristico, sportivo e culturale.
Tuttavia, come evidenziato nell’intervento in audizione, l’interesse del legislatore della delega non si limita ad assicurare solo la riduzione dei rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo patologico, ma evidenzia tutti gli altri obiettivi senza trascurare di tutelare un settore industriale importante per la nostra economia che fa innovazione, produce al servizio della collettività nazionale un consistente gettito erariale, assicura notevoli livelli occupazionali, superando in tal modo, come è accaduto negli ultimi anni, inconsistenti pregiudizi demagogici.
Un governo di Destracentro, come la stessa leader, Giorgia Meloni dichiarò all’assemblea di Confartigianato dopo poco tempo dal suo insediamento: “Allo Stato compete di mettere nelle condizioni di lavorare, non mettere i bastoni tra le ruote”, non può imboccare un percorso che moltiplichi i livelli di certificazione, aumentando i lacci ed i lacciuoli che praticamente ingesserebbero ulteriormente l’attività degli operatori economici ed avrebbero un negativo “riflesso sulle ingenti entrate erariali”.
Decisamente apprezzabile e condivisibile è la prospettiva verso livelli più elevati di controllo dei prodotti di gioco offerti anche attraverso l’innovazione tecnologica. Qualche perplessità, invece, suscitano altri interventi specifici individuati all’interno della delega, sui quali ci si auspica un ruolo attivo e propositivo da parte dell’Agenzia in veste di advisor del governo, essendo questa struttura la più indicata per esperienza e competenza ad offrire soluzioni in tema, ad esempio, di proposte di diminuzione dei limiti di giocata e di vincita, con riguardo a quei prodotti la cui disciplina normativa già prevede delle limitazioni, per i quali occorrerebbe evitare di pregiudicare quelli, tra essi, per i quali sono già previsti tetti alle giocate e alle vincite, già particolarmente stringenti.
La delega, inoltre, richiama il cosiddetto criterio di distanziometro, prevedendo la partecipazione dei Comuni alla pianificazione ed all’autorizzazione dell’offerta fisica di gioco sulla base di parametri rispetto a luoghi definiti sensibili. Quel che è veramente importante è che questi criteri siano “determinati con validità per l’intero territorio nazionale”… “Per tali adempimenti, appare, quindi auspicabile e imprescindibile riattivare la Conferenza unificata Stato, Regioni ed Enti locali per la predisposizione di un nuovo piano di distribuzione dei punti di gioco, che preveda un sistema unico di dislocazione dei punti di gioco e l’individuazione di criteri di distanza uniformi”. Ed è chiaro che il direttore dell’Agenzia ha giustamente utilizzato studi e ricerche di Gdf e Dia e Procure della Repubblica.
Tale obiettivo, ha confermato Roberto Alesse, “qualora correttamente perseguito, consentirà di sciogliere un nodo tecnico che grava da anni sulla certezza dei luoghi fisici dove poter collocare forme di gioco legali”, come attestano anche le ricerche scientifiche come lo Studio Iss – Istituto Superiore di Sanità dell’ottobre 2018, che evidenziò come questo criterio sia sostanzialmente inefficace, se non addirittura controproducente, per i giocatori problematici e patologici, i quali – oltre a non essere scoraggiati dalla necessità di allontanarsi per andare a giocare – sono portati a ricercare riservatezza, privilegiando i luoghi più distanti da quelli in cui si svolge prevalentemente la loro vita privata e lavorativa.
Peraltro, giustamente anche il Direttore Alesse ha avuto modo di evidenziare come “l’effetto espulsivo conseguente all’introduzione dei limiti di distanza ha comportato, di fatto, in molti casi, la sostituzione dell’offerta di gioco legale e controllato con forme di raccolta illecita ovvero con forme che utilizzano in maniera illecita il canale online o nuove modalità di offerta di intrattenimento non ancora regolamentate e potenzialmente foriere di rischi”.
Naturalmente è superfluo sottolineare che qualora la nuova pianificazione territoriale venisse perseguita attraverso tale criterio del distanziometro con effetto retroattivo, si rischierebbe che una serie di attività di offerta di gioco pubblico legale, regolarmente autorizzate in applicazione della normativa previgente, sarebbero destinate a chiudere, con le note conseguenze sia sul piano occupazionale che su quello del depauperamento degli investimenti sostenuti. Andrebbe, perciò, quantomeno confermato il principio della tutela degli investimenti esistenti al momento della promulgazione della riforma.
Degno di considerazione, infine, è l’impegno dell’Agenzia di procedere in fase di stesura dei prossimi bandi di gara all’armonizzazione degli aggi spettanti per l’affidamento delle diverse concessioni, anche per non violare il principio del legittimo affidamento. L’auspicio è che la stabilità fiscale richiamata nella delega possa diventare un modus operandi, una costante, al fine di consentire agli operatori economici di poter continuare ad effettuare investimenti con tranquillità e serenità.