Chi c’era e cosa si è detto all’evento Strengthening Italy-Uae Cooperation (Rafforzare la cooperazione Italia-Uae), tenutosi all’Hotel de la Ville di Roma chiuso con un panel sul dialogo interreligioso
Si è chiuso con un panel dedicato al dialogo tra le religioni e le culture la giornata di lavori organizzata il 7 giugno a Roma dalla Fondazione Med-Or. L’incontro dal titolo Strengthening Italy-Uae Cooperation (Rafforzare la cooperazione Italia-Uae), ha visto la partecipazione di esperti e funzionari italiani ed emiratini. L’evento ha celebrato il rilancio dei rapporti tra Roma e Abu Dhabi, dopo la recente visita del premier Giorgia Meloni nella capitale emiratina. Questo percorso, che la Fondazione Med-Or ha avviato, è iniziato lo scorso ottobre e si inserisce nel quadro degli sforzi italiani di rafforzare le relazioni con gli Emirati Arabi Uniti.
Ad aprire i lavori è stato il presidente della Fondazione Med-Or, Marco Minniti. “C’è un punto cruciale che spinge le relazioni speciali tra Italia ed Emirati Arabi e, aggiungo io, anche tra Europa ed Emirati – ha spiegato l’ex ministro dell’Interno – La mia convinzione è che non potremo avere una pace giusta e duratura senza i Paesi del Mediterraneo allargato e in particolare quelli del Golfo. Per intenderci, senza il protagonismo diretto e impegnativo del sud del mondo”.
Minniti ha aggiunto che “l’Europa deve comprendere che i propri interessi passano anche attraverso l’Africa e il Mediterraneo allargato. Se vuole pensare ad un nuovo assetto del pianeta, non può farlo senza il sud del mondo, che è un punto cruciale anche per il fattore geografico. Il Mediterraneo allargato, infatti, è un punto di congiunzione tra nord e sud del mondo”.
Poi, sull’importanza internazionale di alcuni Stati ha commentato: “Paesi come gli Emirati Arabi Uniti hanno svolto un ruolo particolarmente importante negli ultimi 15-20 anni. Ricordo il loro impegno straordinario nella battaglia contro il terrorismo internazionale”. “Per questo – ha aggiunto – dobbiamo lavorare insieme tutti, Italia, Europa, Emirati Arabi e Paesi del Golfo, per affrontare le grandi questioni che abbiamo sotto gli occhi. Ad esempio, la crisi energetica scaturita dalla guerra in Ucraina o la crisi di alcuni Paesi del Golfo”. Minniti ha poi lanciato un monito alla comunità internazionale: “Se la Tunisia dovesse collassare, noi rischieremmo un effetto domino drammatico, che potrebbe sconvolgere il Nord Africa e tutto il mediterraneo”.
Di Tunisia ha parlato anche Mohammed Baharoon in conclusione del terzo e ultimo panel dal titolo: Italy and Arab World: The Way Forward. Il direttore generale della Dubai Public Policy Research Center (B’huth), ha rilevato come per capire la sua crisi sia importante guardare anche ad un paese della regione nord africana come il Marocco. “Bisogna rilevare la differenza tra la Tunisia e il Marocco e capire perché Rabat non ha questo tipo di crisi. Forse è per il suo tipo di governance che bisogna prendere da esempio”.
Rispetto invece alle relazioni tra Italia e Emirati, Baharoon ha rilevato come “è positivo vedere che c’è una forte volontà di comprendere e supportare anche le misure che i nostri governi hanno intrapreso. Le nostre relazioni avranno un impatto sulla crescita dei nostri Paesi. C’è un nuovo tipo di politica che si basa sulle relazioni che si espandono. In questo modo gli emirati stanno costruendo le sue relazioni strategiche con l’Italia come fatto con l’India, la Cina, il Giappone e la Corea del Sud”. Gli Emirati hanno “cambiato relazioni con Iran e Israele perché abbiamo capito di aver bisogno di partner per affrontare le sfide per il futuro”, ha concluso.
Secondo il professore associato dell’Università di Harvard, Abdulkhaleq Abdulla, l’Italia dovrebbe riconoscere il ruolo centrale avuto dagli Emirati Arabi Uniti nel processo di stabilizzazione del mondo arabo negli ultimi anni. “Rispetto a quello che accade in Europa, i Paesi del mondo arabo sono passati dalle tensioni, dalla guerra e dal confronto negativo di alcuni anni fa, al dialogo e a una situazione di distensione”, ha detto Abdulla. “Gli Emirati, insieme agli altri Paesi del Golfo, hanno fatto da apripista per un Medio Oriente più pacifico, contribuendo alla stabilità di una regione che per 20 anni e’ stata instabile”, ha affermato il professore di Harvard. “Si tratta di un processo molto promettente di cui l’Italia potrebbe beneficiare, anche in tema di migrazioni”, ha proseguito Abdulla, sottolineando che “la vision degli Emirati prevede convivenza e tolleranza, perché il nostro Paese ha una popolazione fatta per l’80 per cento da cittadini stranieri”.
Il direttore delle relazioni istituzionali di Med-Or, Andrea Manciulli, invece ha ricordato che “talvolta per guardare al futuro bisogna ricordare il proprio passato”. L’Italia a suo avviso in questi anni “ha dimenticato alcuni tratti fondamentali della propria storia nel Mediterraneo, di rapporti secolari con il mondo arabo. L’Italia è un paese che aveva relazioni con il mondo arabo quando non li aveva nessuno in Europa. A Firenze negli anni in cui in Europa c’era l’oscurantismo verso il mondo arabo, venivano accolti i matematici arabi”.
Abdulrahman Al Neyadi, Direttore della Pianificazione Politica presso il ministero degli Affari Esteri, ha inoltre parlato delle eccezionali relazioni bilaterali tra Emirati Arabi Uniti e Italia e dell’importanza di rafforzare le relazioni in tutti i campi.
Nel suo intervento sulla situazione politica in Medio Oriente, Al Neyadi ha evidenziato la profonda convinzione degli Emirati Arabi Uniti che costruire ponti attraverso il dialogo, la cooperazione e la diplomazia sia il modo migliore per raggiungere la pace e la stabilità nella regione e oltre.
Esperti e funzionari governativi del panel sulla Libia hanno espresso la loro preoccupazione per gli sviluppi in Libia e la necessità di rinforzare le istituzioni libiche, incluso una maggiore trasparenza, ed il processo politico delle Nazioni Unite per unificare il paese attraverso le elezioni.
È stato discusso anche il Corno d’Africa ed il rischio di una crisi protratta in Sudan come fonte di instabilità regionale, dal Mar Rosso, al Sahel e la Libia. A riguardo il recente interesse politico da parte del governo Meloni per questa regione ed il ruolo degli EAU,0, attore principale nell’area, possono generate le basi di una cooperazione tra Italia ed Emirati nel Corno d’Africa, per esempio nel campo della formazione.
Sharif Al Olama, sottosegretario per l’Energia e gli Affari Petroliferi presso il ministero dell’Energia e delle Infrastrutture emiratino, ha aperto la sessione sulla Transizione Energetica. Ha sottolineato l’impegno degli Emirati Arabi Uniti sin dagli anni ’70 per la transizione energetica e i suoi investimenti ininterrotti nelle energie rinnovabili. Ha citato il presidente Sua Altezza lo sceicco Mohamad bin Zayed Al Nahyan che ha dichiarato “celebreremo il momento” in cui tra 50 anni gli Emirati Arabi Uniti “spediranno il suo ultimo barile di petrolio”.