L’incontro negli studi di Mediaset, il percorso comune e poi la rottura. Un’amicizia che, nonostante le divergenze, è riuscita a durare e a resistere. Il ricordo del Cav di Pier Ferdinando Casini
“Se Paolo Mantovani si sbagliò sui pronostici sportivi, io mi sbagliai sui pronostici politici. Berlusconi è stato un gigante in entrambi i campi. Un gigante davvero”. Pier Ferdinando Casini, democristiano, ora in Senato grazie all’elezione nelle liste del Pd, ma che può vantare un’amicizia con Silvio Berlusconi che ha resistito nonostante la rottura. “Sono uno dei pochi con i quali, nonostante le divergenze che culminarono nella rottura politica, rimase amico”, spiega a Formiche.net.
Senatore Casini, un suo ricordo del “gigante politico”?
Tanti ce ne sarebbero. Ma la storia politica di Berlusconi secondo me è riassumibile in un concetto: ha permesso a entrambi gli schieramenti – centrodestra e centrosinistra – di vivere di rendita. Il grande alibi della politica italiana.
Cosa intende dire per “vivere di rendita”?
Silvio Berlusconi era così: ha fatto tutto lui. Da parte della maggioranza e da parte dell’opposizione.
Si ricorda quando lo conobbe per la prima volta?
Certo. Io l’ho conosciuto quando Berlusconi era il re delle televisioni private. Fui inviato da Arnaldo Forlani. In quell’occasione mi lamentai con il Cavaliere facendogli presente che sui suoi canali dava più spazio al Partito Socialista Italiano, piuttosto che alla Democrazia Cristiana.
Con il Cavaliere lei ebbe un lungo percorso comune.
Se dovessi descriverlo direi che Berlusconi era un alleato molto generoso, ma al contempo molto difficile.
Quale era la difficoltà?
Alla fine era amico di tutti i vecchi esponenti del pentapartito, quindi anche della Dc (al netto forse della parte più a sinistra), ma averlo come alleato era complesso perché in sostanza voleva comandare lui anche in casa degli altri.
Con lei Berlusconi rimase amico fino alla fine?
Penso che apprezzasse il fatto che personalmente non mi prestai mai al battage che si fece contro di lui. Quando venne attaccato, da più parti, anche per via dei suoi procedimenti giudiziari, io me ne tirai sempre fuori. Alla base di tutto c’è sempre stato il rispetto per Berlusconi.
Però poi lei scelse un’altra strada, aderendo al Pd.
Sì, ma questo non ha pregiudicato il nostro rapporto personale. Siamo stati amici, fino alla fine. E di questo, ribadisco, vado molto orgoglioso.
La parabola politica di Berlusconi era da tempo in fase calante. Cosa resta, ora?
Le ultime elezioni politiche del 25 settembre scorso hanno fatto chiaramente capire che gli assetti all’interno del centrodestra sono profondamente cambiati. Quello è stata, a mio modo di vedere, il principio della fase del “trapasso” di Silvio Berlusconi. Ora si vedrà se i suoi eredi politici riusciranno a interpretare questa fase che si aprirà a seguito della sua scomparsa. Ma è prematuro fare previsioni. Saranno i fatti a parlare.