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#Obamonti. Il presidente Usa celebra l’Italia

La prima intervista concessa da Barack Obama in occasione della visita di un premier italiano a Washington. Lo scoop messo a segno da Maurizio Molinari, l’inviato a Washington della Stampa, a poche ore dall’incontro con il premier italiano Mario Monti nello studio ovale testimonia, lo dice lo stesso giornalista “un ulteriore gesto di attenzione nei confronti del nostro Paese” che, afferma il presidente Usa al quotidiano torinese “sta facendo passi impressionanti al fine di modernizzare la sua economia”. Stati Uniti e Italia sono più che mai alleate per superare la crisi finanziaria, sostenere le svolte della Primavera araba e la transizione afghana, costruire la difesa missilistica Nato.
 
La versione integrale dell´intervista
 
«L’Italia sta facendo passi impressionanti al fine di modernizzare la sua economia»: il presidente americano Barack Obama parla in esclusiva con «La Stampa» a poche ore dall’odierno incontro con il premier Mario Monti nello Studio Ovale, esprimendo forte sostegno per le misure di risanamento adottate dal governo e delineando l’agenda dei rapporti con l’Europa.
 
Le parole di Obama testimoniano la convinzione che Monti sta guidando l’Italia verso i sacrifici necessari ed è un leader europeo con il quale discutere la comune ricetta di Usa-Ue per superare la crisi finanziaria. A testimoniarlo è che Monti nell’intervista alla tv «Pbs» aveva auspicato martedì maggiori firewall finanziari per l’Eurozona «perché mettendone di più grandi si riduce la possibilità di doverli usare» e Obama ora risponde «sono d’accordo», lasciando intendere la necessità di un maggior impegno della Germania.
 
Il presidente descrive America e Europa alleate per battere la crisi finanziaria, aiutare le svolte democratiche in Medio Oriente e Nord Africa, costruire la difesa missilistica Nato e sostenere la transizione afghana. L’interesse americano per il risanamento italiano si deve alla convinzione che sia un passaggio cruciale per ridare stabilità all’Eurozona, scongiurando una nuova recessione negli Stati Uniti. A conferma dell’attenzione nei confronti dell’ospite, Pennsylvania Avenue lo accoglie con un cerimoniale che prevede dopo l’incontro nello Studio Ovale che Monti parli alla stampa al Pebble Beach, davanti all’entrata della West Wing.
 
L’intervista che segue è un ulteriore gesto di attenzione nei confronti del nostro Paese perché finora Obama non ne aveva mai concesse in occasione della visita di un premier italiano a Washington.
 
Partiamo dalla crisi dell’Eurozona. In più occasioni lei ha espresso la necessità di un’espansione dei «firewall finanziari per l’Europa». Ritiene che l’attuale cooperazione fra i governi di Germania, Francia e Italia vada nella direzione giusta?
 
«La situazione finanziaria in Europa sarà al centro dell’agenda con il primo ministro Monti nell’Ufficio Ovale. Come ho detto durante la crisi, credo che l’Europa abbia la capacità economica e finanziaria per superare questa sfida. Durante gli ultimi due anni, l’Europa ha compiuto un certo numero di passi difficili e cruciali per affrontare la crisi che cresceva. In Italia e in Europa i cittadini stanno compiendo sacrifici dolorosi.
Sotto la leadership del primo ministro Monti, l’Italia sta ora adottando passi impressionanti per modernizzare la sua economia, ridurre il proprio deficit attraverso una combinazione di misure su entrate e spese, riposizionando la nazione sul cammino verso la crescita. Più in generale i governi europei si sono uniti nel riformare l’architettura dell’Unione europea. Una delle lezioni che gli Stati Uniti hanno appreso durante la nostra recente crisi finanziaria è stata l’importanza di dimostrare ai nostri cittadini, alle nostre imprese, e ai mercati finanziari che eravamo impegnati a fare ciò che serviva per risolverla. Questo è il motivo perché abbiamo chiesto con urgenza ai nostri partner europei di erigere abbastanza firewall finanziari per evitare che la crisi si diffondesse. Sono d’accordo con quanto il primo ministro Monti ha detto: se l’Europa mette in atto firewall sufficientemente grandi si riduce la possibilità di doverli usare. Ciò che serve adesso è che tutti i governi europei dimostrino il loro impegno totale per il futuro dell’integrazione economica in Europa».
 
Perché la soluzione della crisi del debito nell’Eurozona è così importante per gli Stati Uniti?
 
«È così importante perché le nostre fortune economiche sono intrinsecamente legate e le relazioni con l’Europa sono una parte importante dei nostri sforzi per creare posti di lavoro e prosperità negli Stati Uniti. L’Unione europea è il singolo più grande partner economico dell’America, e il commercio e gli investimenti fra noi sostengono milioni di posti di lavoro su entrambi i lati dell’Atlantico. Le nostre banche e i nostri mercati finanziari sono profondamente connessi. Quando l’Europa va bene questo è positivo per i posti di lavoro e le aziende in America. Quando la crescita in Europa rallenta o i vostri mercati finanziari sono instabili, noi ne sentiamo le conseguenze, così come voi avete sentito l’impatto della crisi finanziaria americana quattro anni fa. Più semplicemente, gli Stati Uniti hanno un enorme interesse nella crescita dell’Europa e nel successo dell’area dell’euro. Questo è perché mi sono consultato strettamente e ripetutamente con le mie controparti europee durante la crisi. Ho condiviso con loro le lezioni rilevanti della nostra crisi recente mentre erano impegnate a fronteggiare questa sfida.
Il mio incontro con il primo ministro Monti è l’ultimo passo di una cooperazione che continua. Ho intenzione di riaffermare al primo ministro il messaggio che ho portato ai miei partner europei in precedenza, nel caso più recente a Cannes durante il summit del G20: gli Stati Uniti continueranno a fare la loro parte per sostenere gli amici europei nel loro impegno per risolvere la crisi. Voglio solo aggiungere che si tratta di qualcosa che va oltre l’economia. Americani ed europei hanno un profondo legame di amicizia, forgiato in guerra e rafforzato in pace. Vogliamo davvero che l’Europa si riprenda e prosperi. Inoltre, l’Italia è uno dei nostri più importanti alleati e operiamo assieme all’Europa in qualsiasi cosa che facciamo nel mondo. Quando l’Europa è forte, prospera e sicura noi assieme siamo più efficaci, e il mondo è più prospero e pacifico».
In maggio nella sua Chicago ospiterà il summit della Nato. Uno dei temi sarà la transizione in Afghanistan. Qual è il ruolo che l’Italia può avere nello scenario del dopo-guerra?
 
«L’Italia ha avuto un ruolo cruciale e centrale nella Forza di assistenza e sicurezza internazionale della Nato in Afghanistan, uomini e donne delle vostre forze armate hanno servito con coraggio e altruismo, così come hanno fatto i vostri diplomatici e esperti di sviluppo. Assieme con i nostri partner afghani e la nostra coalizione di 50 nazioni, abbiamo compiuto progressi reali nel raggiungere gli obiettivi condivisi di sconfiggere Al Qaeda, spezzare l’avanzata dei taleban e addestrare le forze di sicurezza nazionali afghane affinché l’Afghanistan possa assumere la guida della sua sicurezza. Italiani coraggiosi hanno dato le loro vite per ottenere tali progressi e noi siamo grati del sostegno del popolo italiano a questa missione vitale. Apprezziamo l’impegno dell’Italia a rispettare gli accordi raggiunti al summit di Lisbona del 2010 per sostenere un processo di transizione guidato dagli afghani che è iniziato lo scorso anno, che consentirà loro di avere la responsabilità della sicurezza entro la fine del 2014. Aspetto di dare il benvenuto al primo ministro Monti e ai nostri colleghi capi di governo nella mia Chicago per il summit della Nato. Sarà un’opportunità per delineare la prossima fase della transizione in Afghanistan.
La partnership strategica di lungo termine che l’Italia recentemente ha firmato con l’Afghanistan è un’affermazione forte e benvenuta sull’estensione dell’impegno dell’Italia oltre il 2014, proprio come gli Stati Uniti stanno costruendo una partnership duratura con il popolo afghano. Al tempo stesso, l’Italia e gli Stati Uniti si sono uniti al resto della comunità internazionale nell’offrire sostegno politico ad un processo di riconciliazione guidato dagli afghani che può contribuire a porre fine ad un’insurrezione che ha minacciato il popolo afghano e il resto del mondo per già troppo tempo. Il summit di Chicago sarà anche un’opportunità per noi di consultarsi su altri temi dell’agenda Nato. La Nato è il pilastro dell’Alleanza transatlantica e della sicurezza europea. Come l’intervento in Libia ha dimostrato, è anche un pilastro della sicurezza globale. Guardando in avanti, abbiamo bisogno di assicurarci che quando la prossima crisi inattesa si manifesterà, saremo pronti a rispondere. Questo è il motivo per cui lo “Strategic Concept” della Nato sta preparando l’alleanza per le missioni e sfide del futuro. Questo è il motivo del perché i ministri della Difesa Nato recentemente hanno deciso di aggiornare le nostre capacità condivise di intelligence, sorveglianza e controllo. E questo spiega perché quando ospiterò il summit in maggio, faremo passi importanti per assicurare che la Nato abbia le capacità necessarie per affrontare le sfide del nostro tempo, inclusi i progressi verso il sistema di difesa missilistica Nato».
 
La Primavera araba si svolge non lontano dalle coste italiane. Come possono i nostri Paesi essere d’aiuto ai nuovi governi arabi affinché possano costruire società più stabili, libere e prospere?
 
«È stato un anno straordinario. In Medio Oriente e nel Nord Africa i cittadini si sono sollevati in nome della loro dignità e dei diritti universali. Le transizioni democratiche in Tunisia, Egitto e Libia sono in corso. Assieme alla comunità internazionale abbiamo chiarito che l’orrenda violenza contro il popolo siriano deve finire e che Bashar Assad deve dimettersi così che una transizione democratica possa iniziare immediatamente. Ognuna di queste nazioni affronterà esami politici e economici procedendo sulla strada della democrazia. Gli Stati Uniti e l’Europa condividono un profondo interesse nel successo di queste transizioni. Saranno i popoli della regione a determinare il loro futuro ma gli Stati Uniti e l’Europa possono e devono sostenerli in questo momento cruciale. Per questo ho fatto del sostegno alle riforme politiche ed economiche nella regione una linea d’azione degli Stati Uniti. Continueremo a sostenere le riforme democratiche e puntiamo ad un pacchetto di riforme economiche e di partnership per aiutare queste nazioni ad affrontare le difficoltà economiche che sono anche alla base delle richieste di cambiamento.
Il sostegno internazionale può avvenire sotto molte forme, inclusi commercio e investimenti, assistenza tecnica per le elezioni, potenziamento della società civile e il sostegno fondamentale ai diritti universali. Grazie alla sua ricca esperienza storica in transizioni politiche, l’Europa ha un ruolo particolare da giocare. L’Italia è stata una tenace promotrice dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto in queste nazioni e noi rendiamo omaggio a tali sforzi per sostenere transizioni che rispettino tali valori. L’Italia ha inoltre dato contributi importanti al successo dei nostri sforzi per salvare vite e sostenere il popolo libico nel porre fine al regime di Gheddafi. Come ho detto in maggio, ci saranno pericoli che accompagneranno momenti promettenti ma sono sicuro che, con il vostro sostegno, vi saranno giorni migliori e di maggiore speranza per i popoli del Medio Oriente e del Nord Africa, che meritano gli stessi diritti e opportunità degli altri popoli del mondo».
 
Nel discorso che pronunciò a Berlino nel luglio del 2007 disse che “in questo nuovo secolo americani e europei dovranno fare entrambi di più, e non di meno”. Quali sono le nuove sfide comuni che abbiamo davanti?
 
«Viviamo in un’era nella quale i destini delle nazioni e dei popoli sono connessi come mai avvenuto prima. In un mondo dove le crisi finanziarie possono diffondersi rapidamente dobbiamo coordinare le nostre risposte, come abbiamo fatto al G-20, per assicurarci che la crescita globale sia bilanciata e sostenuta. Le nuove minacce attraversano confini e oceani, dobbiamo smantellare i network terroristici e fermare la diffusione delle armi nucleari, affrontare i cambiamenti climatici, combattere la carestia e le malattie. E poiché i cittadini rischiano le loro vite nelle strade del Medio Oriente e del Nord Africa, il mondo intero è in gioco nelle aspirazioni di una generazione impegnata a determinare il proprio destino. Dobbiamo affrontare assieme queste minacce e sfide. Non c’è maniera migliore di farlo che attraverso la nostra alleanza con l’Europa, che è la più stretta e forte del mondo, radicata in storia e valori comuni. Come ho detto spesso, la relazione dell’America con i nostri alleati e partner europei è il pilastro del nostro impegno nel mondo. Lo abbiamo visto in Afghanistan, dove le nostre forze sono spalla a spalla. Lo abbiamo visto in Libia, dove la Nato ha fronteggiato la necessità assumendosi la responsabilità della protezione civile, dell’embargo di armi e della imposizione della no-fly zone. L’Italia e le sue forze armate hanno avuto un ruolo vitale in queste missioni. La nostra partnership transatlantica è l’alleanza di maggiore successo e il più grande catalizzatore di azione globale. Sono determinato a fare in modo che resti tale».
 
Lei non ha antenati italiani ma, come ha detto intervenendo al gala della Fondazione italoamericana Niaf a Washington, è circondato da stretti consiglieri che ce l’hanno: da Leon Panetta a Janet Napolitano e il generale Raymond Odierno, dall’ex presidente della Camera Nancy Pelosi a Jim Messina e Alyssa Mastromonaco. Che cosa prova a lavorare circondato da tanti americani di origine italiana?
 
«Come presidente è un onore lavorare con così tanti colleghi e componenti dello staff con le radici in Italia. Sono gli ultimi di un lungo elenco di italiani-americani che hanno dato contributi durevoli alla prosperità e sicurezza dell’America, e sono orgoglioso di averne così tanti nel mio team. Sono anche orgoglioso di lavorare assieme a così tanti leader politici italiani-americani di talento, come la mia amica Nancy Pelosi che ha fatto la Storia diventando la prima donna a presiedere la Camera dei Rappresentanti. L’Italia può essere fiera del fatto che i suoi figli e le sue figlie continuano a dare contributi inestimabili al successo degli Stati Uniti e alla nostra partnership bilaterale. Ovviamente devo aggiungere che due persone come Danilo Gallinari e Marco Belinelli garantiscono un certo buon nome anche alla Nba».
 


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