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Modi a Washington, il dialogo tra democrazie imperfette secondo Curtis

Per Curtis (Cnas), “Biden dovrebbe fare appello alle aspirazioni di leadership globale dell’India”, osservando come il mondo è interessato alla crescita di Nuova Delhi

“La visita del primo ministro indiano Narendra Modi alla Casa Bianca metterà in evidenza la forza e la resistenza della partnership tra Stati Uniti e India e l’importanza che l’amministrazione di Joe Biden attribuisce al ruolo dell’India nel contrastare l’ascesa della Cina nella regione”, spiega Lisa Curtis, direttrice dell’Indo-Pacific Security Program del Cnas.

La Casa Bianca ha organizzato a Modi una super accoglienza: si tratta di una visita di Stato, il più alto livello di protocollo diplomatico che gli Stati Uniti accordano ai leader in visita, ed è da 14 anni che non viene riservato a un indiano. Oggi, giovedì 22 giugno, Modi — che ha già incontrato Elon Musk e altre figure della business community a New York — riceverà un benvenuto cerimoniale alla Casa Bianca prima di avere un colloquio diretto con il presidente Biden. Sarà un appuntamento centrale per la politica estera dell’amministrazione del democratico — che sta già tarando le attività pensando alla competizione elettorale del prossimo anno.

Secondo Curtis, oltre all’importanza simbolica del discorso del premier Modi a una sessione congiunta del Congresso e della cena di Stato, è probabile che ci siano anche molti risultati concreti. “Sul fronte della difesa, Washington annuncerà probabilmente un accordo per la co-produzione di motori a reazione con l’India, un’iniziativa innovativa che rafforzerà la fiducia nel partenariato di sicurezza e segnerà un cambiamento di passo nelle capacità di produzione della difesa indiana”. È stato inoltre annunciato la firma da parte dell’India di un accordo per l’acquisto di droni armati MQ-9B Predator dalla General Atomics. “Gli MQ-9B affineranno le difese dell’India contro la Cina, consentendole di monitorare i movimenti delle truppe cinesi lungo il confine conteso e migliorando le sue capacità di sorveglianza navale per seguire le attività marittime cinesi nell’Oceano Indiano”, aggiunge l’esperta del Cnas.

I due leader dovrebbero anche far progredire l’Iniziativa sulle tecnologie critiche ed emergenti (iCET), lanciata più di un anno fa per espandere la cooperazione nei settori dell’intelligenza artificiale, dell’informatica quantistica e delle comunicazioni wireless avanzate e catalizzare l’innovazione e la coproduzione nel settore della difesa. “Questa collaborazione sull’alta tecnologia — continua la think tanker statunitense — rafforzerà la capacità di entrambi i Paesi di competere efficacemente con la Cina e contribuirà alla deterrenza nella regione”.

Secondo Curtis, nel contesto della crescente competizione con la Cina, l’approccio dell’amministrazione Biden di mettere da parte le differenze con l’India sulla Russia “ha senso”. “Sebbene Washington non debba condizionare il suo sostegno all’India al fatto che Nuova Delhi riduca i legami con Mosca, i funzionari statunitensi dovrebbero notare il legame tra l’invasione russa dell’Ucraina e ciò che accade nell’Indo-Pacifico. La mancata condanna da parte dell’India dell’invasione russa dell’Ucraina indebolisce il concetto di sovranità territoriale a livello globale, con implicazioni dirette sui confini contesi tra India e Cina”.

È probabile che Biden affronti privatamente questa e altre questioni delicate, come quella della tutela delle minoranze religiose, ma non ne faccia un punto pubblico. “Biden dovrebbe fare appello alle aspirazioni di leadership globale dell’India, osservando che il mondo guarda all’India per mantenere la sua identità di democrazia multireligiosa e pluralista, ma allo stesso tempo farlo con umiltà, riconoscendo che anche gli Stati Uniti sono una democrazia imperfetta”, chiosa Curtis.

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