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La ribellione di Prigozhin ha ferito a morte Putin. L’analisi di Rohac

La ribellione impunita di Prigozhin dimostra tutte le vulnerabilità e le debolezze interne della Russia e del sistema di potere creato da Putin. Per Rohac, senior fellow dell’America Enterprise Institute, è una ferita mortale al presidente russo

La rivolta militare in Russia è finita, è durata meno di 24 ore, e ha dimostrato che il potere di Vladimir Putin ha varie falle interne, sebbene ancora regga la forza delle ondate. Il capo della ribellione Yevgeny Prigozhin, oligarca alla guida di varie società tra cui la milizia Wagner Group che ha condotto il semi-golpe, andrà in Bielorussia. Resterà impunito nella sostanza, se non lo pseudo confino nella Mosca Bianca (di cui non si sa granché), frutto di una mediazione condotta dal batka, Alexander Lukashenko, abile approfittatore degli spazi diplomatici che questa “razborki”, guerra tra gang, permetteva.

Come aveva previsto Dmitri Alperovitch su queste colonne, qualcosa di più sarebbe successo se Prigozhin fosse riuscito a superare il weekend da uomo libero. Non ci è riuscito. Nell’accordo mediato da Lukashenko, Putin ha concesso che le accuse contro di lui vengano ritirate (era ricercato dall’anti terrorismo dell’Fsb con addebito gravissimo di sedizione). Anche per i combattenti della Wagner che hanno preso parte alla rivolta non ci saranno accuse, mentre per chi non ha partecipato ci sono pronti contratti con la Difesa.

Per ora non ci sono informazioni se il grande obiettivo di Prigozhin, la sostituzione dei vertici della Difesa, sia stato in qualche modo accettato nella mediazione dal suo interlocutore. Di fatto, la facilità con cui la Wagner ha marciato fino a duecento chilometri da Mosca — da dove Prigozhin ha dato l’ordine di ritirata — ha mostrato che le difese interne russa non sono eccellenti. Ci sono state defezioni, qualche cambio di casacca, c’è stata la capacità organizzativa di Prigozhin (che, secondo le informazioni che le intelligence americane hanno fatto uscire a caldo, aveva già preoarato la spedizione).

Con la sua azione il capo della Wagner ha dimostrato che il secondo esercito al mondo, potenza nucleare con migliaia di testate, è del tutto incapace di sostenere le divisioni interne. E dunque come ne esce il potere di Putin da questa vicenda? Secondo Dalibor Rohac, senior fellow dell’America Enterprise Institute (Aei), sembra inevitabile che l’esito di questa presunta insurrezione “ferisca mortalmente Putin”. “Prigozhin — continua con Formiche.net — ha sfidato i suoi ordini diretti eppure sembra esserne uscito indenne, e probabilmente si è assicurato i cambiamenti nella leadership del ministero della Difesa che aveva richiesto”.

Escludendo la possibilità che l’intera insurrezione sia stata una strana “maskirovka”,  una farsa ingannevole destinata a confondere e distrarre i nemici della Russia, il risultato suggerisce che Putin è altamente vulnerabile. “Non diversamente da Mikhail Gorbaciov dopo il fallito tentativo di colpo di Stato del 1991, è solo questione di tempo prima che la prossima sfida a Putin venga da qualcun altro, o addirittura da Prigozhin stesso”, aggiunge Rohac.

Sembra che questo evento possa finire indicato nei libri di storia come uno dei prodromi della fine del ventennio di potere del presidente russo, ma che effetti potrebbe avere per la guerra in Ucraina nel breve periodo? “Il caos all’interno dei ranghi russi è un bene per gli ucraini. La crisi deve aver avuto un effetto debilitante sul morale russo sul campo di battaglia ed è possibile che abbia interrotto l’integrità della catena di comando e della logistica”, risponde l’esperto dell’Aei.

È proprio questo effetto potenzialmente devastante sulla capacità di combattere in Ucraina — sia morale che tecnico — che fa pensare che non sia stata una maskirovka. Putin non ha interessi a indebolire la sua capacità di combattere, tanto meno rafforzare quella dell’avversario. Potenzialmente, invece, per Kyiv si apre uno scenario positivo in cui spingere la controffensiva. E questa crisi interna in Russia potrebbe rafforzare la spinta ucraina a livello morale e consolidare anche lo spirito di sostegno occidentale.

Quanto accaduto, e ciò che accadrà adesso in Ucraina ma soprattutto in Russia, è parte delle attenzioni dell’Occidente: la destabilizzazione di una potenza nucleare come la Russia ha effetti a livello globale e su tutta una serie di dossier. Ma sebbene si debba essere preparati a tutto, per Rohac è importante che i Paesi occidentali restino distaccato. “Gli Stati Uniti e l’Europa non hanno molto controllo sulla politica interna russa, né dovrebbero cercare di far valere troppo il loro peso: dopo tutto, è la sensazione di un nemico esterno che permette alle fazioni in competizione all’interno della Russia di unirsi”.

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