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Mes e Patto di stabilità sono due partite diverse. Tria spiega perché

Intervista all’economista ex ministro dell’Economia. Sbagliato legare la ratifica della riforma del Meccanismo alla negoziazione delle nuove regole di bilancio. Sull’inflazione la Bce è pressoché da sola, perché in Ue manca una politica comune per il contrasto al costo della vita. I mercati continueranno a sorridere al governo, a patto che sia prudente come è sempre stato finora

C’è un lungo fronte europeo per il governo di Giorgia Meloni. E tre sono gli snodi: il Mes, il Patto di stabilità e i tassi. Sul primo, l’obiettivo dichiarato dell’Italia è quello di comprare tempo e allungare l’attuale scadenza del 30 giugno, data entro la quale la Camera avrebbe dovuto discutere in via preliminare della ratifica del Meccanismo (Roma è l’unica firma mancante) a settembre. Nel mentre, ed ecco il secondo punto, Palazzo Chigi vuole portare la riforma del Patto di stabilità (regole più morbide o quanto meno cucite su misura delle finanze dei Paesi membri) sul proprio terreno. In altre parole, ottenere lo svincolo degli investimenti strategici (come la Difesa) dal calcolo del deficit.

Poi c’è il capitolo inflazione. L’Italia è tra i Paesi più indebitati d’Europa, una buona parte della sua spesa pubblica dipende dai mercati e per tradizione storica gli italiani sono grandi proprietari di case, dunque sottoscrittori di mutui. Un costo del denaro al 4%, per mano della Bce, non può non rappresentare un problema per l’economia tricolore. Come affrontare questi problemi? Formiche.net ne ha parlato con Giovanni Tria, economista e già ministro dell’Economia nel governo Conte I.

Il governo sembra voler legare la ratifica del Mes alla riforma del Patto di stabilità. Dunque regole più morbide in cambio del sì al Meccanismo. Che gliene pare?

Direi che sono due cose distinte. La negoziazione del Patto di stabilità è in corso e non è legata al Mes. Una trattativa sul Patto c’è perché ci deve sempre essere quando bisogna rivedere delle regole. Ma la faccenda è su un piano di verso dal Meccanismo, questo è certo.

Allora l’operazione politica di uno scambio Mes-Patto di stabilità nella sostanza non esiste…

Direi di no. La questione del Mes è legata essenzialmente al cosiddetto backstop, ossia il fondo aggiuntivo al fondo di risoluzione bancario. Li si può discutere. Ma non certo porre sullo stesso piano le due cose.

Il Tesoro italiano ha dato parere favorevole al Mes, spiegando che non lede le finanze nazionali. Una lettura corretta?

Sì. Il Mes esiste, chiariamolo. Qui è in discussione la sua riforma, che è un’altra cosa. Ma l’esistenza di linee di credito, parlo del vecchio Mes, quello precedente alla riforma, non danneggia le nostre finanze, così come non le danneggia la stessa riforma. Dunque quello che afferma il ministero dell’Economia è corretto, non vedo pericoli per il nostro debito.

Tria parliamo di tassi. La Bce si ostina ad alzare il costo del denaro, nonostante da più parti si invochi una pausa, nel timore che un’impennata dei tassi fiacchi la già fragile ripresa. Lei che dice?

L’inflazione non è ancora domata, il costo della vita da strozzatura dell’offerta non si è ancora trasmesso. Il problema è che poiché manca oggi una politica europea di contenimento dei prezzi, la Bce è praticamente sola nel gestire l’inflazione e sola deve agire. Se non si muove l’Europa, in assenza di una politica comunitaria di bilancio, lo deve fare la Banca centrale. Certo, serve gradualità, non bisogna tagliare le gambe all’economia. Ma ciò non toglie che ad oggi l’inflazione è ancora superiore ai tassi e per questo prevedo altri rialzi.

Esiste un modo diverso per combattere l’inflazione e che non passi necessariamente per la politica monetaria?

Se proprio vuole saperlo credo che l’inflazione la si possa combattere attutendo le tensioni geopolitiche. Lavorando a specifici accordi commerciali tra diversi Paesi e contesti, non solo facendo leva sulla politica monetaria.

I mercati finora hanno sorriso al governo di Giorgia Meloni. Lei si aspetta che questa luna di miele continui?

Penso di sì, l’Italia ha un debito alto ma sicuro. I rendimenti sono buoni, non vedo rischi, se la politica di bilancio si confermerà prudente, come è stata finora.

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