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Unicredit difende l’Imu e dubita della Service Tax

Il governo di Enrico Letta ha raggiunto un accordo per riformare l’Imu, l’imposta sugli immobili introdotta dall’esecutivo tecnico di Mario Monti.
La riforma approvata due giorni fa prevede un processo in tre fasi, secondo cui il governo prevede di annullare la tassa di proprietà sulla prima casa per quest’anno e di introdurre una “tassa per i servizi locali”, la cosiddetta Service Tax, a partire dal 2014.
La cancellazione dell’Imu era un cavallo di battaglia del Popolo della Libertà, ritenuto da più fronti il vero vincitore nel tira e molla di questa riforma. Ma l’accordo soddisfa anche i democratici, che ottengono in cambio il rifinanziamento della cassa integrazione per mezzo miliardo di euro e uno stanziamento tra i 700 milioni e un miliardo di euro per gli esodati.
Alle sintonie politiche non seguono invece quelle degli osservatori, Unione europea in testa, che attendono di vedere se e come il taglio dell’Imu troverà adeguate coperture economiche.

I DUBBI DI UNICREDIT
Del fronte degli scettici fa parte l’istituto Unicredit, che sottolinea come “in termini di efficienza e di equità l’abolizione della tassa di proprietà sulla prima casa non appaia pienamente giustificata“, si legge in una relazione dell’ufficio studi.
L’esistenza di una tassa sugli immobili, si legge in un report della banca, “rende la struttura fiscale più favorevole alla crescita, favorendo uno spostamento dalle imposte dirette a quelle indirette“, oltre a possedere elementi di progressività, vista “la correlazione positiva tra reddito e proprietà immobiliare“. Considerazioni, queste, sottolineate anche in un precedente studio del Nens, il centro studi fondato dagli ex ministri Vincenzo ViscoPierluigi Bersani e ribadite ieri dall’ex ministro Visco.

IN ATTESA DELLA FINANZIARIA
Tuttavia, sottolinea Unicredit, una valutazione complessiva sul funzionamento e il costo per i cittadini della misura potrà arrivare solo dopo la presentazione della Legge di stabilità, la “vecchia” finanziaria, attesa a ottobre.
La speranza è che l’esecutivo di Letta riesca a tenere fede all’impegno rispettando i vincoli di bilancio di Bruxelles e senza aumentare ulteriormente le imposte, che potrebbero frenare la prevista ripresa dei consumi privati.
Intanto – ricorda il paper – “fino a quando parte della base imponibile della nuova Service Tax continuerà a dipendere da valori catastali, come per l’Imu, è prioritaria per il governo un’accelerazione della loro revisione per garantire l’equità della nuova imposta”.

UNA VITTORIA DEL GOVERNO, UNA SCONFITTA PER L’ITALIA
Nonostante i tanti dubbi di natura tecnica, Unicredit riconosce che “la decisione del governo potrebbe essere la soluzione giusta per la stabilità della coalizione nel brevissimo termine”, viste le “minacce” del Pdl. Anche per questo, spiega l’istituto, “non sorprende che i mercati finanziari abbiano reagito positivamente all’annuncio” della Service Tax.
Una valutazione a cui si ricollega, in modo molto più pungente, un editoriale del britannico Financial Times, secondo cui la cancellazione dell’Imu è il prezzo che il premier italiano ha dovuto pagare al Pdl per garantire la prosecuzione della vita del governo. “Una stabilità politica“, pagata però a “caro prezzo” perché a questo punto, tra le varie cose, è “in pericolo” restare entro il limite di deficit del 3%. Per il FT in conclusione se “il Cavaliere può cantare vittoria sui rivali” del Pd, a perdere ancora una volta è l’Italia.

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