Essendo una regione con amministrazione speciale, nella ex colonia britannica Pechino ha la possibilità di ritagliarsi una nicchia sul mercato globale in grado di competere con altri centri finanziari
La Cina accelera sulle criptovalute. E attinge a diversi modi per riuscirci. Nella competizione finanziaria, il sistema cinese adotta nuovi approcci sulle monete virtuali, anche dissimili tra loro.
Mentre gli Stati Uniti si impongono sulla regolamentazione delle criptovalute (qui l’articolo di Formiche.net), i centri finanziari di Singapore e Hong Kong cercano di istituirsi come hub crittografici alternativi.
Politico sostiene che, da una parte, “Pechino ha vietato le reti crittografiche globali mentre sviluppa e promuove più versioni della tecnologia monetaria di nuova generazione che forniscono un maggiore controllo al governo del Partito Comunista Cinese”.
Invece a Hong Kong, grazie al regime di regione amministrativa speciale, il governo di Xi Jinping ha la possibilità di “ritagliarsi una nicchia nei mercati globali per le risorse digitali in grado di competere con altri centri finanziari”. Un esempio è Tether, il più popolare stablecoin del mondo, con sede proprio a Hong Kong.
Colin Wu, giornalista indipendente di Hong Kong, ha riferito a Politico che la più grande banca della regione, Hsbc, ha iniziato a offrire ai clienti l’accesso agli Etf Bitcoin ed Ethereum: “L’esistenza di Hong Kong consente al Partito Comunista Cinese di esercitare controlli finanziari interni sulla terraferma impedendo al contempo la fuga di capitali per scommettere sul potenziale delle reti crittografiche globali”.
A inizio giugno, la statale Bank of China, con sede a Pechino, ha emesso un bond da 28 milioni di dollari su Ethereum attraverso il suo braccio di investimento con sede a Hong Kong. “La mossa consente al governo di sfruttare le reti blockchain aperte per i propri scopi senza rinunciare al controllo sull’attività finanziaria dei cittadini”, spiega Politico.
E, sempre questo mese, le autorità di regolamentazione di Hong Kong hanno esercitato pressione sulle grandi banche della regione affinché forniscano servizi bancari agli exchange di criptovalute, al contrario di quanto sta accadendo negli Stati Uniti.