Il sistema basato sullo spazioplano SpaceShip Two di Virgin Galactic apre alla possibilità di un accesso ripetibile e affidabile allo spazio anche per passeggeri e ricercatori privati. Una vera e propria rivoluzione, a cui l’Italia ha partecipato da protagonista con il suo equipaggio formato dal colonnello Walter Villadei, il colonnello Angelo Landolfi e l’ingegnere Pantaleone Carlucci
Il volo suborbitale di Virgin Galactic con a bordo un equipaggio italiano si è conclusa con successo. Al comando della missione, il colonnello Walter Villadei, accompagnato dal tenente colonnello medico Angelo Landolfi (entrambi dell’Aeronautica militare italiana) e dall’ingegnere energetico del Cnr, Pantaleone Carlucci. Ai comandi della navicella l’italo-americano Michael Masucci e il pilota italiano Nicola Pecile. Un risultato importante, che contribuisce all’avvio di una nuova era dell’esplorazione umana dell’alta atmosfera e dei voli suborbitali, capace di rivoluzionare completamente l’approccio e l’accesso allo spazio. Non solo, infatti, il volo ha dimostrato l’affidabilità dello spazioplano come strumento per raggiungere gli strati più alti dell’atmosfera, ma si è trattato anche della prima missione commerciale condotta dall’azienda, la prima missione di ricerca, e il primo volo frutto di una partnership pubblico privata tra la società fondata da Richard Branson e l’Arma azzurra. Per il nostro Paese, tra l’altro, si tratta di un traguardo molto importante, che pone l’Italia all’avanguardia nel campo del volo suborbitale umano.
Rivoluzione suborbitale
La missione, infatti, apre alla possibilità di un “accesso ripetibile e affidabile allo spazio per passeggeri e ricercatori privati” ha sottolineato Michael Colglazier, amministratore delegato di Virgin Galactic. Non è un elemento da poco, dal momento che l’accesso allo spazio extra atmosferico è uno dei grandi temi di riflessione del comparto. I vettori spaziali, naturalmente indispensabili per le missioni a quote più alte o verso i corpi celesti del nostro sistema solare, soffrono tuttavia delle criticità legate alle difficoltà di lanciare grandi masse superando la resistenza della gravità terrestre verso le orbite. I voli del sistema di Virgin Galactic, uno spazioplano appunto, funzionano maggiormente come il volo di un aereo, con solo l’ultima fase di spina con un sistema a razzo per l’ascesa oltre gli strati alti dell’atmosfera. Questo consente una cadenza, una ripetibilità e una sostenibilità, economica e ambientale, molto più elevate. Riducendo i costi, anche realtà private, magari lontane dal settore spaziale, possono acquistare dei voli per svolgere le proprie ricerche nel particolare ambiente della microgravità.
Il protagonismo italiano
La partecipazione italiana, definita missione Virtute 1, fa parte della collaborazione tra Aeronautica militare e Virgin Galactic, ed è la prima missione suborbitale italiana ed europea a vedere una partnership pubblico-privata nel settore. “Sono molto orgoglioso di aver partecipato a questa storica missione” ha commentato il comandante della missione, il colonnello Villadei, sottolineano che la collaborazione rappresenta “un risultato straordinario” reso possibile anche “dalla lunga collaborazione tra l’Aeronautica militare e il Cnr”, tra l’altro, nell’anno del centenario di entrambe le istituzioni. “Voliamo verso il punto più alto della nostra storia – ha continuato Villadei – questa collaborazione innovativa proietta l’Italia nella nuova era del volo spaziale commerciale come apripista, promuovendo”. Per il colonnello dell’Arma azzurra, la missione ha creato “un precedente per le imprese”, aprendole a nuove possibilità. “Oggi onoriamo non solo tutte le persone che hanno reso possibile questo volo straordinario, ma anche tutti coloro che hanno dedicato la loro vita alle nostre convinzioni in questi cento anni. Virtute siderum tenus”, ha concluso Villadei, citando il motto dell’Aeronautica militare.
La missione
Galactic01 ha inaugurato l’avvio del programma di voli suborbitali commerciali di Virgin Galactic. Il piano della società prevede una serie di voli a cadenza mensile il cui secondo, Galactic02, è in programma all’inizio di agosto. Il velivolo di Virgin Galactic WhiteKnight ha sganciato ad una quota di circa 15 chilometri la navetta SpaceShip Two, Vss Unity. Una volta lasciato il velivolo-madre, Unity ha acceso il suo motore a razzo dopo cinque secondi di volo libero, compiendo un’ascesa precisa e controllata verso la parte alta dell’atmosfera. Nei minuti trascorsi in condizione di gravità ridotta, aperti dallo spiegamento da parte del colonnello Villadei di una bandiera italiana, l’equipaggio ha svolto i diversi esperimenti scientifici previsti di natura medica, di fisica dei fluidi, fisiologia. Una volta conclusa questa fase, i piloti hanno Unity verso la superficie terrestre per il rientro, con una planata e infine l’atterraggio allo spazioporto America. Per Unity si è trattato del secondo volo del 2023, dopo il successo della missione Unity 25. Nell’occasione l’equipaggio era composto solo da impiegati di Virgin Galactic, ed era servito a testare, validare e analizzare il corretto funzionamento di tutto il sistema. Nel 2021, il fondatore Branson aveva portato in volo Unity nel primo volo con passeggeri per il sistema. La SpaceShip Two ha effettuato altri tra il 2018 e il 2021 altri tre voli di prova con a bordo solo i piloti.
Il sostegno delle istituzioni
I complimenti per il grande traguardo sono arrivati anche dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha dato ragione con entusiasmo alle parole con le quali il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, generale Luca Goretti, gli ha riferito dell’impresa: “Abbiamo aperto una via del futuro! E l’Italia è prima, la Difesa è prima e l’Aeronautica militare italiana è prima!”. Per il ministro delle Imprese, con delega allo spazio, Adolfo Urso: “L’Italia è stata il principale protagonista del primo volo suborbitale di Virgin Galactic; ciò conferma la centralità riconosciuta al nostro Paese in virtù del nostro impegno in materia di spazio, sia dai nostri partner internazionali che dalle grandi aziende private del comparto”. Il ministro, del resto, è da poco stato a Washington, dove ha incontrato le istituzioni e le grandi imprese Usa impegnate nello spazio. “Ho ribadito – ha continuato Urso – ho ribadito che l’Italia è uno tra i paesi nel mondo che più investono nello spazio in proporzione al proprio Pil, perché siamo consapevoli di come in questo settore si giocheranno le grandi sfide globali del prossimo futuro”. Un “risultato importantissimo” anche per il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, che ha sottolineato “l’importantissimo passo in avanti nel dominio aerospaziale” dell’Italia grazie alla missione.
Moda (spaziale) made in Italy
Altra novità completamente made in Italy è sato l’utilizzo, da parte dell’equipaggio italiano, della tuta interattiva realizzata dalla start up marchigiana Spacewear, nata dall’unione tra fashion designer e ingegneri aeronautici. Smart Flight Suit 1 (Sfs1), questo il nome della tuta spaziale, è stata testata efficacemente in volto dal comandante della missione, Villadei. Prima del volo, Sfs1 è stata revisionata nel dettaglio dalla Federal aviation administration, l’ente Usa responsabile dei permessi per tutti i tipi di volo, superando un dettagliato controllo dei requisiti necessari per l’impiego in sicurezza. La tuta è progettata per sostenere una pressione fino a 12G ed è composta da oltre 150 pezzi, assemblati con materiali ignifughi ma traspiranti e leggeri, e rileverà dati biomedici con sensori tessili.