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Londra vuole una riforma dell’Onu diversa dalla proposta italiana

Italia e Regno Unito lavorano per l’ammodernamento del Consiglio di sicurezza. Ma la prima auspica l’aumento dei membri da 15 a 26 senza nuovi seggi permanenti. Il secondo chiede che India, Giappone, Brasile e Germania si aggiungano i cinque che già hanno potere di veto

Il Regno Unito vuole allargare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite coinvolgendo India, Giappone, Brasile e Germania come membri permanenti. Lo ha dichiarato James Cleverly, ministro degli Esteri, durante un discorso al think tank Chatham House. “La brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia è un attacco calcolato alla Carta delle Nazioni Unite e ai principi fondamentali di un ordine internazionale che è stato concepito soprattutto per porre fine a tutti i tentativi di conquista e annessione”, ha dichiarato. “So che si tratta di una riforma audace”, ha riconosciuto citandola come prima di cinque priorità transnazionali elencate nel suo intervento. “Ma porterà il Consiglio di Sicurezza negli anni Duemilaventi”.

Cleverly ha auspicato che l’Unione africana, organizzazione internazionale e area di libero scambio comprendente tutti gli Stati africani e rappresenta oltre 1,3 miliardi di persone, entri nel G20. L’idea è condivisa anche da Joe Biden, presidente statunitense, ed è stata sostenuta, anche nei giorni scorsi, da Giorgia Meloni, presidente del Consiglio.

Anche l’Italia “punta a riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per renderlo adatto alle sfide del mondo di oggi”, come aveva spiegato, in un tweet, Maria Tripodi, sottosegretaria agli Esteri, a marzo dopo una riunione del gruppo “Uniting for Consensus” a livello di alti funzionari per discutere delle strategie con cui promuovere una riforma. Ma la proposta italiana è ben diversa da quella britannica (che non prevede neppure il coinvolgimento italiano).

L’idea di Roma nasce dal cosiddetto Coffee Club ideato dall’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, rappresentante permanente d’Italia alle Nazioni Unite negli anni Novanta, punta anche a limitare l’uso del diritto di veto, appannaggio esclusivo dei cinque membri permanenti (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina), e a migliorare la distribuzione geografica dei seggi, al fine di dare adeguato spazio al Continente africano e ai piccoli Paesi insulari e in via di sviluppo. Oggi il gruppo è composto da dodici Paesi (Argentina, Canada, Colombia, Costa Rica, Italia, Malta, Messico, Pakistan, Repubblica di Corea, San Marino, Spagna, Türkiye) e intende portare il numero dei membri del Consiglio di Sicurezza dagli attuali 15 a 26, creando solo nuovi seggi non permanenti.

“La proposta italiana ha un pregio particolare”, aveva spiegato nelle scorse settimane a Formiche.net l’ambasciatore Sergio Vento, che nel 1999 ha preso il posto di Fulci a New York. “Prendendo atto della difficoltà di creare nuovi seggi permanenti, propone di aumentare il numero dei componenti del Consiglio di Sicurezza. Inoltre, con una dose di sano realismo, riconosce le gerarchie tra i Paesi non permanenti, contemplando la possibilità di una rielezione immediata per il biennio successivo”, aveva concluso.

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