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Cosa si dice in Cina del simil-golpe in Russia

Il sinologo des Garets Geddes ha raccolto una serie di commenti di esperti cinesi sulla situazione in Russia. Per la Cina, il principale problema è la destabilizzazione a Mosca. Pechino teme da tempo che gli effetti della guerra in Ucraina possano pesare sugli equilibri russi, e la ribellione di Prigozhin è un segnale preoccupante

Una settimana fa, Yevgeny Prigozhin fermava la sua sfida al potere putiniano. Oggi l’oligarca proprietario della società militare privata Wagner è in Bielorussia; il presidente Vladimir Putin ha ammesso che il successo miliardario della società è dovuto agli incarichi fornitigli dal governo russo; un nuovo equilibrio di potere tra Wagner e Cremlino è in costruzione. Ed è pensando a questo che il mondo guarda a Mosca: rivali e alleati cercano di comprendere cosa potrebbe accadere, quali cambiamenti potrebbero registrarsi all’interno del Paese e quali effetti sui dossier internazionali.

La Cina, che condivide con la Russia la spesso citata “amicizia senza limiti”, è probabilmente tra i Paesi più interessati. Pechino ha reagito in modo distaccato, creando uno spazio tra sé e ciò che accadeva in Russia. È già successo (per esempio con l’aggressione all’Ucraina). Il leader cinese, Xi Jinping, non intende essere accomunato ai destini russi, ma sfruttare le potenzialità della relazione in corso (potenzialità che sarebbero maggiori in condizioni di equilibrio e stabilità, mentre la Cina prova ad adattarsi alle avversità anche se non le apprezza).

Thomas des Garets Geddes, sinologo della Soas e dell’Università di Oxford, sul suo Substack ha raccolto a caldo una serie di commenti di esperti cinesi sulla vicenda russa: tutto piuttosto interessante da appuntare nel taccuino delle relazioni sino-russe. Per esempio: “L’ammutinamento non è stato un evento isolato, ma il risultato di un accumulo di ‘contraddizioni’ sia interne che esterne esacerbate dalle prospettive sempre più sfavorevoli della guerra della Russia contro l’Ucraina, e deve essere compresa sullo sfondo dell’instabilità interna e del sentimento contro la guerra in Russia”, spiega Feng Yujun, direttore del  Centre for Russian and Central Asian Studies della Fudan University. Per Pechino, è noto, la principale preoccupazione riguardo alla guerra russa in Ucraina è i potenziali effetti destabilizzanti interni. “La guerra in Ucraina ha creato profonde divisioni tra l’élite al potere in Russia e il sentimento anti-Putin è cresciuto all’interno dei principali circoli economici russi. La base dei fedeli sostenitori di Putin nelle alte sfere della società russa si è ridotta”, aggiunge Feng.

La ribellione della Wagner ha esacerbato le tensioni politiche all’interno della Russia, anche se “all’interno della Russia c’è chi non è soddisfatto delle prestazioni dell’esercito in Ucraina, l’élite del Paese è rimasta unita attorno a Putin: tuttavia questo ammutinamento potrebbe essere un sintomo del crescente ‘malcontento’ e ‘stanchezza’ delle truppe russe e della società in generale”, continua Zhao Long, vice direttore dell’Institute for Global Governance Studies del Siis di Shanghai. Per Zhao, quando accaduto “avrà un impatto diretto sul morale delle truppe russe e influirà sulle loro prestazioni in prima linea. L’Ucraina, da parte sua, farà in modo di cogliere questa opportunità e intensificare la sua controffensiva”.

Che sia sul piano degli equilibri interni o su quelli sul campo in Ucraina — termini i cui confini si sovrappongono — tutte le analisi raccolte da des Garets Geddes ritengono che le ripercussioni saranno di vasta portata sul futuro della Russia e questo merita la massima attenzione della Cina visto che l’incertezza sul futuro della Russia rimarrà molto alta. “Una Russia in subbuglio sarebbe un disastro per il mondo intero”, sottolinea Li Hao, professore della Sichuan University: “Per quanto di breve durata, l’ammutinamento ha inferto un duro colpo alla Russia”. Per Li inoltre, “permettere a queste forze armate private di crescere è come nutrire una tigre. È destinato a ritorcersi contro”.

“Il fatto che la marcia di Wagner su Mosca sia stata accolta con poca resistenza è segno che un certo numero di cittadini e soldati russi sostengono Prigozhin o almeno concordano con le sue critiche al ministero della Difesa russo. Altri semplicemente non sono disposti a mettere a rischio la propria vita per difendere il Cremlino”, fa notare Wang Siyu, ricercatore alla Shanghai Academy of Global Governance and Area Studies. Per Wang, “la ribellione ha seriamente indebolito l’autorità del ministero e minato la reputazione delle forze armate del Paese”, e questi eventi sono destinati a “produrre risultati ancora più imprevedibili” nel prossimo futuro.

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