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L’Europa combatte la sua battaglia del grano. E anche la Russia

Da Mosca arriva una proposta per continuare a garantire le forniture di cereali dall’Ucraina, attraverso il Mar Nero. Ovvero, esentare una banca russa dalle sanzioni occidentali, affinché possa effettuare tutti i pa​gamenti. E Bruxelles ci sta facendo un pensierino

Se di grano si vive, allora bisogna provarle tutte per salvarlo. E persino nell’Europa delle sanzioni contro la Russia qualche scrupolo ce lo si pone. Premessa: da quando il Cremlino ha scatenato la guerra contro l’Ucraina, condannando la propria economia a un lento deterioramento, Mosca combatte anche sul terreno del grano, ostacolando l’approvvigionamento dell’Occidente e dei Paesi più poveri. Perché, bisogna sempre ricordarlo, Ucraina e Russia sono tra i primi produttori globali di grano e il grosso dei carichi transita per il Mar Nero.

Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha respinto l’ipotesi di una proroga dell’accordo che già garantisce l’esportazione del grano ucraino attraverso il Mar Nero, firmato lo scorso 22 luglio tra Russia e Ucraina con la mediazione della Turchia e attualmente in  scadenza. Un problema che coinvolge direttamente l’Italia dove le importazioni di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 326% per un quantitativo pari a oltre 115 milioni di chili nel primo trimestre 2023. Una mancata prosecuzione dell’intesa, impatterebbe poi sugli approvvigionamenti dei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia.

Insomma, si rischia grosso. Proprio per questo a Bruxelles sta prendendo piede un’idea, che sconfina sul terreno delle banche. E cioè valutare una proposta per consentire a una banca russa soggetta a sanzioni, dunque estromessa dal circuito Swift, di separare (carve-out) una filiale che si ricollegherebbe alla rete finanziaria globale. Obiettivo? Dare una sorta di contentino a Mosca volto a salvaguardare l’accordo sui cereali del Mar Nero.

Secondo il Financial Times, si tratterebbe di un piano proposto proprio da Mosca attraverso negoziati mediati dalle Nazioni Unite e che  consentirebbe alla Russian Agricultural Bank, l’istituto in questione, di creare una filiale per gestire i pagamenti relativi alle esportazioni di grano. La nuova entità, insomma, “sarebbe autorizzata a utilizzare il sistema Swift, che è stato chiuso alle maggiori banche russe in seguito all’invasione dell’Ucraina lo scorso anno. Il carve-out della banca russa è stato discusso dai leader dell’Ue in un vertice a Bruxelles la scorsa settimana, come potenziale mezzo per convincere Mosca a estendere l’accordo sul Mar Nero oltre la data di scadenza del 17 luglio”, ha scritto il quotidiano britannico. Ora la domanda è, funzionerà?

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