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Dall’Africa al cyber, Putin prova a impadronirsi dell’impero di Prigozhin

La risposta del Cremlino alla ribellione di Prigozhin inizia a prendere forma. L’obiettivo è assumere il controllo diretto della rete di attività gestite dall’ex fedelissimo di Putin. Ma nel processo qualcosa potrebbe andare storto

Dopo qualche giorno di tentennamento, la prevista reazione di Vladimir Putin al sollevamento di Yevgeny Prigozhin è alla fine arrivata. Mentre gli agenti dell’Fsb fanno irruzione nella sede centrale della Wagner a San Pietroburgo alla ricerca di prove incriminanti, dall’altra parte della città le forze dell’ordine sequestrano i computer e i server del Patriot Media Group, società simbolo dell’altra dimensione dell’impero di Prigozhin: quella virtuale.

Sotto la corona del Patriot Media Group (disciolto ufficialmente qualche giorno fa da Prigozhin stesso) rientrava infatti l’Internet Research Agency, la società divenuta nota a livello internazionale per aver diffuso milioni di messaggi propagandistici pro-Cremlino sui canali social, arrivando al punto da causare scompiglio nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e conseguentemente di essere sanzionata dal governo di Washington. Secondo il Moscow Times, l’intera struttura del Patriot Media Group, troll-farm compresa, sarà rilevata dalla National Media Group: fondata dal banchiere Yury Kovalchuk, considerato molto vicino a Putin, e gestita da Alina Kabaeva, sospetta amante del presidente.

Nel frattempo, stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, delle nuove compagnie di sicurezza privata appositamente formate su spunto del Cremlino stanno portando avanti una campagna di reclutamento indirizzata ai membri della Wagner operanti in Ucraina, in Africa ed in Medio-Oriente. Mentre rappresentanti russi hanno contattato gli apparati governativi che si erano rivolti a Wagner, affermando che i servizi di sicurezza offerti fino ad ora non saranno più erogati in modo indipendente, ma tramite intermediari fedeli al Cremlino.

L’obiettivo dell’establishment moscovita sembra piuttosto evidente: rafforzare la presa dei centri di potere (ma non dello Stato) sulle varie sezioni dell’impero creato da Prigozhin, senza però comprometterne l’efficienza nello svolgimento dei compiti per cui esse sono state create. Un risultato che appare fin da subito alquanto utopistico.

Durante gli ultimi dieci anni, Wagner Group ha dimostrato una grande capacità di penetrazione nel cosiddetto “Global South”, offrendo capacità militari di livello relativamente alto a governi di Stati che non avevano i mezzi necessari per svilupparle indipendentemente, ma che in compenso avevano una grandissima disponibilità finanziaria. Mentre ogni singola azione delle Forze Armate Russe, per quanto ininfluente, veniva propagandata in lungo e in largo dall’apparato comunicativo del Cremlino, Wagner agiva nell’ombra, ricorrendo anche a metodi non ortodossi per raggiungere i propri risultati. Questo approccio permetteva alla Pmc di guadagnare supporto tra la popolazione e influenza nei sistemi governativi, a Prigozhin di aumentare i suoi introiti, e al Cremlino di rafforzare la sua influenza; mentre l’Occidente continuava a perdere terreno su tutti questi fronti.

Tutto questo è stato però possibile grazie all’apparente indipendenza di Wagner, ribadita più volte sia dai suoi dirigenti che da quelli del governo di Mosca, che garantiva un certo livello di Plausible Deniablity. Un’irreggimentazione forzata come quella che sembra star avvenendo in questi giorni aumenterebbe il controllo del governo centrale su tutta una serie di attività, ma andrebbe obbligatoriamente ad inficiarne le potenzialità.

Stesso discorso vale per le operazioni propagandistiche: il fulcro della forza delle troll farms è proprio quello di strutturare le sue campagne di comunicazione in modo da farle apparire come movimento spontaneo dal basso, con tutti i vantaggi che questa caratteristica può avere all’interno dei processi di information warfare. L’integrazione pubblica di questo sistema all’interno del sistema di potere putiniano rischierebbe di privarlo delle sue peculiarità, trasformandolo in un qualsiasi mezzo di comunicazione dell’apparato propagandistico russo.

In mezzo a questo processo di integrazione/liquidazione, non è ancora ben chiaro quale sarà il futuro di Prigozhin e dei suoi uomini. Lo scorso sabato l’annuncio di un trasferimento è stato dato sul canale Telegram ufficiale del gruppo stesso: “Il Centro Pmc Wagner continuerà a lavorare per il bene del nostro Paese, ma in un nuovo formato e in altre sedi”.

Mentre nella giornata di ieri a esprimersi è stato Prigozhin stesso: “Abbiamo bisogno del vostro sostegno oggi più che mai. Vi ringrazio per questo. Voglio che capiate che la nostra Marcia della Giustizia voleva combattere i traditori e mobilitare la nostra società. E credo che ci siamo riusciti in buona parte. Nel prossimo futuro, sono sicuro che vedrete le nostre prossime vittorie al fronte. Grazie, ragazzi!”, sono state le parole del leader della Wagner.

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