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Il lungo pomeriggio di Santanché, il garantismo di Iv e la sfiducia a 5 Stelle

Quasi quaranta minuti di intervento e un piccolo applauso che parte alla fine dai banchi della maggioranza. La ministra Santanché risponde alle accuse dicendo di non aver “mai ricevuto un alcun avviso di garanzia” e di non aver “mai abusato della mia posizione”. Il Movimento 5 Stelle deposita una mozione di sfiducia. Il Pd chiede le dimissioni, mentre Italia Viva si smarca. Maggioranza solidale con la ministra

In difesa di se stessa. Quasi quaranta minuti di intervento, seguito da un debole applauso partito dai banchi della maggioranza. Daniela Santanché, ministra del Turismo, oggi al Senato ha risposto alle accuse che le sono state mosse dopo l’inchiesta di Report, che ha coinvolto le sue aziende.

Accuse che, chiaramente, sono state rilanciate anche dall’opposizione. Una minoranza che, neanche sul “caso Santanché”, è riuscita a trovare un terreno sul quale compattarsi. Italia Viva, ad esempio, si è smarcata dalla richiesta di dimissioni avanzata da più parti, preferendo coerentemente la linea del garantismo.

Ma andiamo alle parole della ministra. Il primo punto, come è normale che fosse, è quello giudiziario. “Non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia – scandisce Santanché – . Anzi, per escluderlo, ho chiesto ai miei avvocati di verificare che non ci fossero dubbi”. E qui arriva l’attacco alla “stampa”. Colpevole, secondo la ministra, di pratiche “sporche e schifose”. Contro di lei, a suo dire, si è scatenata una campagna di “vero e proprio odio”.

Nel merito delle accuse, Santanché – rafforzata dalla presenza in massa dei ministri nell’Aula di palazzo Madama – prova a smontare punto su punto ciò che le viene contestato. “Faccio impresa da quando ho 25 anni, sono partita da Cuneo con la forza del lavoro contando solo su me stessa, ho raccolta importanti successi imprenditoriali, sono fiera di aver dato lavoro a tante persone – scandisce – . Non mi sono mai appropriata di nulla che non mi appartiene, non ho mai abusato delle mie posizioni apicali delle aziende, sfido chiunque a dimostrare il contrario”.

Da Ki group, una delle aziende finite sotto i riflettori, la ministra dichiara di aver percepito “27mila euro lordi in tre anni, una media di 9mila euro l’anno per gli anni precedenti, tra 2014 e 2018 in cui la società ha fatto margini operativi positivi, ho percepito dalla capogruppo un valore lordo annuo di circa 100mila euro”. Sull’operazione di risanamento di Visibilia “ho messo a disposizione il mio patrimonio – rivela Santanché – . Per tutto ciò mi sarei quasi aspettata un plauso e sfido chiunque a indicarmi un numero cospicuo di persone che impegnano tutto il patrimonio per salvare le aziende”.

La versione della ministra non convince le opposizioni. La saldatura più drastica è quella tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. Proprio i grillini, per il tramite del capogruppo Stefano Patuanelli, hanno annunciato una mozione di sfiducia verso la ministra. A seguire, il coro “dimissioni, dimissioni”, che ricorda i vecchi tempi di “onestà, onestà”. A margine dell’intervento in Aula, arriva la reprimenda di Giuseppe Conte: “A Giorgia Meloni voglio dire che l’autorevolezza non scende dal cielo perché si è entrati a palazzo Chigi: va conquistata prendendo in mano le situazioni e costringendo un proprio ministro alle dimissioni. L’autorevolezza non te la regala nessuno, la prendi tu giorno per giorno”

Più sobri nella forma, ma altrettanto determinati nella sostanza gli esponenti del Partito Democratico. “La nostra interrogazione non ha avuto risposta – scandisce il senatore dem, Antonio Misiani – il prestito da 2,7 milioni non è stato chiarito. È un grave problema di opportunità politica: può una ministra avere un debito nei confronti dello Stato? Secondo noi no, non può rimanere al suo posto. Ministra Santanchè oggi in quest’Aula le chiediamo di essere coerente e di rassegnare le dimissioni”. Va detto che, durante il suo intervento, Santanché ha sottolineato di non aver “nessuna multa da pagare”.

Enrico Borghi, da qualche tempo tra le file renziane, resta garantista. “Non ci iscriviamo a una logica faziosa – scandisce l’esponente di Italia Viva –  cogliamo il dato politico. Non chiediamo a voi le dimissioni come voi le avete chieste, ma diciamo che ogni valutazione è nelle sue mani e nelle mani del presidente del consiglio che si assume la responsabilità e se c’è dell’altro tragga le sue valutazioni la valutazione è tutta nelle sue mani”.

La difesa è fatta da una maggioranza che fa quadrato attorno alla ministra del Turismo. Il capogruppo del Carroccio, Massimiliano Romeo dice che “Santanché ha dato tutti i chiarimenti necessari. La ringraziamo perché è stata disponibile a venire in Aula mettendoci la faccia. Un atto di trasparenza non dovuto, perché non può essere un’inchiesta giornalistica a determinare che un ministro venga o meno a riferire in Aula”. “Le questioni al centro dell’informativa del ministro Santanché sono state poste solo da inchieste e indiscrezioni di stampa – scandisce il senatore azzurro, Pierantonio Zanettin – questo dovrebbe bastare a chiudere qui la discussione. È il motivo per cui Forza Italia ha espresso un parere fortemente contrario all’informativa: il Parlamento non è un tribunale né un ufficio di procura. Chi ha voluto questa informativa sperando in una maggioranza non compatta è stato deluso”.

A suggellare il pomeriggio, le parole del presidente della prima commissione, Affari Costituzionali al Senato, Alberto Balboni. “Chiedete le dimissioni di un ministro ogni giorno. Si contano sulle dita della mano i ministri per cui, per i motivi più disparati, non avete chiesto le dimissioni. Le opposizioni sperano di mettere in difficoltà il governo, per nascondere la loro mancanza di idee e di linea politica”. Rivolgendosi direttamente a Santanché, la chiosa di solidarietà. “Oltre la nostra fiducia – chiude il senatore di FdI – ha la nostra solidarietà per gli attacchi ignobili che ha dovuto sopportare da alcuni sedicenti organi di informazione, noti per la loro faziosità”.

 



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