Skip to main content

Fininvest nel segno della continuità. Il comando a Marina e Pier Silvio

Dalle ultime volontà dell’ex premier e fondatore del gruppo televisivo emerge un chiaro messaggio di prosecuzione con il passato. I due figli maggiori avranno il 53% della holding e nei fatti il controllo dell’impero e del Biscione. La Borsa non si scalda. Ora la sfida con il mercato e i suoi predoni​

La scelta era di quelle obbligate, o quasi. Silvio Berlusconi deve aver scelto la strada della continuità forse molto tempo prima di uscire di scena. Perché è proprio questo il filo rosso che lega il testamento appena aperto alla presenza degli avvocati di fiducia di Pier Silvio, Marina, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi: Fininvest, la cassaforte che detiene le quote di maggioranza in Mediaset e Mondadori e una partecipazione significativa in Mediolanum (30%) più diversi beni immobiliari, oltre al Monza calcio e il Teatro Manzoni deve rimanere nell’orbita dei figli di primo letto dell’ex premier. Quelli, cioè, che meglio conoscono le aziende del gruppo e i loro arcani (qui l’intervista al giornalista e saggista Paolo Bricco).

E così, all’indomani della prima lettura delle ultime volontà del fondatore di Fininvest e protagonista di 30 anni di politica italiana, ecco il riassetto delle quote azionarie dell’impero Berlusconi. Va a Pier Silvio e Marina Berlusconi la maggioranza di Fininvest. Avendo ricevuto l’intera quota disponibile, i due figli di primo letto di Berlusconi raggiungono così insieme il 53% del gruppo con quote paritarie. I due figli avevano già insieme il 15,3% della holding, oltre che incarichi molto importanti all’interno delle aziende del gruppo: Marina è presidente di Fininvest e Pier Silvio Berlusconi è amministratore delegato di Mfe (Mediaset for Europe) e consigliere di amministrazione di Fininvest.

Gli altri tre figli, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi, avuti con la seconda moglie Veronica Lario, avevano già il 21,4% di Fininvest e a loro andrà la parte restante. Hanno ruoli più marginali all’interno delle aziende di famiglia: Barbara e Luigi sono consiglieri di amministrazione di Fininvest, mentre Eleonora non ha alcun ruolo. Non è tutto. Il testamento prevede anche che andranno 100 milioni di euro al fratello di Berlusconi, Paolo, altri 100 milioni alla compagna Marta Fascina e 30 a Marcello Dell’Utri, storico amico di Berlusconi e manager delle sue aziende, e tra i fondatori di Forza Italia.

Sia chiaro, “nessun soggetto deterrà il controllo solitario indiretto di Fininvest” ha precisato una nota della holding di buon mattino. Ma a conti fatti, Mediaset e in ultima istanza Fininvest, rimangono con un assetto societario ben saldo nelle mani dei primi due figli. Non è chiaro se il mercato si aspettasse qualcosa di diverso (il titolo in mattinata ha girato in negativo), ma di sicuro il momento è delicato per il Biscione.

Presto o tardi, infatti, con qualche partner internazionale bisognerà trattare e Mediaset dovrà guardarsi le spalle da possibili predoni (Vivendi, già azionista al 23%?): Come ha sostenuto lo stesso Bricco da queste colonne, “come sempre accade alla morte dei patriarchi, spesso i figli hanno il bisogno di diventare degli imprenditori normali, con tutte le scelte del caso. Attenzione, non sto dicendo che i Berlusconi vogliono vendere. Ma certamente occorrerà confrontarsi in modo più diretto con il mercato”. Anche perché verrà meno quella copertura politica garantita finora dallo status del defunto Berlusconi, di ex premier e fondatore e leader indiscusso di uno dei maggiori partiti della seconda Repubblica.

×

Iscriviti alla newsletter