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Sco, un summit sottotono tra il ritorno di Putin, la retorica di Xi e la linea di Modi

Per Sciorati (UniTrento/Ispi), il vertice è stato sottotono perché il formato virtuale non ha permesso incontri in presenza tra i leader dell’organizzazione. Il summit della Sco ha comunque permesso spazio al ritorno pubblico internazionale di Putin dopo la ribellione della Wagner, al discorso di Pechino contro una nuova guerra fredda, e alla linea di Nuova Delhi

Il summit della Shanghai Cooperation Organization — sistema di dialogo e cooperazione che comprende Cina, Russia, India, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e da qualche giorno anche l’Iran —  è stato relativamente sottotono per essere il primo ospitato dall’India, commenta Giulia Sciorati postdoc all’Università di Trento e associate research fellow di Ispi. Tra le ragioni del tono dimesso, il formato virtuale che non ha permesso incontri in presenza tra i leader dell’organizzazione, tra cui quelli con il segretario generale del Partito comunista cinese e Presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping.

Realtà in ampliamento

“Certamente — spiega la ricercatrice, esperta delle relazioni tra Cina e Asia Centrale — i punti salienti del vertice hanno riguardato l’ingresso dell’Iran come membro a tutti gli effetti dell’Organizzazione, dopo un processo per l’ottenimento della piena membership durato appena due anni, nonché l’inizio del medesimo processo da parte della Bielorussia”. Sciorati fa notare che è in corso una fase di “allargamento molto rapido” per la Sco che, dopo la sua formale istituzione nel 2001, ci aveva messo sedici anni ad aprirsi all’India e al Pakistan. “È interessante constatare come queste nuove membership consolidino il nuovo mandato geografico della Sco, la quale originariamente nasceva per normalizzare le relazioni tra Russia, Cina e quattro su cinque delle repubbliche centrasiatiche nella fase successiva al crollo dell’Urss”.

Da un’organizzazione che non comprende la piena partnership di tutte le realtà regionali (rimane osservatore il Turkmenistan), si sta passando a una realtà in espansione ambita da diversi Paesi anche extra-regionali perché percepita come spazio di azione di un modello di governance degli affari internazionali alternativo a quello occidentale. “L’ampliamento all’Asia meridionale e ora grazie a Teheran, anche a quella occidentale, e potenzialmente a nuove aree dello spazio post-sovietico in un prossimo futuro grazie a Minsk, corre il rischio di mettere però in secondo piano l’Asia centrale come fulcro geografico dell’Organizzazione”, sottolinea Sciorati.

Dichiarazione di intenti

“Non a caso, infatti, la Dichiarazione di Nuova Delhi pubblicata post-Summit cerca di rassicurare le repubbliche centrasiatiche, sottolineando che ‘gli stati membri considerano l’Asia centrale come il nucleo della SCO’ seppure l’operato dell’Organizzazione mostri la volontà di continuare ad inoltrarsi su un altro cammino”, aggiunge. L’obiettivo del premier ospitante indiano, Narendra Modi, era di dimostrare la volontà di rafforzare la cooperazione all’interno del blocco eurasiatico in espansione, ma anche di sottolineare che il gruppo non è diretto contro altri Stati (per esempio contro l’Occidente). Nella dichiarazione i membri della Sco si oppongono agli approcci di blocco, ideologici e conflittuali per affrontare i problemi e le sfide della sicurezza.

Nel testo, viene apertamente criticato l’impatto negativo della “espansione unilaterale e illimitata dei sistemi di difesa missilistica globale da parte di alcuni Paesi o gruppi di Paesi”, ma senza fare riferimento diretto all’espansione della Nato e all’assistenza militare occidentale all’Ucraina. Esprimendo preoccupazione per la situazione in Afghanistan, i leader hanno anche dichiarato di ritenere “essenziale l’istituzione di un governo inclusivo a Kabul con la partecipazione dei rappresentanti di tutti i gruppi etnici, religiosi e politici della società afghana”. Tutti i membri, ad eccezione dell’India, hanno inoltre sostenuto il valore legante dell’infrastruttura geopolitica cinese nota come Belt and Road Initiative (Bri), che prevede la ricostruzione dell’antica Via della Seta per collegare la Cina con l’Asia, l’Europa e il resto del mondo con ingenti spese infrastrutturali.

Ha parlato Putin

Seppure in forma virtuale, il summit ha permesso al presidente russo, Vladimir Putin, di fare la sua prima apparizione a un forum internazionale dopo la rapidamente sedata ribellione interna subita il mese scorso. Non a caso, il suo intervento è ruotato sul rassicurare i leader della Sco riguardo alla stabilità e all’unità della Russia. Putin ha affermato che Mosca intende rafforzare i legami con l’organizzazione; ha avvertito che il potenziale di conflitti e il rischio di una crisi economica globale sono in aumento; ha inoltre dichiarato che la Russia si opporrà alle pressioni occidentali, alle sanzioni e alle “provocazioni” imposte per quella che Mosca chiama la sua operazione militare speciale” in Ucraina.

Non c’è dubbio che il suo è stato l’intervento più atteso e consistente. La Russia considera Paesi come la Cina, l’India e l’Iran come partner chiave per affrontare gli Stati Uniti e l’Occidente in generale, tramite cui resistere a quelli che considera i tentativi statunitensi di continuare a dettare l’ordine mondiale. Putin ha estremamente bisogno di queste partnership e della narrazione che dalle stesse ne deriva. La Russia intende dimostrare di non essere isolata, come la linea occidentale post aggressione a Kyiv vorrebbe, e ambienti come la Sco — col valore globale che aree come l’Asia Centrale stanno assumendo — sono perfetti per lo scopo.

Tensione diplomatica

Nel suo intervento, il cinese Xi Jinping ha in parte ripreso la narrazione del russo, invitando a rafforzare gli scambi, a garantire la sicurezza comune e a rafforzare la solidarietà e la fiducia reciproca. “Dovremmo tenere a mente gli interessi generali e a lungo termine della nostra regione e fare le nostre politiche estere in modo indipendente. Dobbiamo essere estremamente vigili contro i tentativi esterni di fomentare una nuova guerra fredda o un confronto tra campi nella nostra regione”, ha detto Xi parlando a Washington, anche se indirettamente e senza citarla. Sia Xi che Putin hanno spinto per il passaggio a un sistema in cui il commercio estero possa essere regolato in valute locali, una mossa che aiuta ad aggirare l’uso del dollaro statunitense.

Parlando invece all’apertura del vertice, Modi ha esortato i membri dell’organizzazione a combattere congiuntamente il terrorismo e ad affrontare le sfide globali come la carenza di cibo, carburante e fertilizzanti. L’India, che quest’anno detiene la presidenza della Sco e del G20, ha giocato un equilibrismo diplomatico in quanto mantiene relazioni con la Russia e non intende interromperle, ma ha anche una fase dorata nel rapporto con Washington. I rapporti con la Cina si sono invece deteriorati a causa di tensioni dirette e della crescente competizione tra potenze. L’anno scorso, Modi aveva utilizzato lo spazio del vertice Sco in Uzbekistan, per veicolare a Putin il suo messaggio più esplicito sulla situazione in Ucraina: non era l’’poca della guerra, aveva detto. Quest’anno non ci sono state posizioni del genere.



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