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Obiettivo grandi eventi

A poco più di quattro anni da noi c’è una formidabile occasione che dobbiamo cogliere con entusiasmo e professionalità. Una grande opportunità che si inserisce perfettamente nella riflessione sull’interesse nazionale, tema troppo spesso snobbato nel dibattito italiano, quasi sempre distratto da questioni magari piccanti ma certamente di poco conto.
Questa occasione si chiama Expo 2015 ed è figlia di una intuizione felice e lungimirante del sindaco di Milano Letizia Moratti. Intuizione che ha trovato sostegni istituzionali robusti e che adesso entra nel vivo della sfida cui è chiamata Milano, ma direi la Lombardia e, in ultima analisi, l’Italia tutta.
Per chi ha dubbi in proposito vale la pena ricordare che i cinesi hanno organizzato a Shanghai un evento da 73 milioni di visitatori, evento che ne ha sancito, insieme alle Olimpiadi di Pechino del 2006, l’ormai indiscutibile ruolo di nuovo protagonista della scena mondiale.
 
In sostanza davanti a noi c’è l’opportunità di mostrare una rinata centralità italiana, da proporre all’attenzione internazionale per almeno tre ordini di motivi.
Siamo il Paese del buon gusto e dello stile di vita, quindi abbiamo molto da dire al resto del mondo. Siamo la culla della cultura, dell’arte e della bellezza, quindi possiamo offrire al visitatore un’offerta d’ineguagliabile fascino e ricchezza.
Abbiamo vinto la sfida dell’Expo 2015 anche grazie all’individuazione di un tema centrale nel futuro dell’umanità, quel Feeding the planet, energy for life che ci permette di lanciare al mondo intero la sfida intellettuale, morale e politica intorno ai temi della nutrizione, sui quali si giocherà gran parte della sfida per il futuro, in un pianeta sempre più popolato e sempre più sfruttato nelle sue risorse naturali.
Milano, Lombardia, Italia. Nel ripensare la nostra capitale economica c’è a portata di mano un’occasione straordinaria, proprio come finì per essere l’Esposizione universale del 1906. Ma c’è anche l’occasione per mettere sotto pressione il nostro sistema nazionale in tutte le sue articolazioni.
 
Mettere da parte egoismi e particolarismi, lottare per presentarci fra quattro anni davanti al mondo con un palinsesto di eventi ed esperienze irripetibile, cogliere il momento per tirare a lucido quello che vorremmo essere, ma che spesso non siamo.
Passeranno per Milano in quell’estate i capi di Stato di decine di nazioni del mondo. E da Milano vorranno andare a Torino, a Venezia, a Roma, a Firenze, a Napoli e in Sicilia.
Mettiamoci sulla frontiera della tecnologia, dell’accoglienza, della circolazione delle idee. Usiamo la musica, l’arte, lo sport per generare movimenti in azione da subito per poi convergere in quei sei mesi del 2015, per fare del Vecchio stivale e della sua splendida Milano il centro del mondo in quell’anno.
In fondo abbiamo alle spalle molte occasioni in cui siamo stati proprio il centro del mondo. Possiamo dire a testa alta di avere il know how giusto. Mettiamoci al lavoro dunque. A Milano l’Expo del 2015 e, speriamo, a Roma le Olimpiadi del 2020.
Una rinnovata centralità italiana è alla nostra portata. Vietato sbagliare.


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