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Mutui, ecco il (vero) peso dei tassi. Ma il governo entra in azione

La Bce continua a dare gas al costo del denaro e per le famiglie italiane, secondo un documento inedito del sindacato dei bancari, vuol dire 15 miliardi di debito insoluto. L’assist di Calenda a Giorgetti e la sponda dei banchieri

Le banche centrali di mezzo mondo, a cominciare da Federal Reserve e Bce, non hanno per il momento la benché minima intenzione di togliere il piede dal gas dei tassi dei mutui. Il denaro oggi nella zona euro, costa il 4% in più rispetto a un anno fa e con la ragionevole prospettiva di un ulteriore rialzo al 4,25%, forse già entro il mese di luglio. Per chi ha un mutuo a tasso variabile, sono dolori e anche forti, visto che l’impennata dei tassi per mano di Francoforte può comportare un aumento della rata mensile fino al 70%.

IL DOCUMENTO DELLA FABI

Per dare la cifra delle difficoltà di migliaia di famiglie italiane, Formiche.net ha visionato un documento elaborato dalla Fabi, la Federazione dei bancari italiani. Ebbene, ad oggi in Italia, tra sofferenze, inadempienze probabili e rate scadute, ammonta a quasi 15 miliardi il monte-debito scaduto con le banche. Solo in Lombardia e nel Lazio, lo stock di prestiti e mutui casa non rimborsato si aggira rispettivamente sui 2,6 e 2 miliardi di euro.

La situazione è insomma grave, “e sta peggiorando”, rileva la stessa Fabi. “Le famiglie indebitate in Italia sono 6,8 milioni, quindi stiamo parlando di circa il 25% del totale, di queste 3 milioni e mezzo hanno un mutuo di acquisto della casa. Con l’innalzamento dei tassi così veloce da parte della Bce al 4% e il probabile nuovo incremento al 4,25%, sono aumentati i mutui a tasso variabile, sia in essere sia di nuova concessione. Le rate dei vecchi mutui a tasso variabile sono cresciute in media del 75%. Chi pagava una rata di 500 euro al mese, oggi ne paga una di 875 euro, quindi 375 euro in più. Ed è molto probabile che le rate dei mutui a tasso variabile aumentino ancora. E anche i nuovi mutui a tasso fisso subiranno un’incidenza dei tassi: siamo passati da un interesse medio dell’1,8% al 5%”.

IL GOVERNO IN MANOVRA

Il governo, ovviamente, non sta a guardare. Due giorni fa, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, parlando davanti ai banchieri riuniti all’assemblea dell’Abi, ha chiarito di “ritenere indispensabile e urgente che si raggiunga un accordo per un allungamento della durata dei mutui a tasso variabile così da mitigare l’impatto talvolta insostenibile dell’incremento delle rate a carico delle famiglie”. E sulla stessa linea di Giorgetti, anche Carlo Calenda, leader di Azione. “La situazione dei mutui a tasso variabile sta diventando insostenibile per le famiglie a medio basso reddito. Abbiamo proposto che, come già accaduto in passato, sia consentito di posticipare il rimborso delle quote capitale, continuando a pagare gli interessi”.

Il problema, o potenziale tale, è però il distinguo tra mutui a tasso fisso e variabile. Quest’ultimo, infatti, ha un coefficiente rischio più alto, dunque è molto simile a una scommessa con il mercato. Bisognerà capire se e come si interverrà anche sul tasso fisso. I banchieri, comunque, sono pronti. “Le banche in Italia mantengono quasi i due terzi dei mutui a tasso fisso, con tassi di raccolta in continuo aumento, e, su richiesta, possono allungare la durata dei mutui per chi è in regola con i pagamenti o realizzare surroghe”, ha chiarito Antonio Patuelli, presidente del’Abi. “Il mondo delle banche è sempre stato favorevole alle misure necessarie ad evitare un aumento dei tassi incontrollato”.

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