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La forza della libertà

Questo è un momento grandioso per le donne, stiamo attente a non lasciarcelo scappare. Possiamo essere tutto quello che vogliamo, senza bisogno di fare le barricate. Le hanno già fatte per noi trent’anni fa: le ragazze di allora ci hanno conquistato la libertà di andare, correre e scappare. La possibilità di vincere e restare donne, la meravigliosa opportunità di non trasformarci in uomini. Gli uomini nel multipensiero e nella multiazione (figli casa carriera asilo vaccinazioni scarpe nuove sciroppo regalo per la festa di compleanno dell’amichetto) sono geneticamente negati, non ce la fanno, quindi nell’era della flessibilità saremo noi, flessibili per forza, adattabili sempre, e in grado di pensare e fare ottantaquattro cose contemporaneamente, a guidare il nuovo mondo, perfino a salvarlo dalla crisi.
Secondo Newsweek il fattore femminile sarà fondamentale per traghettare il pianeta lontano dal crediti crunch: forti consumatrici, instancabili lavoratrici, abituate a investire molto in salute, cura dei bambini, cultura, e nello stesso tempo ragazze prudenti che mai si lancerebbero in operazioni finanziarie avventate. Uno studio precedente spiega anche che se il mondo finanziario fosse stato in mano alle donne, con ogni probabilità non avremmo attraversato nessuna crisi. Il rischio massimo che si assume una donna è quello di svuotare la carta di credito del marito, non arriverebbe mai a provocare catastrofi economiche universali, il
senso di colpa e del ridicolo la fermerebbero molto prima. Comunque non c’è niente di cui lamentarsi, adesso: volete fare il cancelliere tedesco? Prego, Angela Merkel è temuta e rispettata, va in giro scollata come una ventenne, con il marito in tasca e una lunga scia di adoratori. Preferite essere ministro e madre single? Ecco Rachida Dati, nel governo di Nicolas Sarkozy: di umili origini ma elevate ambizioni, amministra la Giustizia e nel frattempo ha avuto una bambina senza nemmeno dover spiegare in lacrime chi fosse il padre, cinque giorni dopo il parto è tornata al lavoro su tacchi ancora più alti e ancora più sorridente (nel suo caso, bisogna avere la forza di accettare i pettegolezzi, sono parte del gioco, e qualche caduta di gusto maschile: a un certo punto della gravidanza andava di moda un giochetto volgare, iniziato dall’ex premier spagnolo, Jose Maria Aznar: “Non sono io il padre del figlio di Rachida”. L’hanno detto in tanti, ma non hanno tolto splendore al sorriso di lei, hanno fatto solo una figura patetica, da aspiranti donnaioli di provincia). Volete dimostrare che la gravidanza non è una malattia, che si può fare tutto anche con il pancione? Carme Chacon, ministro della Difesa spagnolo, è andata a visitare le truppe in Afghanistan con una pancia di sette mesi, una camicia bianca e un paio di pantaloni militari. Radiosissima, ha suscitato critiche femminili, perfino femministe: un modello sbagliato di maternità, hanno detto in molte, incita le donne a non avvalersi del periodo legale di astensione dal lavoro, è uno scandalo. Il ministro aveva fatto semplicemente quel che voleva fare, e quel che le richiedeva il ruolo di primo piano nel governo. Non ha proclamato una nuova regola, perché non ci sono regole: ha usato la sua libertà. Ma non finisce qui, ci sono altre magnifiche possibilità. Kim Klijsters, ragazza belga di 26 anni, ha vinto gli Open degli Stati Uniti di tennis, e insieme alla coppa ha alzato al cielo la sua bambina bionda di diciotto mesi. Dice che non aveva nemmeno pensato di farcela, ma sua figlia le ha dato una forza pazzesca. Valentina Vezzali ha vinto i mondiali di scherma con un colpo laterale, trentun anni e un bambino di quattro mesi. Ci vuole coraggio, ci vuole un po’ di incoscienza, buttarsi senza guardare, non pensare alla vita che cambia, non fare i conti delle ore di sonno che andranno perse né dei soldi che si spenderanno in pannolini e creme all’ossido di zinco. Non ci sono limiti, se non quelli, sempre più aggirati, della natura, ci sono infinte possibilità di inventare e reinventare, traendo forza dalla stanchezza, come sempre succede: le pari opportunità sono nelle nostre mani, e non ci sono asili nido o quote rosa che possano regalarcele. Dicono che stiamo in silenzio,  però, che non protestiamo per la mercificazione dei corpi, per il veliname dilagante, per queste recentissime immagini di donne che svendono la bellezza, che usano la disponibilità erotica per accaparrarsi qualcosa in più, e che sempre più giovani cominciano a percorrere la loro mitomane strada per il potere (una volta era la boutique o la pelliccia, ironizzano i cattivi, adesso è un seggio, una candidatura, un ministero).  Dico che non è vero, non è silenzio: non abbiamo più voglia, né tempo, di fare i piagnistei, di essere lamentose (lamentarsi si deve, ma in privato). Troppe cose da fare per pensare a Patrizia D’Addario o a quelle come lei e per regalare loro un valore simbolico che non meritano. Hanno fatto una scelta, in mezzo a tante possibilità hanno deciso che era meglio andare alle cene e presentare la (misera) tariffa per la notte, o sentirsi furbe e rivendicare, andare alla Mostra del Cinema di Venezia pensando di dover ricevere applausi per qualcosa. Non sono vitttime di un sistema, sono donne che hanno scelto un’altra strada, la libertà è anche questo. Non siamo vittime di niente, se decidiamo di non esserlo. Abbiamo un solo limite: adoriamo odiarci. Carme Chacon è stata criticata dalle donne, Mara Carfagna è stata attaccata dalle donne, Rachida Dati è stata massacrata dalle femministe, Sarah Palin molto di più, Hillary Clinton ha la sua miglior nemica in Maureen Dowd, editorialista del New York Times, e Julie Burchill, del Guardian, non ha risparmiato colpi a Madonna, Lidia Ravera definii Condoleeza Rice una “scimmia in menopausa”, e si potrebbe continuare all’infinito, con le odiatrici di Carla Bruni (non solo le mogli dei suoi ex amanti) e con quelle che detestano Anna Wintour, la direttrice di Vogue America (pare non sia difficile, in effetti, la signora non chiede di essere amata). Un conto sono le frecciate fra femmine, poi, cioè una delle gioie della vita, gioco pettegolo irrinunciabile, un conto è il non amore fra femmine, cioè l’intenzione demolitoria, perfidamente moraleggiante, ideologica, il contrario della solidarietà. Non abbiamo proprio nulla di cui lamentarci (a parte gli stipendi, ma cambieranno), dobbiamo solo sfruttare al massimo questo momento, e volere un po’ più bene a quelle come noi, in nome della fatica e della vittoria, in nome della libertà di essere quello che ci pare.


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