La nomina di Agostino Marchetto ha un significato chiarissimo visto che giunge a poche ore dal decimo anniversario del viaggio di Francesco a Lampedusa. Il monsignore entra nel Sacro Collegio come voce che non accetta compromessi morali sulla tragedia dei profughi, dei migranti, dei rom e di altri popoli discriminati
Al termine dell’Angelus odierno papa Francesco ha reso noti i nomi dei nuovi cardinali che riceveranno la berretta cardinalizia, entrando a far parte del Sacro Collegio a settembre, cioè poco prima dell’importantissimo sinodo sulla sinodalità di ottobre, che alcuni hanno presentato, per il gran numero di partecipanti, come una sorta di Concilio. Tra i nuovi cardinali si notano ovviamente tutti coloro che sono stati chiamati ad importanti incarichi in curia, alcuni nunzi che hanno servito da anni la Chiesa in contesti molto delicati, come gli Stati Uniti, il patriarca latino di Gerusalemme, l’italiano Pierluigi Pizzaballa, l’arcivescovo di Hong Kong, quello di Madrid e, importantissimo, quello della capitale del Sud Sudan. Particolare rilievo hanno anche l’ingresso nel collegio cardinalizio di un vescovo della Malesia e di uno della Tanzania. Ci sono ovviamente anche i titolari di altre importanti sedi arcivescovili, che rafforzano la dimensione di Chiesa globale ed espressione anche di piccole Chiese, le famose periferie di Francesco.
Ma l’occhio in questa circostanza non può prescindere di soffermarsi anche su un neo-cardinale che arriva al collegio già da non elettore perché ha più di ottant’anni, come sovente accade per chi ha acquisito particolari meriti. È il caso di monsignor Agostino Marchetto (nella foto), che tanti anni fa stava partendo per un convegno all’estero quando venne sapere che la sua richiesta di andare in pensione era stata accolta. Evidentemente non era stato informato e visto che la sua richiesta era stata inoltrata da un anno lui stesso in quel momento non ci pensava. Nulla di strano per il Vaticano, dove questi tempi sono normali e la richiesta di pensionamento di monsignor Marchetto legata ad una norma particolare: chi ha fatto il nunzio, come lui, se vuole può andare in pensione a 70 anni e questo aveva chiesto monsignor Marchetto, che durante il suo lungo servizio in Africa aveva contratto una malattia molto fastidiosa.
Il fatto però diede nell’occhio, creando anche la necessità di chiarimenti, perché proprio nei giorni precedenti monsignor Marchetto, titolare al tempo del Pontificio consiglio per i Migranti, fu protagonista di una diretta e aspra polemica con la Francia di Sarkozy, che aveva deciso di decretare l’espulsione verso le loro terre d’origine dei rom. I termini usati da monsignor Marchetto sono ancora molto significativi, visto che ricordò che anche loro furono vittime dello sterminio nazista e che vivono fuggendo da chi dà sempre loro la caccia. A Famiglia Cristiana disse poi: “Abbiamo dimenticato 600 mila zingari uccisi nei lager di Hitler. Li ha dimenticati il mondo intero e in particolare l’Europa. Gli ebrei possono celebrare la Shoah, hanno una identità condivisa sull’olocausto. Agli zingari non viene riconosciuto nemmeno il fatto che hanno sofferto. Lo dice praticamente solo la Chiesa, lo hanno ricordato sia Giovanni Paolo II, sia Benedetto XVI ad Auschwitz, dove c’è un sezione del campo appositamente per la soluzione finale degli zingari. Ma oggi quando si sottolinea una verità della storia molti in Europa fanno finta di niente, come se lo sterminio degli zingari fosse una leggenda”. Si era allora nell’ agosto del 2010, la sua richiesta di andare in pensione fu accolta a settembre (monsignor Marchetto è nato il 28 agosto del 1940, dunque aveva appena compiuto 70 anni in quei giorni) e i due fatti vennero collegati da molti. Fu lo stesso Marchetto a spiegare che le cose non stavano così. Poi, ad ottobre, fu accolto in udienza in Vaticano proprio Sarkozy e si disse che i colloqui erano andati molto bene.
Dunque la nomina di Agostino Marchetto, al di là di possibili incomprensioni sul suo pensionamento, ha un significato chiarissimo visto che giunge anche a poche ore dal decimo anniversario del viaggio di Francesco a Lampedusa. Monsignor Agostino Marchetto entra nel Sacro Collegio come voce che non accetta compromessi morali sulla tragedia dei profughi, dei migranti, dei rom e di altri popoli discriminati. Questo titolo in passato è stato già attribuito ad altri porporati, non è certo il primo e non sarà l’ultimo. I suoi studi sul Concilio Vaticano II, noti e apprezzati, potrebbero essere un’altra traccia, una pista diversa vista l’importanza che questo pontificato attribuisce al Concilio. Ma certamente nelle ore del decimo anniversario di un viaggio epocale come quello che ebbe luogo dieci anni fa a Lampedusa e che il papa stesso ha ricordato nelle ore trascorse denunciando una società che non sa più piangere, a me appare lecito dire che il cardinale Agostino Marchetto sarà anche un nuovo porporato per via dell’attenzione per i rom e più in generale per i migranti.