Un nuovo capitolo di confronto con il mondo dell’asset ownership italiana ha visto protagonista il presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello, in un dialogo ad ampio raggio. Dalle origini della previdenza complementare al presente fatto di investimenti ad alto impatto sociale
Assoprevidenza venne fondata da Sergio Corbello assieme ad altri pionieri del settore in Italia in concomitanza – il primo convegno nazionale si è svolto nello stesso giorno di entrata in vigore della riforma previdenziale – con l’introduzione nel nostro Paese della cosiddetta previdenza complementare, o “di secondo pilastro”, ossia quell’insieme di strumenti a supporto di un sistema previdenziale obbligatorio a ripartizione (il “primo pilastro”) che proprio in quei tempi cominciava a palesare la sua insostenibilità.
Ed è proprio partendo da un interessante excursus storico su come siano nati i sistemi a ripartizione, la cui origine si fa risalire all’epoca bismarckiana, che Corbello evidenzia come gli elementi fondativi di quel patto generazionale su cui essi si fondano perdano via via di forza con l’aumento dell’età media e con il crescente squilibrio nel rapporto tra popolazione attiva contribuente e popolazione inattiva avente diritto alle prestazioni previdenziali.
Sebbene le grandi crisi come quella monetaria del 1992 imponessero una drastica revisione del sistema previdenziale e assistenziale, tuttavia le riforme che ne seguirono non poterono che individuare un iter graduale di riassestamento. Fu così che nacque la previdenza complementare, interamente a contribuzione definita, per accompagnare e rendere meno traumatico questo percorso.
Col crescere delle masse gestite dalla previdenza complementare – gli ultimi dati parlano ad esempio di circa € 65 miliardi gestiti dai fondi negoziali e € 67 miliardi dai fondi cosiddetti “preesistenti” – si impone anche una diversificazione del portafoglio, resa peraltro necessaria nel periodo appena concluso di tassi prossimi allo zero, con conseguente adozione di strategie di investimento a supporto anche dell’economia reale domestica.
Hanno avuto così luogo, avendo sempre riguardo alla massimizzazione del ritorno complessivo del portafoglio come dovere fiduciario del gestore previdenziale nei confronti dei propri iscritti e come obbligo nei confronti degli enti vigilanti, diverse forme di intervento, spesso in partnership con Cassa Depositi e Prestiti, in asset classes alternative quali l’immobiliare, il private equity e il venture capital.
In questo contesto, ad Assoprevidenza stanno particolarmente a cuore gli investimenti nelle infrastrutture cosiddette “sociali” – sono stati menzionati i casi delle Rsa, degli studentati e delle energie rinnovabili – in grado di produrre un effetto moltiplicatore (“impact investing”) nell’economia reale rispetto al ritorno meramente finanziario.
Proprio con questo spirito, infine, l’auspicio da parte di Sergio Corbello è che si trovino delle forme con cui veicolare le risorse della previdenza complementare anche nel settore idrico, tenendo presente la prevedibilità dei flussi che esso è in grado di generare e la sua associabilità al settore più ampio della generazione di energia rinnovabile.