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Come reimpostare i rapporti tra Europa e America Latina secondo il governo Meloni

Dopo il terzo vertice Eu-Celac, cui ha preso parte Giorgia Meloni, spicca la consapevolezza che le relazioni internazionali europee devono progredire sulla base di un programma e di una visione: “È anche un’occasione per interrogarci su cosa non abbia funzionato, su cosa può funzionare meglio: serve approccio cooperativo e non paternalistico”

“Un’occasione per interrogarci su cosa non abbia funzionato, su cosa può funzionare meglio”. Questo, in sintesi, il Meloni-pensiero sui rapporti tra Unione europea e Latinoamerica, dopo il recente vertice Ue-Celac di Bruxelles che ha messo in luce sia gli obiettivi programmatici, come l’accordo modernizzato con il Cile, gli sforzi della Commissione per un’intesa con il Messico, con i Paesi del Mercosur (ma a patto “che sia davvero vantaggiosa per entrambi”), sia la visione che serve alle due sponde dell’Atlantico, passaggio su cui il presidente del Consiglio ha dato la sua linea.

Dialogo

In primis spicca un’iniziativa che cade in un momento in cui, come l’aria, serve il dialogo, come occasione di confronto grazie ad un approccio pragmatico e non ideologico (“cooperativo e non paternalistico”, lo definisce Meloni). Il perché risiede nella grave contingenza rappresentata dalla guerra in Ucraina dove spicca, tra le altre cose, il tema legato alla pace: lo sottolinea più volte il premier quando osserva che la parola pace non può essere confusa con la parola invasione, perché pace e invasione sono due concetti molto diversi e “se qualcuno ritiene di poter confondere queste due parole non si rende conto che un mondo nel quale non dovesse più esistere il diritto internazionale, un mondo nel quale chi è militarmente più forte può liberamente invadere il suo vicino non sarà mai un mondo di pace. Sarà semplicemente un mondo nel quale vige la legge del più forte”.

Kyiv

Il tema legato a Kyiv è inoltre stato determinante, perché se inizialmente il vertice dei 50 leader puntava a rivitalizzare le loro relazioni proprio mentre l’Ue prova a rinnovare le sue alleanze internazionali, ecco che la percezione di alcuni Paesi sull’invasione russa dell’Ucraina si è mostrata in tutta la sua interezza. Lo dimostra la reazione del Nicaragua, governato dall’ex guerrigliero di sinistra Daniel Ortega. Sul punto il ragionamento del premier italiano si è basato sul consueto pragmatismo delle relazioni internazionali: punto di partenza la consapevolezza che in passato ci si era convinti di poter fare tutto da soli, mentre due choc come la crisi pandemica e l’aggressione russa contro l’Ucraina hanno trasformato il paradigma.

Ecco, quindi, che in un mondo sempre più interconnesso “ogni choc produce un domino di conseguenze per ciascuno di noi con il particolare elemento che quel domino impatta con maggiore forza sulle nazioni più esposte e sui paesi in via di sviluppo”.

Una nuova era

Come procedere quindi verso una nuova era delle relazioni tra Ue e Latinoamerica? Intanto riconoscendo gli errori del passato, ovvero quando non tutte le politiche europee si sono rivelate efficaci, come dimostra l’ultra penetrazione cinese anche dettata da un’azione dell’Ue poco incisiva.

In secondo luogo costruendo relazioni fondate sul diritto internazionale, sull’intenzione di rafforzare un’alleanza che va riannodata “con un filo nuovo e quel filo deve essere il filo di una cooperazione non predatoria ma paritaria, che deve assicurare pari benefici a tutti”.

I semi del Piano Mattei

L’idea è “adattare” il Piano Mattei su altri dossier altrettanto sensibili e determinanti come appunto quello Eu-Celac in una macro area, è utile ribadirlo, dove la Cina si è già assicurata i frutti del triangolo del litio e dove si sta svolgendo la nuova corsa “all’oro” rappresentata dalle batterie elettriche.

L’accordo con Cile e Messico, dunque come parte dell’impegno già espresso dalla Commissione per un’intesa con i Paesi del Mercosur che porti vantaggi reali a tutte le parti in causa, senza esclusioni, anche in considerazione dei numeri commerciali italiani in America Latina e nei Caraibi, pari a oltre 27 miliardi.

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