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Ucraina, Mercosur e una nuova terza posizione? Bilanci dal summit Ue-Celac

Al summit la diplomazia ha prevalso sulle divisioni e i paesi dell’America Latina hanno firmato contro l’aggressione russa. Ma tra le due regioni che si ritrovano dopo otto anni non decollano gli investimenti e resta bloccato il trattato Ue-Mercosur. L’America Latina vuole uno sviluppo assieme all’UeE alternativo alla competizione Usa-Cina e prova a dettarne le condizioni

Il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva poche volte aveva visto tanto interesse politico ed economico dell’Unione Europea verso l’America Latina. Lo ha dichiarato nella conferenza stampa a conclusione del summit tra l’Ue e la Comunità di Stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac), tenutosi a Bruxelles il 18 e 19 luglio. Nello spiegare le ragioni dietro a una riunione “estremamente di successo” tra i due blocchi regionali, Lula ha interpretato il rinnovato interesse europeo verso quello che una volta era il Nuovo Mondo come una conseguenza della situazione geopolitica globale: “Forse per la contesa tra Cina e Stati Uniti, forse per gli investimenti della Cina in Africa e in America Latina, forse per la Nuova Via della Seta, forse per la guerra”. A otto anni dal loro ultimo incontro, Ue e Celac falliscono nel mettere nero su bianco risultati concreti, ma guardano con duplice speranza alle relazioni rinnovate e ai progetti futuri, da certificare in un ritrovato forum biennale.

Guerra in Ucraina, schiavitù e isole Malvinas

Il primo relativo successo del summit è stato la non scontata firma della dichiarazione congiunta. I leader di entrambi i blocchi regionali ne hanno celebrato i numerosi punti di accordo, anche se a spiccare sono state le pesanti divergenze. Il Nicaragua autoritario di Daniel Ortega è stato l’unico dei 60 paesi a non firmare, opponendosi alla “profonda preoccupazione” espressa dai due continenti per la guerra. Secondo Politico, la dizione di guerra “contro l’Ucraina” ha assicurato all’Ue una vittoria diplomatica che condanna la Russia senza nominarla. Un successo non indifferente se si considera che tra i firmatari ci sono storici alleati del Cremlino come Venezuela, Cuba e Bolivia, invitati al summit per volere della Spagna, per evitare le polemiche dell’ultimo Summit delle Americhe.

Nella dichiarazione, questioni importanti per i paesi della Celac come il cambiamento climatico e la tratta transatlantica degli schiavi perpetuata dal colonialismo europeo sono state largamente riconosciute come problematiche, ma i due blocchi non hanno trovato accordi per risarcimenti economici. Con una dizione simile a quella del G7 sulla questione Cina-Taiwan, l’Ue ha poi sorprendentemente “preso nota della posizione storica della Celac” sulla sovranità delle isole Malvinas / Falkland, basata “sull’importanza del dialogo e il rispetto del diritto internazionale per una risoluzione pacifica delle dispute”. Una vittoria diplomatica festeggiata dal governo argentino, su una causa appoggiata anche dalla Cina, che ha provocato tensioni tra Bruxelles e Londra. Una possibile interpretazione vuole che questo inserimento sia una contropartita per la pressione argentina perché “membri recalcitranti” della Celac firmassero sull’Ucraina, o per una supposta ricerca di coerenza nelle questioni di “sovranità territoriale” di entrambi i continenti.

Mercosur ed economia

Come previsto, sono rimasti invece congelati i lavori per il trattato di libero scambio con il Mercato comune dell’America meridionale (Mercosur). La dichiarazione ne ha solamente “preso nota” e Lula ha ribadito l’aggressività dell’Ue nel porre restrizioni ambientali all’export sudamericano, rifiutandosi di firmare. Maggiore fortuna è toccata all’accordo modernizzato con il Cile, citato anche dalla premier Giorgia Meloni nel suo intervento, e quello con il Messico, entrambi i quali sono in dirittura di firma e considerati “benvenuti”. Infine, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato lo stanziamento di 45 miliardi di euro di investimenti in America Latina e Caraibi entro il 2027 nell’ambito del progetto Global Gateway. Ancora pochi rispetto all’influenza nella regione della Nuova Via della Seta cinese, di cui il Global Gateway vorrebbe rappresentare l’alternativa europea.

La strategia europea e la ‘terza posizione’ sudamericana

Più che con vittorie diplomatiche o certezze commerciali, l’Unione Europea spegne i microfoni di questo summit con una nuova proposta ricevuta. La missione lanciata a Bruxelles dai paesi dell’America Latina e dei Caraibi è quella di usare la rinnovata partnership come opportunità di sviluppo alternativo ‘non-allineato’ a Washington e Pechino. Con i suoi esempi, Lula in conferenza stampa non poteva essere più chiaro: se l’Ue vuole sviluppare la sua autonomia strategica investendo nel nostro continente è la benvenuta. Gli ha fatto eco il presidente colombiano Gustavo Petro al Financial Times: l’Ue ha una maggiore coscienza sociale rispetto al Nord America, ma per risolvere la crisi climatica serve l’economia pianificata della Cina. Lo stesso vale per il Cile di Gabriel Boric, che secondo la diplomazia europea favorirebbe i rapporti con l’Ue “come alternativa al dilemma Usa-Cina”.

In una visione d’insieme, l’Unione Europea è cosciente delle richieste dei paesi sudamericani, e ha bisogno di assicurarsi le loro risorse energetiche green (una su tutte, il litio) allontanando la Cina. Per questo l’Ue ha lanciato una strategia diplomatica, di cui il progetto Global Gateway e il trattato con il Mercosur sono parte. Un aspetto in più è però emerso chiaro agli occhi di Bruxelles da questo summit. L’America Latina (nella manifestazione regionale di ispirazione socialista della Celac), tratta a certe condizioni, e il compromesso è possibile se von der Leyen e colleghi dimostrano flessibilità normative più simili a quelle cinesi rispetto agli interessi latinoamericani. Si è partiti dalle Malvinas, ma presto si arriverà alle restrizioni ambientali del trattato UE-Mercosur, e forse in futuro alla pace in Ucraina. Se l’Europa dovesse accettare la missione di Lula e omologhi, quanto sarebbe disposta al compromesso?

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