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Il Giappone sorprende i mercati. Ecco come (e perché)

La Bank of Japan del neo governatore Kazuo Ueda regala al mercato il primo vero colpo di scena, con una manovra in aperta antitesi con il trend rialzista globale. Ma non solo. La Borsa non apprezza, la moneta del Sol Levante, invece, sì

Chissà se a Sintra, il borgo portoghese sulle colline intorno a Lisbona e teatro, un mese fa, del tradizionale Forum della Bce, Kazuo Ueda, governatore della Bank of Japan dal febbraio scorso, aveva già preso la sua decisione. Anzi, le decisioni. Decisamente in controtendenza con il trend mondiale che racconta la rincorsa al rialzo dei tassi.

Ebbene, tanto per cominciare la BoJ ha sorpreso i mercati di buon mattino, decidendo di ampliare la fascia di tolleranza del programma di controllo dei rendimenti (Ycc): una mossa, è il senso profondo della scelta, che prelude ad un graduale allontanamento dalla politica monetaria ultra espansiva fin qui adottata dall’istituto. Più nel dettaglio, la Banca centrale nipponica, acquisterà obbligazioni governative decennali ad un tasso fisso dell’1% rispetto al precedente 0,5%, aggiornando aggiornato le stime per l’anno fiscale in corso sull’inflazione, che raggiungerà il 2,5%, dalle previsioni dell’1,8% formulate in aprile.

Una postura ben lontana da quella assunta negli ultimi mesi, per esempio, dalla Bce, la quale oltre ad aver dato gas ai tassi, ha fermato da tempo l’acquisto di titoli di Stato al fine di garantire liquidità al sistema, mandando in pensione anticipata i programmi Qe e Pepp. E lo stesso vale, anche se in tempi e modi diversi, per la Federal Reserve. Ma non è tutto.

Oltre ad aver confermato i tassi di interesse negativi a -0,1%, la Bank of Japan ha tuttavia annunciato anche che adotterà una “maggiore flessibilità” nelle operazioni di mercato volte al controllo della curva dei rendimenti. In altre parole, continuerà a consentire che i tassi dei Jgb (titoli di Stato giapponesi) oscillino all’interno della banda di oscillazione compresa tra il +0,5% e il -0,5%, confermando l’attuale range.

Insomma, per combattere l’inflazione, la via del Sol Levante sembra essere quella dei tassi negativi e dell’acquisto di debito sovrano (il Giappone è un Paese fortemente indebitato, con un rapporto del 250% rispetto al Pil, ai valori lordi). I dati pubblicati nelle stesse ore in cui la BoJ sorprendeva gli analisti, hanno mostrato che l’inflazione in Giappone è aumentata a luglio. E anche l’inflazione giapponese di base, che non tiene conto di voci volatili come i prezzi degli alimenti freschi e del carburante, è rimasta vicina ai massimi degli ultimi 40 anni, indicando che le pressioni sui prezzi per la BoJ e l’economia giapponese rimangono elevate.

Forse anche per questo ci si aspettava una manovra dal sapore più tradizionale, magari un rialzo dei tassi. Forse è per questo che la Borsa non sembra aver gradito, con il Nikkei arrivato a perdere più del 2%, per poi ridurre le perdite a -1,6% circa. Ma sul fronte valutario le cose sono andate diversamente. Lo yen si è subito rafforzato a quota 138,64 circa nei confronti del dollaro, mentre i tassi dei titoli di Stato giapponesi sono saliti allo 0,575% per la prima volta dal settembre del 2014.

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