È il buon rapporto con gli Stati Uniti che consolida il ruolo di leadership su scala internazionale di Meloni, non certo quello con l’Ungheria. La premier è prudente nel rapporto con Orban e con i polacchi, benché formalmente alleati in Europa. Ma, dopo il voto spagnolo, è evidente che convengano i toni moderati. Conversazione con il direttore della School of Government della Luiss
Il premier Giorgia Meloni incassa il dividendo americano, consolidando sempre di più la sua leadership a livello internazionale. “Sappiamo chi sono i nostri amici”, ha detto Meloni in apertura del suo incontro alla Casa Bianca. Dal canto suo anche il presidente statunitense Joe Biden ha confermato il forte legame con l’Italia. Al di là dei singoli posizionamenti politici. Sul tavolo i dossier sono diversi, ma sicuramente il terreno d’incontro è costituito dall’appoggio incondizionato – sia da parte italiana che da parte Usa – all’Ucraina. Se è vero che la direzione assunta da subito da Meloni è in qualche misura la sua “assicurazione sulla vita sul piano della credibilità internazionale, specie nel consolidare il rapporto con gli Stati Uniti”, d’altra parte potrebbe essere un terreno minato sul versante europeo. Sì, perché su questo si sa che le sensibilità dei “compagni di viaggio” di Meloni sono molto diverse tra loro. “Ma fra l’America di Biden e l’Ungheria di Orban, con tutto il rispetto per i magiari, non c’è partita. E lei lo sa bene”. Ne è sicuro Giovanni Orsina, storico di vaglia e direttore della Luiss School of Government.
Alcuni contestano che il consolidamento dei rapporti tra Meloni e Biden in qualche modo confligga con il ruolo che il premier ha in Europa a capo dei conservatori. Come la vede?
Mi pare un’obiezione priva di senso. Meloni ha fatto benissimo a dire ciò che ha detto durante il suo incontro alla Casa Bianca con il presidente Biden. E lo ha fatto nel nome di un valore che va al là delle sensibilità politiche dei due leader: l’interesse nazionale. Consolidare il rapporto con gli Usa non conviene a Meloni, conviene al nostro Paese. Anzi, riscontro una certa dose di coerenza in tutto questo, a dispetto delle critiche.
Come si concilia questa linea con i partiti conservatori in Europa?
In una democrazia, chiunque sia al vertice del potere esecutivo avrà un ruolo al contempo politico – sarà espressione di una parte politica, quella che ha vinto le elezioni – e istituzionale – rappresenterà tutto il Paese. Come rappresentante del Paese, dovrà difenderne gli interessi. E a maggior ragione dovrà farlo se l’ideologia della sua parte politica è il conservatorismo nazionale. Ora, è ben evidente che è nell’interesse dell’Italia mantenere un buon rapporto con gli Stati Uniti, chiunque ne sia il Presidente. Meloni è quindi doppiamente tenuta a rafforzare quel rapporto: in quanto presidente del consiglio, ma anche in quanto leader di un partito nazional-conservatore. Da qui la certa dosa di coerenza della quale dicevo: è proprio perché è una nazional-conservatrice che Meloni è tenuta al dialogo col democratico Biden. Poi, certo, se due Paesi amici sono governati da due leader politicamente molto distanti, possono crearsi tensioni. Ma questo vale sempre e per tutti, non solo per Meloni. Secondo lei, se un giorno Marine Le Pen dovesse diventare presidente della Repubblica francese, Biden non la riceverebbe? Ma via.
Resta il fatto che, sull’Ucraina, ci sono sensibilità molto diverse tra gli “alleati” di Meloni.
Non c’è dubbio, ma mi pare che Meloni da ultimo sia abbastanza prudente nel rivolgersi verso Orban e anche verso “Diritto e Giustizia”, pure se di recente ha partecipato alla convention dei conservatori polacchi. I polacchi, peraltro, sono in prima linea nel sostegno all’Ucraina. Se “Diritto e Giustizia” dovesse rivincere le prossime elezioni, non so quanto ancora li si potrebbe tenere alla porta nei ragionamenti europei.
L’Ungheria, invece, è un caso a sé.
Sì, ma è il buon rapporto con gli Usa che consolida il ruolo dell’Italia sullo scacchiere internazionale, non quello con l’Ungheria. Non mi pare che Meloni abbia scaricato Orban, ma non mi sembra nemmeno che abbia enfatizzato i rapporti con lui, da quando è a capo del governo.
Sta dicendo che ormai sono sempre meno i terreni comuni tra Italia e Ungheria, anche sotto il profilo del metodo politico?
Terreni comuni in termini di interessi nazionali dubito ce ne siano mai stati tanti. Meloni ha sempre difeso Orban su base – per così dire – sovranista: un leader democraticamente eletto dev’esser lasciato libero, nel suo Paese, di attuare il programma col quale si è presentato al voto. Questa linea le consente adesso di tenere una certa distanza dalle politiche ungheresi: quel che hanno chiesto a Orban gli elettori magiari non coincide necessariamente con quello che chiedono gli elettori italiani. È una linea saggia, mi pare: il clima politico complessivo sta cambiando, nel 2024 c’è una partita europea da giocare, e – come dimostra anche il voto spagnolo – credo che a Meloni convenga in questo momento tenere bassi i toni.