Preoccupazione, sfiducia e scarse prospettive per l’avvenire. Questi sono i sentimenti che serpeggiano nel grande popolo delle partite iva e dei lavoratori autonomi. La quasi totalità degli intervistati – nello studio elaborato da Swg – lamenta l’eccessivo carico fiscale e la quantità sovrabbondante di pratiche burocratiche
Preoccupazione e incertezza. Scarsa fiducia nell’avvenire e forte tentazione di varcare i confini nazionali per trasferire all’estero la propria attività. Il popolo delle partite iva vive una condizione non propriamente rosea, specie per quanto riguarda i commercianti e le donne. Una situazione fotografata molto bene all’interno dello studio elaborato da Swg per conto del Centro studi autonomi e partite Iva, presieduto da Eugenio Filograna, svolto in collaborazione con Positivo.
Un sondaggio elaborato su un campione di 550 lavoratori autonomi e partite iva con un fatturato fino a 350mila euro. Il primo dato che emerge, in termini di genere, è che il campione ha una prevalenza maschile (61%) a fronte di un 39% di donne. Il 47% degli intervistati svolge la libera professione e, il 32% ha un età compresa tra i 35 e i 44 anni. Il 49% degli intervistati ha un fatturato inferiore ai 50mila euro annui.
Ma veniamo al dato “emozionale”. Le emozioni legate all’avere una partita Iva sono prevalentemente legate a “preoccupazione” (42%) e “incertezza” (40%) mentre “orgoglio” (12%) e “fiducia” (9%) chiudono la classifica. Tanto che “oltre la metà dei rispondenti si pente di aver intrapreso la strada del lavoro autonomo e non la consiglierebbe ad altri”, sintetizza Eugenio Filograna. E questo è indubbiamente un dato che fa riflettere.
La maggioranza degli intervistati è attratta dalla prospettiva di varcare i confini con la propria attività e il 17% sta seriamente valutando tale opportunità. Il 38% trasferirebbe la sua attività all’estero, ma al momento non è possibile farlo. Pessimisti e ottimisti si equivalgono ma per alcune categorie il futuro appare più nero: i commercianti, e tra loro soprattutto le donne hanno una visione negativa.
Il rapporto con la politica
Lavoratori autonomi e partite iva risultano molto critici nei confronti delle scelte del governo sull’economia. Solo tra gli imprenditori le valutazioni positive superano il 30%. E anche qui c’è più di un elemento che colpisce: alla domanda su quale partito rappresenti meglio gli interessi degli imprenditori, di autonomi o partite Iva, solo il 30% risponde indicando partiti di centrodestra. E non perché privilegino gli altri: il Pd verrebbe scelto solo dal 7%, che salgono a 9% per il Movimento Cinque Stelle. “Nessun partito ci rappresenta” è l’opzione votata dal 31%. In una domanda successiva, gli intervistati testimoniano anche di non riscontrare una rappresentanza di categoria valida tra le associazioni e le sigle esistenti.
Il peso del fisco
Chi vive di lavoro autonomo sconta un eccessivo peso del fisco, indicato come principale problematica da risolvere soprattutto per chi ha un fatturato ridotto. Sul podio delle criticità ci sono, per il campione sondato: carico fiscale pesante, quantità di procedure burocratiche, l’eccesso normativo di leggi e regolamenti. Il rapporto con le tasse non è però sempre e solo critico. Per il 54% delle partite Iva interpellate, pagare le tasse è un dovere civico ed uno strumento di equità. Solo il 25% definisce le tasse come un freno allo sviluppo economico e solo il 21% come uno strumento vessatorio.
Il livello di tassazione, però, riunisce il campione: per l’81% è troppo elevato. Per il 15%, invece, va bene così com’è. Solo una piccola minoranza – il 3% – è abbastanza basso, per l’1% è molto basso. Anche sull’accesso al credito e sull’accensione dei mutui le partite Iva condividono gli stessi problemi: per il 46% del campione è sempre difficile ottenere credito in banca. Nell’accesso al credito hanno maggiori difficoltà le partite Iva sopra i 100mila euro di fatturato annuale, mentre va meglio per chi fattura tra i 50 e i 100 mila euro e decisamente bene per chi fattura sotto i 50mila euro.
“Questa rilevazione – dichiara Eugenio Filograna presidente di Csapitalia – mette in evidenza un dato macroscopico e inquietante per l’intero sistema-Paese. Lavoratori autonomi, partite Iva e micro-imprenditori, ovvero il seme dell’economia italiana, sono preoccupati per il futuro e si sentono poco rappresentati dalla politica, da chi deve prendere le decisioni. Siamo ancora un Paese troppo ingessato, troppo burocratizzato e con troppo distacco tra il mondo di chi produce e le istituzioni. È un campanello d’allarme per tutti, non solo per gli autonomi e partite Iva”.