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Niger. Mentre Ecowas prepara i militari, preoccupa la salute di Bazoum

Perché Ecowas ha attivato la stand by force e come funziona il raggruppamento militare messo davanti ai golpisti, in attesa di contatti per una soluzione politica

Nell’incontro di giovedì 6 agosto la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas in inglese) ha deciso la “mobilitazione immediata delle proprie forze di emergenza” con l’obiettivo di “ripristinare l’ordine costituzionale nella Repubblica del Niger”. L’organizzazione è dall’inizio del colpo di stato a Niamey in prima linea per recuperare lo status quo ante, e ha già minacciato la possibilità di usare la forza contro i golpisti per raggiungere i propri obiettivi. La mobilitazione non è di per sé l’annuncio di un intervento militare, ma più che altro rispecchia la linea che il leader nigeriano, Bola Tinubu, attualmente presidente dell’Ecowas, vuole dare al raggruppamento panafricano: “Non saremo un bulldog senza denti”, aveva detto appena iniziato il suo mandato.

Il riferimento va a una serie di reazioni fin troppo tiepide che Ecowas aveva avuto negli ultimi anni davanti a vari colpi di stato che hanno interessato la regione del Sahel. Tuttavia, seguendo le dichiarazioni di giovedì dello stesso Tinubu, resta la porta aperta alla possibilità di soluzione politica con il Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria guidato dal generale ribelle Abdourahamane Tchiani. La giunta golpista si è strutturata negli ultimi giorni, attraverso la nomina di un primo ministro, l’economista ed ex ministro delle finanze Mahamane Lamine Zeine. È un muro contro muro davanti ai tentativi di mediazione di Ecowas, ma anche un possibile tentativo di dare peso alla struttura prima di avviare una mediazione reale.

Non toccare Bazoum 

Ora ciò che preoccupa sono anche la salute del presidente deposto, Mohamed Bazoum, che secondo il New York Times è senza acqua e energia elettrica, e con poco accesso al cibo. I golpisti hanno minacciato di ucciderlo se l’Ecowas dovesse procedere con un’azione militare. Secondo quanto riferito da un funzionario militare occidentale all’Associated Press, i rappresentanti della giunta avrebbero informato di questa idea la vicesegretaria di Stato statunitense, Victoria Nuland, durante la sua visita nel Paese nei giorni scorsi. Ma se dovesse succedergli qualcosa nel frattempo a causa delle pessime condizioni di detenzione, sarebbe disastroso.

In Ue, c’è “profonda preoccupazione” per il “deterioramento delle condizioni di detenzione” del presidente Bazoum, ha evidenziato il capo della diplomazia europea, Josep Borrell. Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, il ciadiano Moussa Faki Mahamat, ha espresso “profonda preoccupazione” per il “deterioramento delle condizioni di detenzione” del presidente nigerino, definendo “inaccettabile” il trattamento riservatogli dalle autorità militari. Qualsiasi cosa di negativo dovesse succedere a Bazoum diventerebbe un casus belli. Linea rossa non treattabile che altererebbe anche i tentativi di dialogo e probabilmente muoverebbe l’Ecowas all’azione militare, facilitando le autorizzazioni necessarie per l’attacco.

Come agirebbe la forza in stand by

Al di là che luce verde dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe essere necessaria, Ecowas per attivare la stand by force ha bisogno dell’ avallo dell’Unione africana (Ua) — che tuttavia, in condizioni estreme potrebbe non mancate stante alle posizioni prese in queste ore. Il raggruppamento militare è parte dell’African Standby Force (Asf), che comprende cinque sotto unità regionali – Nord, Est, Ovest/ECOWAS, Centro e Sud. Può essere attivato secondo principi chiari, che riguardano: supporto militare a una missione politica, cooperazione con le Nazioni Unite nelle missioni di osservazione e peace keeping oppure decise dall’Ua, interventi in situazioni di genocidio appurate. Esistono poi delle clausole nello statuto per permettere eventuali deviazioni dagli interventi standard, ma devono essere approvate.

Un aspetto da sottolineare è anche che non ci sono forze militari riunite e radunate in qualche base, in attesa a lanciarsi immediatamente. Le Asf sono un insieme di elementi di comando, pianificazione, logistica, e unità operative (battaglione di fanteria e meccanizzati, componenti navali o aeree, genieri e altri reparti a secondo del tipo di necessità). Questi si riuniranno quando autorizzati. Secondo le informazioni diffuse da Abdel Fatah Musah, responsabile degli affari politici dell’Ecowas, come e da dove le unità entreranno in azione, quali risorse saranno necessarie, mandato e regole di ingaggio dell’operazione sono già stati definiti dai leader dell’organizzazione e per ora non resi pubblici. Su chi parteciperà e come, ci sono i primi indizi: la forza militare dovrebbe essere composta da cinque mila uomini, con la Nigeria (potenza continentale) che provvederà a fornire il contributo principale, seguita dal Senegal e dalla Costa d’Avorio (che ha proposta un contingente attorno ai mille uomini).

Rischi umanitari e via politica

Il presidente ivoriano, Alassane Ouattara, è stato quello che ha parlato più nettamente al termine del summit straordinario di Abuja, chiedendo un’azione militare “il prima possibile”. Ma nessuno pare interessato a bruciare eccessivamente i tempi. “Gli Stati Uniti apprezzano la determinazione dell’Ecowas a esplorare tutte le opzioni per una soluzione pacifica della crisi”, si legge in un comunicato pubblicato dal Dipartimento di Stato americano.

Dagli Stati Uniti arriva anche un messaggio incrociato, diffuso dalla statunitense Cindy McCain, che presiede il World Food Programme: “Il popolo del Niger – scrive su X – sta affrontando una crisi. Ci sono già 3.3 milioni di persone gravemente affamate e ora la crisi politica, unita alle sanzioni, può portare a una situazione ancora più grave”. Il Programma alimentare mondiale sta portando cibo e soldi, ma le banche stanno limitando il ritiro di contanti, i confini sono chiusi e i nostri camion bloccati.


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