Il rilascio (ai domiciliari) dei cittadini americani americani da parte dell’Iran si porta con sé il ritorno in scena dell’ex inviato Malley. Qualcosa si muove nelle policy tra Washington e Teheran?
Semafor segnala che l’ex inviato speciale dell’amministrazione Biden per l’Iran, Robert Malley, attualmente messo in congedo, è riapparso brevemente giovedì per pubblicizzare un accordo di scambio di prigionieri tra Washington e Teheran. Malley è stato un attore centrale nell’orchestrare lo scambio, ma il suo tweet ha solo approfondito il mistero che circonda il suo status e il suo ruolo futuro nella policy iraniana di Washington.
La vicenda
Il governo iraniano giovedì ha trasferito quattro cittadini statunitensi dalla famigerata prigione di Evin agli arresti domiciliari a Teheran, come parte di quello che i funzionari statunitensi hanno detto è uno scambio sequenziato che alla fine dovrebbe coinvolgere cinque americani e diversi iraniani detenuti negli Stati Uniti. L’amministrazione Biden ha anche dato il via libera alla Corea del Sud rilasciando 6 miliardi di dollari di entrate petrolifere iraniane congelate a Teheran, secondo il governo iraniano.
L’apparizione di Malley…
Ma è stata la breve ricomparsa di Malley che ha attirato l’attenzione di molti osservatori iraniani. “È solo un primo passo e ogni giorno che continuano ad essere derubati della loro libertà è un giorno di troppo”, ha “ixato” Malley da un account personale che faceva riferimento a lui come “in congedo dal dipartimento di Stato”. Ha aggiunto: “Questa è una notizia gradita e attesa troppo a lungo in arrivo. So che i miei colleghi non si riposeranno fino a quando non torneranno tutti a casa”.
… e la sparizione
La natura della sospensione non retribuita di Malley rimane uno dei grandi misteri irrisolti di Washington e della diplomazia internazionale. Il dipartimento di Stato – che ha bloccato il suo nullaosta di sicurezza qualche mese – ha rifiutato di divulgare qualsiasi informazione sulle ragioni e sullo stato futuro di Malley. Semafor aveva rivelato il mese scorso che il suo caso era stato trasferito dalla sicurezza diplomatica all’FBI, suggerendo che la situazione è più grave. Gli osservatori dell’Iran si sono chiesti se il suo messaggio su X segnalasse il suo imminente ritorno a Foggy Bottom – o Malley stava cercando di rivendicare credito in qualche modo per una trattativa di rilascio degli ostaggi che inizialmente conduceva?
Critiche e rimpianti
Il peekaboo di Malley ha attirato critiche istantanee. L’ex inviarti è visto come troppo aperto nei confronti dell’Iran: un tempo, quando era presidente e Ceo dell’Internationale Crisis Group, aveva contribuito concretamente alla costruzione dell’accordo per il congelamento del programma nucleare iraniano, l’intesa nota come Jcpoa. Ora gli viene contestato di essere dietro al rilascio americani pagando un riscatto. In passato, l’amministrazione Obama ha inviato segretamente 1,7 miliardi di dollari in contanti in Iran nel 2016 come parte di un altro scambio di prigionieri a cui Malley aveva lavorato. Il suo incarico all’interno dell’amministrazione doveva servire a cercare potenziali terreni di incontro con la Repubblica islamica per rilanciare il Jcpoa, ma – in continuità con la precedente presidenza di Donald Trump che aveva portato gli Usa fuori dall’intesa – anche Joe Biden ha confermato la volontà di tenere la linea durissima con Teheran, chiudendo molte delle chance di ricomporre l’accordo sul nucleare. Almeno per ora.
Cosa succede adesso?
Altre parti della politica iraniana dell’amministrazione Biden rimangono opache. Teheran sta cercando il rilascio di miliardi di dollari in più come parte dei negoziati con gli Stati Uniti e l’Europa incentrati sui prigionieri e sul suo programma nucleare. Ciò include circa 11 miliardi di dollari di entrate petrolifere congelate in Iraq e un prestito del Fondo Monetario Internazionale di 4 miliardi di dollari. Non è chiaro se questo denaro sarà erogato come parte di questo scambio graduale iniziato giovedì. Washington e Teheran qualche mese avrebbero messo in piedi un dialogo per costruire quello che è stato definito un “mini-accordo”, informale e non scritto, che prevedrebbe un arricchimento non oltre il 60% da parte dell’Iran. Lo scambio di prigionieri e il rilascio dei fondi sarebbero parti dell’intesa, mentre secondo il Wall Street Journal i primi segnali della riduzione dell’ arricchimento già ci sono. Tutto mentre tra un paio di mesi scadranno altre clausole che potrebbero aumentare le tensioni.