Sulla spesa da destinare al comparto della Difesa, è una questione di narrazione. La segretaria dem deve intercettare una parte di elettorato che ha sostenuto la sua campagna congressuale e che ha un certo tipo di sensibilità. Lo scivolamento verso il grillismo non conviene né al Pd né al Movimento 5 Stelle. Conversazione con il senatore Alessandro Alfieri
La spesa al 2% del Pil destinata alla Difesa può aspettare. Le parole della segretaria del Pd, Elly Schlein, stanno creando non pochi malumori. Tant’è che, sia internamente (con il presidente del Copasir ed ex ministro, Lorenzo Guerini) che esternamente – da Italia Viva ad Azione – stanno arrivando i primi segnali di insofferenza. La difesa della linea Schlein arriva invece dal responsabile delle Iniziative politiche nella segreteria dem, Marco Furfaro che, nell’intervista di questa mattina a Repubblica, parla di “rilancio del progetto di una difesa comune in Ue” seguendo i due temi posti dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. Molti intravedono, in questa posizione assunta dalla segretaria dem, uno scivolamento verso posizioni sempre più grilline. In realtà, dice il senatore e responsabile delle Riforme del Pd, Alessandro Alfieri “è una quesitone di narrazione, ma sui fondamentali il partito non arretra tant’è che confermeremo il nostro impegno al sostegno di Kiev”.
Senatore Alfieri, non le sembra in contraddizione il fatto di sostenere l’Ucraina e di voler rinviare di cinque anni l’obiettivo di destinare ogni anno il 2 per cento del Pil alla spesa militare come richiesto dalla Nato?
La posizione sul 2% del Pil alla Difesa è piuttosto dibattuta e da diverso tempo. Se n’era parlato anche durante i governi Conte II e Draghi, impostando una crescita più morbida e graduale. Però ripeto, a mio modo di vedere si tratta più che altro di una questione di narrazione. Sui fondamentali, ossia sul posizionamento dell’Italia nel conflitto Russia-Ucraina e sugli impegni presi in sede multilaterale, il Pd non cambierà posizione.
Ma non le sembra un po’ una contraddizione in termini?
No. Non è nell’interesse del Pd fare in modo che il nostro Paese disattenda impegni presi su scala internazionale, giocandosi la credibilità come player nelle decisioni strategiche. Il vero tema che poniamo è quello della costruzione di una strategia comune di difesa europea.
E quale è su questo aspetto la vostra posizione?
La nostra posizione è molto netta: lo sforzo deve essere indirizzato a costruire una difesa e una politica estera comune dell’Ue. Senza un’agenda condivisa delle priorità è delle criticità infatti non ci potrà essere difesa comune. Se l’Europa ha l’ambizione di dover perseguire una sua posizione, anche autonoma rispetto agli altri grandi player mondiali – Usa e Cina in testa – deve iniziare a ragionare in questi termini. Avere una politica comune sulla Difesa significa investire non solo in armamenti, ma in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, in formazione di informatici che difendano l’Europa dalle minacce cyber, sull’intelligenza artificiale, solo per fare alcuni esempi.
Torniamo alla questione della narrazione delle parole di Schlein.
Penso voglia intercettare una parte di elettorato che ha sostenuto la sua campagna congressuale e che ha un certo tipo di sensibilità. E molto dipende anche dai contesti in cui se ne parla.
C’è uno spostamento del Pd verso posizioni grilline?
Non conviene né al Pd né al Movimento 5 Stelle. Ognuno deve fare il suo. Il Pd faccia il Pd e il Movimento 5 Stelle faccia il Movimento 5 Stelle. Specie se la prospettiva è quella di un’alleanza. Se il Pd si dovesse schiacciare sulle posizioni grilline l’unico scenario verosimile sarebbe quello di restringere la nostra base elettorale.
Lei pensa che il destino sia ormai segnato: sarà alleanza Movimento-Pd?
Si vedrà giorno per giorno, in parlamento. Io non ho mai creduto alle alleanze fatte a tavolino, penso piuttosto a un lavoro parlamentare di qualità sui temi. Giorno dopo giorno. Sul salario minimo è stato fatto un percorso corretto coinvolgendo da Azione ai 5 stelle. Ora vedremo se riusciremo a essere compatti anche sui temi chiave come Sanità, legge di Bilancio e Pnrr.
L’ex ministro Guerini ha messo in guardia sul “congelamento” del 2% del Pil per la difesa. Come vede questa posizione?
È una posizione lineare e coerente, assunta da chi ha avuto la responsabilità di gestire il dicastero della Difesa in una fase particolarmente delicata per il nostro Paese. Un modo per ricordare a tutti gli impegni presi a livello internazionale.