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Droni russi made in Europe? Il caso tedesco

Un cittadino tedesco è stato arrestato con l’accusa di esportare in Russia materiali sanzionati, impiegati nella produzione di droni russi fondamentali per le operazioni militari. E non è il primo caso del genere

Il nome e l’iniziale del cognome, Waldemar W., sono due delle poche cose che sappiamo riguardo un cittadino tedesco di origini russe incarcerato negli scorsi mesi con un mandato di arresto delle autorità della cittadina di Mannheim, nella Germania Sud-Occidentale. Un’altra è che il mandato d’arresto delle autorità locali è stato sostituito in data 29 agosto da uno emesso dalla Corte Suprema Federale. E anche, ovviamente, il motivo della sua incarcerazione: sospetti di molteplici violazioni della legge sul commercio estero del Paese, tramite l’esportazione di componenti elettronici a un’azienda russa che si occupa della produzione di materiale e accessori militari.

Secondo la ricostruzione degli investigatori teutonici, in ben ventisei occasioni comprese tra il gennaio 2020 e il marzo 2023 l’individuo arrestato avrebbe fornito equipaggiamento e materiale militare a due compagnie registrate nella Federazione Russa; per nascondere le sue attività, Waldemar W. Avrebbe importato dall’estero le forniture in questione, per poi riesportarle in territorio russo utilizzando come tramite una società da lui controllata sita nella regione del Baden-Württemberg. Dopo lo scoppio del conflitto su larga scala nel febbraio del 2022, e il conseguente rafforzamento delle sanzioni e dei controlli connessi, il materiale inviato dall’individuo sotto accusa avrebbe allungato il suo percorso, transitando da intermediari a Dubai o in Lituania prima di raggiungere il territorio russo, e in particolare San Pietroburgo.

È infatti nella città fondata da Pietro il Grande che, secondo gli inquirenti, si trovano le compagnie civili di facciata a cui Waldemar W. inviava il materiale. E anche il destinatario finale: la Special Technology Centre, produttrice dell’Orlan-10.

Pur avendo un risalto mediatico minore dei suoi “colleghi” Shahed di origine iraniana, l’Orlan-10 rappresenta uno dei motori trainanti della macchina da guerra di Mosca. Sviluppato all’indomani della fine del conflitto in Georgia scoppiato nel 2008, questo drone da ricognizione ha permesso di colmare le importanti lacune registrate dalle forze armate russe in ambito Isr (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) durante i combattimenti nello Stato caucasico. In uno studio dello scorso anno, il Royal United Services Institute ha definito l’Orlan come “l’UAV russo di maggior successo”, descrivendolo come una “piattaforma centrale nelle capacità di combattimento del Paese” che ha permesso all’esercito russo di “far piovere un fuoco d’artiglieria preciso sulle formazioni ucraine”.

La produzione di questi apparecchi, fondamentali per la conduzione delle operazioni militari, richiede l’utilizzo di componenti elettroniche critiche incluse dagli organi europei tra i beni oggetto di sanzioni, come quelle che Waldemar W. Ha fornito alla Special Technology Centre per più di tre anni. In totale, il valore dei prodotti esportati si aggirerebbe intorno ai €715,000.

Questa notizia arriva a una sola settimana di distanza da quella dell’arresto, sempre in Germania, di un altro individuo accusato di esportare illegalmente materiale militare in Russia; in questo caso, anziché componenti elettroniche, il materiale in questione sarebbero dei macchinari impiegati per la produzione dei fucili di precisione, che sarebbero transitati attraverso la Svizzera e la Lituania prima di arrivare in Russia.

Il transito attraverso paesi intermediari è uno dei punti critici del sistema di controllo alle esportazioni nei confronti di Mosca. Proprio per questo a giugno, l’Ue ha adottato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, pacchetto che include dei provvedimenti atti a ridurre la diffusa elusione delle sanzioni attraverso i Paesi terzi. Il nuovo framework prevede infatti il divieto di esportare beni dual-use e ad alta tecnologia a Paesi terzi identificati come persistentemente incapaci di impedire l’arrivo di simili forniture alla Federazione Russa.


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