La sentenza della Corte d’Appello sui dipendenti ex Alitalia potrebbe rappresentare un ostacolo a un’operazione industriale di cui l’Italia non può fare a meno, commenta Andrea Giuricin, economista dell’Istituto Bruno Leoni. Ma per la compagnia aerea sarebbe invece “ininfluente”
A occhio nudo hanno vinto i dipendenti, ma con uno sguardo più attento potrebbe esserci di più in vista dell’operazione industriale attesa dai tempi delle fallite nozze, correva l’anno 2010, con Air France. Ma per Ita la sentenza sarebbe “ininfluente”.
LA SENTENZA
La Corte d’Appello del Tribunale di Roma ha deciso di rigettare il ricorso della compagnia aerea Ita, finalizzato a sospendere l’esecuzione della sentenza che nel giugno scorso ha imposto il reintegro di 77 ex dipendenti Alitalia. L’istanza presentata da Ita, che aveva tentato di inserire Lufthansa nella querelle giudiziaria, è stata rigettata. Il pronunciamento dei giudici potrebbe in qualche misura minare l’operazione dei tedeschi con Ita che le consentirebbe di rimanere sul mercato privando l’Italia di una compagnia di riferimento, seppur non controllata dallo Stato in modo assoluto. Il quale, entro la fine dell’anno, dovrà vendere il 41% di Ita, a fronte di un assegno da 325 milioni.
LA POSIZIONE DI ITA
Per la compagnia aerea la sentenza della corte di appello di ieri sarebbe per loro “ininfluente”. Sì perché “l’inammissibilità dell’istanza stabilita dalla Corte è dettata dal fatto che avevamo già iniziato a reintegrare i 70 ricorrenti visto che la sospensiva è stata discussa tardivamente, dando così esecuzione alla sentenza. Si tratta, quindi, di un tema meramente procedurale”.
E ancora: “Ricordiamo anche che ad oggi nel merito abbiamo avuto 34 sentenze favorevoli (relative a complessivi 775 ricorrenti) e una sola contraria (77 ricorrenti, di cui 7 hanno rinunciato al giudizio) e la giurisprudenza maggioritaria ha affermato il principio di discontinuità tra ITA e Alitalia”.
LA VERSIONE DI GIURICIN
La mossa dei giudici potrebbe inoltre mandare un pessimo segnale a chi vuole investire in Italia. E allora? “Questa sentenza crea molta confusione – commenta a Formiche.net Andrea Giuricin, economista dell’Istituto Bruno Leoni ed esperto di trasporti – e rischia di avere delle ricadute sull’operazione. Infatti, se da un lato la Commissione Europea ha permesso la ripartenza di Ita in discontinuità con Alitalia, dall’altro abbiamo i giudici del lavoro che con questo pronunciamento sostengono che invece le due compagnie siano in continuità”.
Evidentemente questo pronunciamento potrebbe produrre un irrigidimento dell’acquirente. “Se fossi l’acquirente qualche domanda me la farei – prosegue l’economista -. Il governo ha promesso alla compagnia aerea tedesca una compagnia in discontinuità e ora un tribunale dice il contrario. La situazione è piuttosto complessa e caotica”.
Ora si tratta di capire come si comporterà Lufthansa. Difficile fare previsioni in questo senso, ma è “abbastanza logico che i tedeschi chiedano maggiori certezze”. L’auspicio dell’economista dell’Ibl è che comunque “il processo possa andare avanti, anche perché Ita non può reggere il mercato da sola”. “E spero – dice Giuricin – che questo aspetto sia chiaro anche alla politica, anche se mi sembra che ci sia qualcuno che invece tifi per il fallimento dell’operazione”.
Le considerazioni di Giuricin su Ita non sono frutto di un pregiudizio, ma è “puro realismo industriale: Ita è una compagnia piccola che opera in un mercato estremamente complesso – conclude -. Anche in termini dimensionali, la compagnia tedesca lo scorso anno ha fatturato 33 miliardi di euro, Ita 1,6. O si va avanti nella direzione di Lufthansa, oppure non si sta sul mercato”.