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L’Italia rallenta, ma niente panico. Fabio Fortuna spiega perché

L’economista e rettore dell’Unicusano spiega perché la doccia gelata sul Pil non è un dramma. Nel 2023 l’Italia crescerà dello 0,9%, poco al di sotto delle stime indicate nel Def lo scorso aprile. E la ripresa tedesca nel 2024 farà da traino allo Stivale. La manovra? Se ci sarà bisogno, occorrerà negoziare nuovo deficit

L’Europa racconta di un’economia in evidente frenata. L’Italia, un po’ come la Germania e la Francia, quest’anno crescerà dello 0,9%, scendendo sotto la soglia psicologica dell1%, fissato dal governo di Giorgia Meloni lo scorso aprile, nel Documento di economia e finanza. Ma non c’è da perdere la testa, spiega a Formiche.net Fabio Fortuna, economista, e rettore dell’Unicusano.

Le stime della Commissione europea, aggiornate al ribasso, delineano un evidente rallentamento dell’economia continentale. Quanto c’è da essere preoccupati?

Sì, i dati della commissione riducono le stime di crescita un po’ in tutto il Continente. Tuttavia, faccio notare che in Italia dovremmo chiudere il 2023 con un +0,9% in linea con le previsioni del Def dello scorso aprile, approvato dal governo. Speriamo che il turismo come sempre possa aiutarci a colmare il -0,4 del secondo trimestre. Fatta questa premessa, semmai a preoccupare è il 2024, perché la previsione del + 0,8% non è particolarmente allettante e riporterebbe la crescita italiana a livelli più bassi che pensavamo fossero superati.

A voler essere ottimisti per il 2024 a tutti i costi però, a quale dato si può guardare?

Alla Germania … Guardiamo tuttavia al futuro con ottimismo per un miglioramento, soprattutto considerando il fatto che l’ipotizzata ripresa tedesca del 2024 farà bene anche a noi, sempre che la Banca centrale europea inverta nei prossimi mesi la rotta e la crisi energetica non si riaccenda più di tanto.

In Italia abbiamo visto nel corso del 2023 la produzione industriale cadere, il che è un problema. Speranze di ripresa?

Certamente nei primi mesi del 2023 l’andamento della produzione industriale è stato fonte di preoccupazione. Negli ultimi due mesi, precedenti a questo che ha segnato un -0,7% rispetto al precedente, abbiamo assistito a una lieve crescita congiunturale, anche se anno su anno l’ultimo dato del -2,1% non è certo poca cosa.

Parliamo della manovra. Tra Pil in frenata e scarse risorse, c’è il rischio di saldi stringenti e poco spazio di movimento…

Le fonti di copertura sono intorno ai 10 miliardi e i dati della Commissione aumentano le difficoltà per quanto riguarda gli spazi di manovra. Ma non facciamo drammi, sarà necessario fare scelte selettive e, nella peggiore delle ipotesi, occorrerà concordare, se indispensabile, altro deficit con l’Europa. Qualcosa in più capiremo con la Nota di aggiornamento al DEF entro il 27 settembre.

Nelle more, non resta che sperare in una buona messa a terra del Pnrr.

Si, con la terza rata appena sbloccata da riscuotere i primi giorni di ottobre a cui si aggiungeranno i 16,5 miliardi della quarta rata a cui si sta lavorando ma per i quali dovremo aspettare almeno fine anno.

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