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Come procedono le relazioni Usa-Cina su Spazio, diplomazia ed economia

Gli Stati Uniti e la Cina cercano nuovi contatti: visite, hotline, tavoli di lavoro servono a mantenere attive le comunicazioni tra le due potenze, anche con un interesse interno. Ma la sicurezza guida le relazioni, e i canali militari restano spenti

L’amministrazione Biden sta valutando la creazione di una hotline con Pechino per aiutare a gestire le crisi bilaterali spaziali. “Quello di cui abbiamo parlato almeno da parte degli Stati Uniti è aprire una linea di comunicazione per assicurarci che se c’è una crisi, sappiamo chi possiamo contattare”, ha detto alla Reuters il comandante della US Space Force, il generale Chance Saltzman. L’amministrazione non ha ancora approvato tali iniziative: la scelta di traccheggiare potrebbe riflettere il riconoscimento che l’apertura della linea spaziale sarebbe quasi inutile a causa della chiusura da parte di Pechino dei canali di contatto militare e dialogo precedentemente esistenti.

Pechino ha infatti cancellato e/o non sembra intenzionata a rinnovare una serie di colloqui militari – i China-U.S. Theater Commanders Talks, i China-U.S. Defense Policy Coordination Talks e quelli legati al China-U.S. Military Maritime Consultative Agreement. Inoltre, il governo cinese ha respinto le numerose richieste del segretario alla Difesa Lloyd Austin di incontrare il suo omologo, Li Shangfu (che per altro è attualmente non presente sulla scena pubblica). Il dialogo military-to-military sembra essere l’unico terreno di contatto formale che manca in questo momento.

Va detto infatti che nonostante l’entanglement di cui ha parlato Kuni Miyake nel contenuto esclusivo di “Indo Pacific Salad” di questa settimana, il frequente invio di rappresentanti di alto livello a Pechino da parte dell’amministrazione Biden sembra dare risultati, soprattutto nell’incoraggiare la Cina a impegnarsi in un maggiore dialogo. Washington e Pechino hanno istituito due nuovi gruppi di lavoro economici e c’è la possibilità che il leader cinese Xi Jinping visiti gli Stati Uniti per la prima volta dal 2017.

Secondo le informazioni pubblicate dal Wall Street Journal, i governi di Stati Uniti e Cina starebbero discutendo un imminente viaggio a Washington di He Lifeng, vicepremier e tra i principali assistenti di Xi sulle policy economiche. Sarebbe il più alto funzionare cinese a visitare DC dall’inizio dell’amministrazione Biden. Rumors parlano anche di un possibile viaggio di Wang Yi, il plenipotenziario di Partito e Stato sulla politica estera: in quel caso, significherebbe che la visita del leader cinese negli Usa è stata decisa.

Sembra però esserci un disaccordo interno alla Cina riguardo a questi sviluppi, in quanto le agenzie di intelligence cinesi hanno espresso preoccupazioni riguardo alla potenziale visita di Xi – anche perché avverrebbe in occasione della riunione dell’Apec a San Francisco. È chiaro che Pechino non è disposta ad accettare pienamente l’espansione del ruolo di sicurezza di Washington in Asia orientale, e il dialogo ha un senso limitato.

Come previsto, per esempio, i media di Stato cinesi hanno criticato i recenti accordi tra Stati Uniti e Vietnam, dopo la visita del presidente Joe Biden nel Paese questo mese. Inoltre, sono aumentate le azioni provocatorie della Marina cinese intorno alle isole contese vicino alle Filippine, tra cui l’uso di un cannone ad acqua contro una nave filippina e l’erezione di barriere. In generale, i funzionari cinesi che si occupano di questioni economiche sono desiderosi di affrontare le sfide e sono aperti alla collaborazione con gli Stati Uniti in questo senso. Invece i funzionari della sicurezza percepiscono tale cooperazione come una concessione di terreno a un avversario. Per comprendere la direzione dei rapporti sino-americani va a questo punto considerata la tendenza generale sotto la leadership di Xi che le preoccupazioni per la sicurezza abbiano la precedenza su tutto il resto (non a caso parliamo da molto tempo di securitazzazione delle relazioni, uno dei principali fattori che contribuisce all’entanglement).

Mentre il futuro delle relazioni tra Usa e Cina si presenta incerto, con tensioni e disaccordi che potrebbero far saltare un incontro da un momento all’altro (vedere la vicenda del pallone spia a febbraio), una cosa è comunque chiara: la volontà tattica comune di stabilità guida l’incessante impegno di entrambe le nazioni per interessi anche (soprattutto?) interni. Biden cerca di dimostrare la sua abilità nel gestire questa complessa relazione, un segnale di forza e capacità per gli alleati internazionali, e utile internamente in chiave elettorale. Nel frattempo, Xi desidera rafforzare il controllo sulle relazioni bilaterali più cruciali, cercando anche di mitigare l’impatto delle sanzioni statunitensi attraverso il dialogo economico in un momento in cui l’economia cinese non brilla.

E mentre la diplomazia sino-americana si svolge, la Cina rafforza il suo legame con Mosca però: un percorso evidenziato dall’incontro imminente tra Xi e Vladimir Putin, che si vedranno a Pechino durante il forum con cui il cinese festeggerà i primi dieci anni della Belt and Road Initiative (17-18 ottobre). Per Washington è un problema nel problema, perché se è vero che gli americani intendano evitare che “Xi chiuda la Cina”, l’apertura con la Russia non è un successo.

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