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Un Sinodo che conta quanto un Concilio. L’analisi di D’Anna

Un Sinodo di rinascita più che di confronti interni. Nelle intenzioni di papa Francesco le problematiche esistenziali sul ruolo della Chiesa conferiscono all’assemblea sinodale la valenza di un Concilio ecumenico. Un’assise universale chiamata a incardinare la bimillenaria tradizione evangelica nell’orizzonte prospettato all’umanità dalla scienza e dalla tecnologia. In altre parole ad adeguare gradualmente ma progressivamente la Chiesa alla modernità. L’analisi di Gianfranco D’Anna

“Dite che a causa della convulsa situazione internazionale non vi sono le condizioni per un nuovo Concilio Ecumenico? Allora facciamolo lo stesso senza conferirgli la tradizionale risonanza mondiale, chiamandolo semplicemente Sinodo universale”. C’è tutta l’arguzia gesuitica nella risposta con la quale, secondo gli ambienti vaticani, papa Francesco avrebbe replicato alla Curia romana, allarmata per le insistenti voci sull’intenzione di Bergoglio di indire un solenne Concilio.

Un’assise globale della Chiesa Cattolica per sradicarla dal Medio Evo e proiettarla nel futuro. Con l’intento di verificarne ed incanalarne la secolarizzazione e conferirle una teologica allure di eternità.

Un’assemblea sinodale, ha specificato papa Francesco, non per produrre documenti, ma per “aprire orizzonti di speranza”. Intento che traspare in controluce dall’“Instrumentum laboris“ di un Sinodo che appresta a dispiegarsi come un Concilio.

Una sessantina di pagine condensano l’esperienza delle Diocesi di ogni regione del mondo che si trovano a vivere guerre, cambiamenti climatici, sistemi economici che producono “sfruttamento, disuguaglianza e scarto”. Chiese minoritarie perseguitate con i fedeli martirizzati. Comunità cattoliche che fanno i conti “con una secolarizzazione sempre più spinta e aggressiva”. Diocesi sconvolte dagli interni abusi “sessuali, di potere e di coscienza, economici e istituzionali”, ferite che necessitano di risposte e di una “conversione”. Chiese che desiderano andare incontro a chi non si sente accettato “a ragione della loro affettività e sessualità” e che abbracciano le sfide, senza paura e senza provare a “risolverle a tutti i costi”, impegnandosi nel discernimento.

Questi i temi del documento che sarà la base dei lavori dei partecipanti al Sinodo al quale, con un recente provvedimento di papa Francesco, potranno votare anche laici e laiche. Complessivamente 353 i partecipanti con diritto di voto, tra i quali 54 donne. “Solo in questo modo le tensioni possono diventare fonti di energia e non scadere in polarizzazioni distruttive”, sostengono a Santa Marta.

Il Sinodo conciliare coincide con un momento cruciale per il Pontificato di papa Francesco, giunto all’epilogo del confronto con l’evoluzione del ruolo della Chiesa nel XXI secolo. E non solo.

In tutti i recenti interventi ed in particolare nel corso dell’emblematico Concistoro che ha caratterizzato la vigilia del Sinodo, si percepisce che Jorge Mario Bergoglio sta predisponendo una successione ordinata e continuatrice del suo decennio apostolico. E che intenda lasciare al nuovo papa, al 267º pontefice, una Chiesa ordinata e unitaria senza divisioni verticali, in cammino verso il nuovo orizzonte dell’umanità prospettato dalla scienza e dalla tecnologia.

Un successore di papa Francesco che si potrà già intravedere fra i protagonisti del Sinodo. Non uno dei primi 99 cardinali finora complessivamente creati, ma dei più recenti.

Come il presidente della Conferenza Episcopale italiana, l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, inviato di pace del papa sul fronte della guerra in Ucraina, che negli ultimi mesi ha fatto la spola fra la Casa Bianca, Pechino, Mosca e Kyiv. Un’esperienza unica, appunto “da papa” internazionalmente già accreditato e unanimemente stimato.

Oppure come il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, che ha ricevuto la berretta rossa nel Concistoro di sabato, carismatica figura emergente di Pastore all’epicentro delle tensioni politiche e religiose.

Fra i temi latenti del Sinodo, quello del numero dei componenti del sacro Collegio dei Cardinali chiamati ad eleggere il papa sarà uno snodo affrontato in maniera discreta, sottotraccia, ma che farà da filo conduttore al non più procrastinabile adeguamento della struttura ecclesiale all’espansione delle diocesi nel mondo.

Papa Francesco ha già iniziato ad aumentare il numero dei Cardinali elettori dai 120 previsti da Paolo VI e Wojtyła agli attuali 137. Ma non é ancora insufficiente. Occorrerebbe una lievitazione ad almeno 200 elettori del Sacro Collegio, in maniera da incentivare l’evangelizzazione e le possibilità di carriera ecclesiastica in Africa, America Latina, Asia e Australia, e anche di consentire l’adeguamento delle sedi Cardinalizie in Europa ed in Italia.

E i penultimi Porporati creati Papa Francesco potrebbero rappresentare l’incipit di una ristrutturazione che sa di rivoluzione. La mancanza fra loro di Arcivescovi metropoliti italiani, lascerebbe ipotizzare infatti che il Concistoro del 2024 oltre a nominare altri 13 Cardinali al posto degli uscenti neo 80enni (D’Rozario, Gracias, Lacunza, Ladaria, Njue, O’Malley, Mangkhanekhoun, Onaiyekan, Oullet, Pengo, Piacenza, Porras e Ricard), possa prevedere la concessione della porpora agli Arcivescovi di Milano, Venezia, Palermo e Torino, titolari di storiche e prestigiose Arcidiocesi rimasti fino adesso senza berretta cardinalizia.

Assieme al tema della struttura dei vertici della Chiesa, l’altro tema fondamentale é quello della scienza e dell’impatto con la tecnologia. Nell’aula del Sinodo riecheggeranno le profetiche parole del messaggio conclusivo del Concilio Ecumenico Vaticano II° che Paolo VI rivolse agli “uomini di pensiero e di scienza”: “Un saluto tutto speciale a voi, ricercatori della verità, a voi, uomini di pensiero e di scienza, esploratori dell’uomo, dell’universo e della storia, a voi tutti, pellegrini in marcia verso la luce… tutti noi, Vescovi, Padri del Concilio, siamo in ascolto della verità e dunque non potevamo non incontrarci con voi. Il vostro cammino é il nostro. I vostri sentieri non sono mai estranei ai nostri”.

Sulla base delle risposte al plurisecolare confronto fra religione e scienza, oggetto di studio di filosofi e teologi, Bergoglio intende riposizionare la Chiesa sulle nuove frontiere della carità, della pace e dello sviluppo eco-sostenibile.

Le frontiere del sud del mondo, delle guerre e dell’emarginazione delle periferie metropolitane dell’occidente, lungo le quali papa Francesco intende passare il testimone del ministero petrino al suo successore.

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