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Nuovo dialogo Grecia-Turchia. C’entrano anche gli Usa

Atene può sfruttare l’uscita dalla crisi per valorizzare il proprio ruolo importante nella macro regione, mentre Ankara ha oggi bisogno di una diversa politica economica ed estera, alla luce del cambio di postura del suo alleato storico russo: è iniziato il riposizionamento post-putiniano di Erdogan

La stabilità del Mediterraneo viene prima di questioni personali (pur rilevanti). Semplificando, potrebbe essere questa la direttrice di marcia imboccata dai governi di Grecia e Turchia dopo l’incontro al Palazzo di Vetro dell’Onu tra Kyriakos Mistotakis e Recep Tayyip Erdogan che, di fatto, apre anche ad un’agenda fitta sull’asse Atene-Ankara. Troppo rilevanti le partite che si stanno giocando, all’ombra della guerra in Ucraina, nel Mare nostrum: dall’energia ai migranti, dalla difesa alle privatizzazioni.

Per cui entrambi potrebbero avere giovamenti da questo nuovo dialogo: la Grecia può sfruttare l’uscita dalla crisi per valorizzare il proprio ruolo importante nella macro regione (dove è in arrivo un accordo con Amazon), mentre la Turchia ha oggi bisogno di una diversa politica economica ed estera, alla luce del cambio di postura del suo alleato storico russo.

Agenda positiva

In agenda vi sono gli incontri di metà ottobre dei vice ministri degli Esteri responsabili del dialogo politico e dell’agenda positiva; le riunioni di novembre per le misure di rafforzamento della fiducia; e l’incontro del Consiglio di cooperazione ad alto livello Turchia-Grecia il 7 dicembre a Salonicco. Tappe che dimostrano, quantomeno, la volontà dei due governi di compiere i passi necessari al dialogo dopo i feroci scontri degli ultimi anni.

È stata definita “agenda positiva” questa iniziativa che non tocca le questioni controverse nelle relazioni bilaterali, bensì si concentra su dossier di carattere economico e commerciale. Ovvero priorità allo sviluppo, mettendo per un attimo da parte le divergenze e le schermaglie. In primis una più stretta collaborazione contro l’immigrazione clandestina, con l’obiettivo congiunto di ridurre al minimo i flussi migratori e in parallelo una nuova stagione di relazioni. Perché ora? Perché entrambi i Paesi, esattamente in questo frangente politico, storico ed economico necessitano di una forte stabilità.

Qui Atene

La Grecia è ormai saldamente posizionata nel radar degli investitori internazionali, grazie ad una oggettiva stabilità politica, alle necessarie e improcrastinabili riforme avviate praticamente in tutti i settori dal governo conservatore di Mitsotakis, al suo status strategico alla voce energia e gasdotti. L’ultimo segnale arriva dal Golfo, dove la società d’investimento ADQ dell’emirato di Abu Dhabi, già presente in Blueground, ha annunciato l’interesse per 11 aziende greche con un budget stimato di circa 4 miliardi di euro per investimenti complessivi nel Paese. A ciò si somma l’accordo con Amazon quasi concluso e la presenza massiccia in loco di realtà americane ed israeliane. Anche l’Indo Pacifico è attivo nell’Egeo, con India e Corea del Sud, interessate al mercato ellenico: oggi sarà a Seul il viceministro degli esteri Kostas Frangoiannis.

Qui Ankara

L’attivismo diplomatico di Ankara è stato una costante dei governi Erdogan, a maggior ragione oggi mentre le sfide globali si moltiplicano: alla guerra in Ucraina si sommano gli sforzi degli Stati Uniti per creare meccanismi di cooperazione bilaterale e trilaterale per contenere la Cina, l’ammissione di sei nuovi membri nei Brics e il Global South a cui lavorano Ue e Usa. In questo contesto secondo Burhanettin Duran, coordinatore generale della Fondazione Seta, professore all’Università di Scienze Sociali di Ankara ma soprattutto membro del Consiglio per la sicurezza e le politiche estere della presidenza turca, è iniziata un’era di transizione e riequilibrio: “Essendo un Paese che appartiene contemporaneamente all’Occidente, all’Est, al Nord e al Sud, la Turchia ha ciò che serve per far fronte all’impatto dell’incertezza e delle rivalità globali. Può anche cogliere nuove opportunità grazie al suo elevato livello di dinamismo diplomatico”.

Sponda Usa

Dal Festival dell’Economist in svolgimento a Salonicco l’ex vicesegretario di Stato americano, per gli affari europei ed eurasiatici, Wes Mitchell, ha sottolineato come l’ambiente tra i due Paesi sia più favorevole che in passato, così Turchia e Grecia stanno aprendo una nuova fase delle loro relazioni: “La Grecia sta attirando nuovi investimenti, è diventata un hub energetico e dovrebbe essere riconosciuto a livello diplomatico che è stata un forte sostenitore dello sviluppo di buone relazioni con i suoi vicini”. Prevede che Ankara si ammorbidirà anche sul fronte Nato perché dall’allargamento ai Paesi scandinavi trarrà vantaggio la Turchia stessa e in questo modo l’attenzione della Russia sarà distolta dal Mar Nero. Mitchell ha sottolineato l’importanza della presenza americana nella regione, commentando che un pacifico Mediterraneo sudorientale è un prerequisito per la stabilità europea. Ha aggiunto che l’approccio americano non dovrebbe cambiare qualunque sia l’esito delle prossime elezioni presidenziali.

Circa le politiche di allargamento della Nato, affiancate dalle obiezioni turche, ha precisato che “la posizione di intermediario tra la Russia e l’Occidente non è più una strada praticabile per la Turchia”. E che dall’allargamento ai Paesi scandinavi trarrà vantaggio anche la Turchia.

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