Il viaggio all’interno dello stabilimento di Lucart a Diecimo. Un’azienda che ha fatto della sostenibilità e del riciclo i suoi punti di forza affermandosi sul mercato come leader nella trasformazione dei contenitori di Tetra Pak in altri prodotti a impatto ambientale sostanzialmente azzerato
Lucart è un altrove, in cui la seconda parte del principio di Lavoisier è applicata su scala industriale. Tutto si trasforma. È il segreto di questa gemma industriale, incastonata sulle colline lucchesi. A Diecimo, la linea del telefono prende poco. Lo stabilimento restituisce l’immagine di una realtà proiettata nel futuro e che ha saputo anticipare le sfide del presente.
Dare ai contenitori per cibo e bevande di Tetra Pak, una nuova vita. Un percorso virtuoso reso possibile grazie a un processo circolare in cui lo “scarto” diventa la materia prima di partenza per il prodotto che verrà. Sembra strano. Ma nel percorso all’interno dello stabilimento, accompagnati dai vertici dell’azienda (Francesco Pasquini – Chief Sales e Marketing Officer, Daniele Nori – Chief Operations Officer, Tommaso De Luca – Corporate Communication Manager, Giovanni Pelis – Head of Purchasing paper for recycling e Lorenzo Pasquini – Chief Procurement Officer), piano piano l’iniziale stupore lascia spazio alla realtà che si palesa davanti.
L’aspetto singolare di questo processo è la sostenibilità, di cui Lucart – una delle più importanti e storiche cartiere lucchesi, nata nel 1953 e ancora oggi di proprietà della famiglia Pasquini – fa il suo punto d’orgoglio.
L’azienda, che per incoccare questa preziosa freccia al suo arco sta portando avanti una solida collaborazione con Tetra Pak, ha numeri davvero importanti. Sia in termini di posti di lavoro, sia in termini di fatturato. Tuttavia –
e questo è un aspetto rimarcato a più riprese nel corso della visita di Formiche allo stabilimento – il “radicamento al territorio” resta la pietra angolare di ogni ragionamento industriale. Che sia questa una delle chiavi del successo, assieme a un indiscutibile know-how accumulato in anni e anni di ricerche?
Ma veniamo ai numeri. Nel gruppo lavorano oltre 1.700 dipendenti, negli undici stabilimenti industriali tra Italia, Francia, Spagna, Ungheria e Regno Unito. La capacità produttiva nel settore della carta è di circa quattrocento tonnellate all’anno. Il fatturato, supera i 717 milioni.
Per ora, abbiamo raccontato un sogno (ma è tutto vero). Ora apriamo gli occhi. Di fronte a noi, giganteggiano enormi rotoli di carta. Sì, perché qui contenitori di Tetra Pak sono fatti per la stragrande maggioranza – il 75% circa – di carta. Una carta che, dopo un apposito processo di lavorazione, si trasforma in nuova cellulosa. Un prodotto a impatto ambientale completamente azzerato. E di straordinaria capacità. A Lucart, la chiamano Fiberpak.
Sempre da quello che per i consumatori era un rifiuto, si ottengono però altri prodotti. Sì, perché il Tetra Pak è composto, oltre che da carta, anche da alluminio (per una minima parte, attorno al 2%) e da plastiche (circa il 22%): E che si fa, si buttano? Giammai.
Se è vero che la specialità di Lucart è quella di dare nuova vita, attraverso il riciclo e un raffinatissimo processo industriale a ciò che per il consumatore comune sono “scarti”, da plastica e alluminio l’azienda luccese ricava una serie piuttosto vasta di prodotti.
Autogrill, locali pubblici. Fissati al muro biancheggiano i dispenser per carta (magari riciclata) e per il sapone. Ecco, quei prodotti sono il risultato del lavoro di Lucart.
Bancone del supermercato, reparto ortofrutta. Quelle cassette generalmente con le sponde abbattibili, così come i pallet, sono sempre prodotti da Lucart. Nel caso dei bancali e delle cassette, si tratta di prodotti “targati” Newpal. Un marchio che, tra l’altro, ha recentemente inaugurato uno stabilimento a Gallo (nel ferrarese).
È tutto vero. Fin qui abbiamo descritto un’eccellenza produttiva, che ha avviato un percorso virtuoso, di una certa complessità, affermandosi come leader sul mercato. Eppure – e qui si arriva all’esortazione di Lorenzo Nannariello, Sustainability Manager Italia di Tetra Pak – parte tutto da un gesto semplicissimo: la raccolta differenziata. Parafrasando Ian Fleming, il padre di 007, il Tetra Pak, non vive solo due volte. Molte, molte di più.