Consegnato ieri alla Camera dei deputati il Premio che porta il nome del Presidente della Repubblica Cossiga. A riceverlo, Elisabetta Belloni. Le donne, ha detto, sono “particolarmente idonee perché hanno quasi per natura una propensione alla decisione senza tentennamenti e all’assunzione di responsabilità anche quando ciò comporta dei rischi personali”
Il “Premio Francesco Cossiga” promosso dalla Società Italiana di intelligence, alla sua quarta edizione, è stato assegnato, quest’anno, a Elisabetta Belloni, dal 2021 direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), prima donna a capo della massima istituzione dell’intelligence italiana, ricordando la figura del grande statista, già Presidente della Repubblica, e il valore dei suoi insegnamenti umani, politici e culturali.
“Assegnare il premio Cossiga significa voler bene all’Italia perché ricordiamo un uomo di Stato che si è adoperato per garantire sempre l’interesse del Paese. Le dimostrazioni sono tante. Quando Cossiga, da ministro dell’Interno, si dimette durante il caso Moro, dopo il caso Moro, oppure quando il presidente del Consiglio pone le premesse irreversibili per l’installazione dei missili Cruise che, secondo alcuni, sono state la causa principale del crollo dell’impero sovietico”, dichiara a Formiche.net l’organizzatore del Premio Mario Caligiuri, docente e direttore del Master in intelligence presso l’Università della Calabria, fondatore della “Società italiana di intelligence”.
Per affermare una cultura dell’intelligence, secondo gli incoraggiamenti proprio dell’ex Presidente della Repubblica, e conferire un Premio “a una personalità che si è particolarmente distinta nella diffusione della cultura e dello studio dell’intelligence nel nostro Paese”. L’unico evento che, dalla scomparsa del Presidente Francesco Cossiga, tiene viva la memoria di un uomo che tanto ha dato allo Stato e al mondo delle informazioni per la sicurezza della Repubblica, con l’“unica iniziativa strutturata”, come ha detto il figlio Giuseppe.
Nell’Aula dei Gruppi di Montecitorio della Camera dei Deputati, nel corso dell’evento, moderato da Giorgio Rutelli, è stata sottolineata l’assonanza tra l’uomo simbolo delle istituzioni anche nella veste di “picconatore”, con straordinaria passione e visione dell’intelligence, e l’ambasciatrice profonda conoscitrice del mondo internazionale, una carriera di “prima donna” di professionalità vissuta con grande discrezione, tra governi di vari colori. Entrambi esempio di una vita dedicata al servizio dello Stato, attraverso carriere prestigiose, entrambi animati dal culto delle istituzioni.
“Parlare oggi di Francesco Cossiga significa parlare della stella polare delle istituzioni: l’interesse nazionale. Elisabetta Belloni si è concretamente adoperata per diffondere la cultura dell’intelligence, per garantire il benessere dei cittadini e la sicurezza delle istituzioni democratiche”, ha spiegato Mario Caligiuri illustrando le motivazioni del Premio.
Prima donna anche nella storia della Farnesina, capo di gabinetto e segretario generale, lunga carriera diplomatica, Elisabetta Belloni, con varie onorificenze tra le quali Legion d’onore dalla Francia, è tra le “prime” sin dalla sua ammissione al liceo Massimo di Roma. “Ci hanno insegnato l’impegno e il rigore che ci accompagnano per tutta la vita”, ha affermato l’ambasciatrice, orgogliosa di definirsi istituzionale. Ha svolto incarichi di prestigio e superato emergenze manifestando indiscussa capacità e determinazione. Alla guida dell’unità di crisi del ministero degli Esteri dal 2004, ha gestito la tragedia dello tsunami nel sudest asiatico, e poi il rapimento di Giuliana Sgrena e l’uccisione di Nicola Calipari in Iraq, il rapimento di Daniele Mastrogiacomo in Afghanistan e la vicenda dei tecnici italiani nelle mani dei guerriglieri nigeriani.
Testimone esemplare del ruolo significativo delle donne nella società e nel mondo del lavoro, Belloni ha detto che le donne sono “particolarmente idonee perché hanno quasi per natura una propensione alla decisione senza tentennamenti e all’assunzione di responsabilità anche quando ciò comporta dei rischi personali”.
L’evento per la consegna del “Premio Cossiga 2023” è occasione di dibattito sulla necessità di governare sempre nuovi scenari con metodo e apertura al cambiamento. Per un sistema di intelligence che guarda, oltre al contrasto a terrorismo, criminalità e azioni ostili di Stati esteri, all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie, all’economia e alla finanza, alla disinformazione e al disagio sociale e al fenomeno migratorio. Un’azione che rende quanto mai attuale quel “metodo Cossiga” fatto di “osservazione, intuizione, analisi e studio”, come ha sottolineato il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè.
“Riabilitare l’immagine e la condotta dei servizi è stato obiettivo di Cossiga”, ha spiegato Gianni Letta evidenziando, al contempo, capacità, qualità, esperienza e lealtà di servizio di Belloni. Una passione per l’intelligence che “nasceva dalla convinzione che, in una società democratica, il presidio primario fondamentale per la sicurezza delle istituzioni e la pacifica convivenza dei cittadini fosse un ordinato e funzionante sistema di intelligence”, ha affermato ancora l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Mentre il presidente della Commissione cultura alla Camera Federico Mollicone ha ricordato l’importanza della funzione dell’intelligence di “leggere dentro, leggere tra le righe” nelle relazioni tra le informazioni raccolte e, citando Plutarco, “la mente non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere”.
Il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, ribadendo la figura fondamentale di Francesco Cossiga per la Repubblica italiana, ha anche sottolineato il senso del “Premio Cossiga 2023” come riconoscimento al valore della struttura intelligence diretta da Elisabetta Belloni, caratterizzata da innovazione e capacità di risposta alle nuove domande, in una situazione di grande complessità. Attività fondamentale quale supporto per decisioni politiche anche su questioni economiche e finanziarie.
Elisabetta Belloni, ritirando il Premio, ha ricordato, con stima e commozione, la figura del grande statista e i messaggi sempre attuali del suo insegnamento, evidenziando, per il comparto intelligence, la necessità di affermare una cultura dell’intelligence sin dai primi livelli di formazione scolastica e, al contempo, di individuare la minaccia a tutela dell’interesse nazionale in un concetto di sicurezza più ampio possibile, nel benessere della collettività.
È la logica sempre di servizio, e non di potere, così cara alle donne.