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La sfida della transizione tra politica e impresa. I vincitori del Ceo for Life Awards

L’evento Ceo for Life è terminato con la premiazione dei ceo impegnati in progetti sostenibili volti a creare un futuro migliore per il Paese e per le nuove generazioni. Tanti gli spunti emersi dai manager e dai politici presenti. Unanime la convinzione che per vincere la sfida della sostenibilità – in tutti gli ambiti – occorre uno sforzo corale che riguarda politica, attori economici ma soprattutto i cittadini

Le parole chiave sono sostenibilità e transizione con l’obiettivo di “creare un futuro migliore per il Paese”. Quando il presidente di Ceo for Life, Giordano Fatali, condensa il concetto del Ceo for Life Awards, nella sala di piazza Montecitorio si accomodano alle sue spalle si accomoda il presidente di Club House Roberto Bezzi, che racconta l’esperienza straordinaria della comunità di San Patrignano e, in collegamento, la responsabile Social Developmemt and University Relation di Intesa Sanpaolo, Eliza Zambito Marsala.

Ma è l’intervento del vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè a portare la discussione su un piano tra il politico e il pragmatico. Perché, dice il forzista, “lo sviluppo sostenibile deve essere un impegno cui tutti si devono sentire chiamati”. E i politici, in quanto “rappresentanti del popolo, devono declinare questo impegno legiferando, confrontandosi e interpretando le esigenze dei soggetti con cui deve esserci uno scambio continuo di informazioni che parta dal basso”.

A proposito di pragmatismo, è il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini – dopo il video messaggio del collega piemontese Alberto Cirio – a scendere sui temi concreti. “Le due voci principali su cui si concentrano le risorse di Fsc e, soprattutto, Pnrr – così il governatore – sono quelle della transizione ecologica e digitale. Visto che si tratta di un’occasione irripetibile, mi concentrerei sull’accelerazione in questa direzione. Invece, mi pare che il governo stia accumulando ritardi su ritardi”.

Pur ribadendo la disponibilità ad “accogliere l’invito del premier Meloni a collaborare su questi temi”, Bonaccini rimarca la necessità di stringere sui tempi e sui rapporti con l’Europa. A proposito di iniziative volte alla sostenibilità, il presidente emiliano-romagnolo cita i due fiori all’occhiello che, più di tutti, stanno caratterizzando il suo mandato. “Il rigassificatore di Ravenna, per il quale sono stato nominato commissario straordinario – così il presidente – servirà non all’Emilia-Romagna, ma a tutta Italia. In questo modo, grazie alla collaborazione con Snam, eviteremo di dipendere dalle forniture di gas russo. Nella stessa direzione si muove la volontà di realizzare il parco eolico e fotovoltaico più grande d’Europa al largo di Ravenna”.

L’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, fissa un obiettivo ambizioso, partendo dalla “grande responsabilità che i giovani hanno nell’ambito della transizione”. “Quando parliamo di sostenibilità – dice Venier – dobbiamo fare in modo che le persone se ne facciano carico. Oppure non si va da nessuna parte. Quella energetica è solo una parte, benché fondamentale, di un processo molto più ampio e articolato, che passa ad esempio da un cambio di modelli di vita e dall’utilizzo sostenibile delle risorse del nostro pianeta”.

Ed ecco che l’esortazione di Venier è quella di “recuperare i tre assi del trilemma energetico: sicurezza energetica, transizione e sostenibilità delle fonti, competitività e sostenibilità per le famiglie”. Infatti, osserva il manager, “non c’è competitività se non c’è sicurezza. E d’altra parte occorre sempre di più fare in modo che si riduca il numero di famiglie in condizione di povertà energetica”. 

È il presidente di Société Generale, Lorenzo Bini Smaghi, a introdurre il tema della carenza sul piano formativo. “I temi della transizione e dello sviluppo sostenibile – così Bini Smaghi – hanno la necessità di innestarsi su un terreno fertile. La formazione su questi temi, nel nostro Paese, è rimasta molto indietro rispetto ad altre realtà europee e non solo. Occorre trattenere e formare intelligenze, perché la transizione parte prima di tutto dal capitale umano”.

È inevitabile che per muovere passi significativi in questa direzione, occorrano investimenti. Di qui la sferzata di Bini Smaghi all’Esecutivo. “Per sostenere la transizione – così il presidente di Société Generale – occorrono investimenti privati inevitabilmente. E, se si tassano i profitti delle banche, non è un bel segnale. Anzi, occorre un’inversione di considerazione sugli istituti di credito. Istituti che, a ben guardare, sono da intendere come componenti dell’economia reale”.

L’amministratore delegato di Ansa, Stefano de Alessandri, ricorda che nel 2020 l’agenzia ha aperto “un portale dedicato alla sostenibilità”. Un tema di cui Ansa “si occupa tutti i giorni”. Anche perché “la sostenibilità è una filosofia onnicomprensiva” e sulla quale “occorre investire in termini di consapevolezza”.

In tema di consapevolezza e competitività, il quadro italiano ed europeo descritto dal presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha tinte piuttosto fosche. “L’Italia e l’Ue hanno perso diverse occasioni, sul fronte della transizione della salute. Abbiamo dieci anni che ci si prospettano innanzi durante i quali avvera un profondo percorso di transizione sul versante della salute. E noi non siamo pronti, attualmente, a cogliere queste sfide”.

Tanto più, aggiunge il presidente Cattani, a fronte del fatto che “l’Europa ha perso due partite fondamentali: quella sul fronte del biotech e dei chip”. Insomma il Vecchio continente “è in stagnazione”. Quando invece servirebbe una maggiore velocità nella “comprensione che la transizione è un fortissimo elemento di competitività anche rispetto ad altri player molto forti che hanno avviato policy vincenti”.

Su un settore, quello dell’aeronautica civile, l’Europa è invece all’avanguardia. A confermarlo è il presidente di Avio Aero, Sandro De Poli. “Il nostro comparto – ammette De Poli – produce almeno il 2% della Co2 complessiva. E la strada della transizione – al di là di alcuni studi, ad esempio, su motori alimentati a idrogeno – è ancora molto lunga. L’Ue è però molto all’avanguardia in questo senso e sta aiutando fattivamente le compagnie aeree a fare progressi verso un minor impatto ambientale”.

Anche Simona Alberini, Country Holding Officer and Chairman of the Board di ABB Italy offre una visione prospettica venata d’ottimismo. “Nel solco degli impegni assunti dall’Agenda 2030 – spiega Alberini – ci siamo imposti di adottare strategie che ci permettano di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale, riducendo le emissioni. Penso che tutto questo, che il processo di transizione, sia possibile anche sul versante industriale, se c’è la volontà di portarlo avanti. Ma è fondamentale che, prima di tutto, le persone capiscano perché e che cosa stiamo facendo”. Dunque, la sfida sul futuro è proprio questa.

E, come ha più volte ribadito il presidente Fatali, gli impegni enunciati nel corso della prima giornata di Ceo of Life, dovranno essere verificati all’edizione successiva. Nella giornata di ieri, comunque, a essere premiati, sono stati: Simona Alberini (ABB Italia), Stefano Carone (Il Prisma), Marcello Cattani (Sanofi), Sara Digiesi (Best Western Hotel, Hotel Group Italia), Robert Lang (Winerberger), Sandro De Poli (Presidente Avio Aero), Roberto Righi (Prometeon), Mario Cincotta (EthosEnergy), Carla Masperi (SAP Italia), Roberto Limentani (ISS Facility Services Italy), Gianluca Testa (AVIS Budget Group), Walter Ruffinoni (NTT Data Italia), Frank Meyer (E.ON), Pasqualino Monti (ENAV), Marco Pesaresi (Ferrarelle), Francesca Portincasa (Acquedotto Pugliese), Michelangelo Suigo (Inwit), Vos Geert (Daikin), Christophe Rabatel (Carrefour Italy), Claudio Colacchi (Communisis), Roberto Busso (Gabetti), Miriam Eceolaza (Pernod Ricard), Klaus Schädle (GLS), L’Oréal Italia.


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