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Confindustria: Italia “dentro l’abisso e come in guerra”

Dentro l’abisso e come in una guerra. Sono allarmanti le parole con cui Luca Paolazzi, direttore del Centro Studi di Confindustria, fotografa la situazione economica dell’Italia.
Nei nuovi Scenari economici, il Csc ha delineato un quadro decisamente peggiore rispetto a quello presentato a dicembre: la recessione si aggrava e nel 2012, il Pil crolla del 2,4% (contro il -1,6% precedentemente stimato), mentre nel 2013 si contrae dello 0,3% soprattutto per la “pessima eredità” ricevuta dal 2012 (a fronte del -0,6% previsto a dicembre).
 
“In questo momento – ha detto Paolazzi – siamo dentro l´abisso. L´aspetto interessante è che anche i tedeschi hanno iniziato a guardarci dentro e si sono spaventati”. Nelle previsioni, il Csc ha preso atto della “peggiore realtà, con effetti netti sul Pil, mercato del lavoro e conti pubblici” e per questo, rispetto alla precedente stima di un ritorno alla crescita già dall´estate del 2012, ha posticipato “l´appuntamento con la ripresa” di un semestre. Il ritorno a variazioni positive si avrà “solo dalla primavera del prossimo anno”. Per gli economisti di viale dell´Astronomia “la recessione italiana si è già concretizzata più intensa: -2,1% è l`acquisto stimato nel secondo trimestre del 2012”. In pratica “ciò – si legge nel rapporto – rappresenta già il 90% dell`arretramento di quest`anno, che è previsto pari al 2,4%”.
 
Nel Documento di economia e finanza di aprile, il governo ha previsto per il 2012 un Pil in calo dell´1,2% e, per il 2013, una crescita dello 0,5%.
“Non siamo in guerra. Ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi – ha osservato il Csc negli Scenari economici – sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti più vitali e preziose del sistema Italia: l`industria manifatturiera e le giovani generazioni.
Quelle da cui dipende il futuro del Paese”.
L`aumento e il livello dei debiti pubblici “sono analoghi, in quasi tutte le economie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali”, ha aggiunto il Csc.
 
“Una sorta di guerra – si legge nella premessa al rapporto – c`è stata ed è tuttora in corso, ed è combattuta, una volta di più, dentro l`Europa e dentro l`Italia. Come nei secoli passati, in cui le divisioni e gli interessi di parte prevalevano su tutto e tutti”. A scatenarla, secondo gli economisti del Csc, sono stati “errori recenti e mali antichi”. Gli errori recenti “sono stati inanellati nella gestione dell`eurocrisi”. Si tratta di “errori compiuti dai singoli stati: per esempio, la falsificazione dei conti greci e il lungo immobilismo italiano”. E nelle decisioni collegiali: “per esempio, il precedente creato con la ristrutturazione del debito greco, il far contabilizzare dalle banche ai prezzi di mercato i titoli sovrani, come se gli stati europei potessero essere insolventi e, soprattutto, ostinarsi a condurre coralmente politiche di bilancio restrittive”.
 
Le politiche improntate al solo rigore, a giudizio del Csc, “invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l`intera economia europea”. Perciò “è indispensabile cambiare strategia, mantenendo la barra dritta sul risanamento con misure strutturali che agiscano nel tempo e che non impediscano di sostenere nell`immediato la domanda”. I mali antichi, secondo il Csc, sono quelli che affliggono il Belpaese e “sono dovuti all`assenza di politica lungimirante e all`incapacità di fare sistema; entrambe trovano la massima espressione nell`inefficienza della pubblica amministrazione”.


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