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Nato, Balcani, fronte sud e G7. Il fil rouge del governo secondo Calovini

Calovini (FdI): “Tra Oriente e Ue c’è il fronte sud del Mediterraneo che non può essere banalmente ridotto alla questione migratoria, ma che abbraccia un tema spesso sottovalutato: il terrorismo. L’obiettivo del governo è farsi globale al fine di non trascurare nessuna parte del mondo perché questo esecutivo crede fermamente che vi sia un nesso, geopolitico e geografico, tra Indo Pacifico e Nord Africa”

La riflessione vergata a quattro mani sul Times e sul Corriere della Sera da Giorgia Meloni e Rishi Sunak è la plastica dimostrazione che l’Italia deve diventare un Paese con cui sedersi al tavolo su ogni grande decisione. Ma non perché Roma lo voglia imporre, bensì perché l’Italia si è già ritagliata un ruolo in politica estera di primaria importanza e perché i temi che sta ponendo all’attenzione generale sono di primaria portata.

Spiega così a Formiche.net l’on. Giangiacomo Calovini (FdI), membro della delegazione parlamentare italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato, come la strategia del governo sull’asse “Nato, Balcani e fronte sud” sia stella polare per l’esecutivo, ma non solo con annunci o proposte, bensì con passi concreti. L’occasione, doppia, è data dell’audizione alla Camera del rappresentante per l’allagamento del governo albanese e dal vertice Nato di Copenhagen, in programma da domani, con tutti i 274 parlamentari in rappresentanza di 31 Stati membri.

L’allargamento

In Commissione esteri della Camera è stata ascoltata due giorni fa la Presidente della Commissione per l’integrazione europea del Parlamento albanese, Jorida Tabaku, nell’ambito della discussione congiunta di due risoluzioni sull’allargamento dell’Unione europea ai Balcani occidentali. L’occasione è stata utile per ribadire il tema dei Balcani in cui l’Italia ha una posizione ormai chiara: “Da parte nostra – osserva Calovini – c’è la volontà di accoglimento e su questo penso non ci sarebbe nulla da discutere, però mi permetto di aggiungere che forse, rispetto ad altri, Tirana è sicuramente quella che ha fatto più progressi nel corso degli ultimi anni, come dimostrano i rapporti ottimali. Quindi l’Albania è sicuramente uno dei Paesi che potrebbe ambire ad entrare in Europa il prima possibile”.

Un passaggio che porta in grembo alcune conseguenza. In primis l’Europa: tutti i paesi membri convergono su questa decisione? Calovini è appena rientrato da un’audizione nelle commissioni del governo francese, dove ha trovato un’Assemblea nazionale in cui molti partiti sono scettici su un’immediata apertura nei confronti dei Balcani.

Balcani occidentali e orientali

Il tema dell’allargamento, dunque, come filone più volte sottolineato dalla stessa premier Giorgia Meloni, che abbracci idealmente non solo i Balcani occidentali — con cui l’Italia ha una più netta prossimità geografica — ma anche quelli orientali, in ottica Ucraina.

“L’obiettivo del Governo è farsi globale – precisa Calovini – al fine di non trascurare nessuna parte del mondo perché questo esecutivo crede fermamente che vi sia un nesso, geopolitico e geografico, tra Indo Pacifico e Nord Africa: passaggio che nei precedenti governi non era stato nemmeno sfiorato. Il mondo dei Balcani è un mondo che rientra tra le priorità di questo governo, dopodiché c’è una volontà di accoglimento, c’è una volontà di trovare soluzioni e c’è anche un cambiamento di una serie di fattori geopolitici che hanno stravolto gli equilibri mondiali, come guerra in Ucraina e Via della Seta”.

Il riferimento è a quella che il parlamentare di Fratelli d’Italia definisce “aggressione economica che la Cina ha fatto nei confronti non solo del nord Africa ma anche del costone balcanico, dove occorre trovare degli accordi anche per attenzionare i Balcani orientali”.

La Nato

Temi che, assieme ad altri relativi al post Vilnius, saranno attenzionati dal 7 al 9 ottobre a Copenaghen, in occasione della 69esima dell’assemblea alla presenza di tutti i 274 parlamentari in rappresentanza di 31 Stati membri dell’Alleanza, assieme a 100 membri provenienti da circa 25 paesi partner e organi parlamentari, avranno l’opportunità di affrontare i temi chiave dell’agenda di difesa e sicurezza euro-atlantica.

La questione Nato è duplice: da un lato un tema pratico perché verranno colmate alcune caselle, dall’altro un tema prettamente politico che verte il Global South. Secondo Calovini, oltre alla necessaria sensibilità verso il fronte est toccato dalla guerra in Ucraina, sarà utile stimolare una più ampia riflessione su quello sud: “Tra Oriente e Ue c’è il fronte sud del Mediterraneo che non può essere banalmente ridotto alla questione migratoria, ma che abbraccia un tema spesso sottovalutato: il terrorismo”.

La questione è stata, tra l’altro, anche al centro di un convegno organizzato dalla Fondazione Med-Or in cui si è presentato un report che tratta dai flussi migratori alla penetrazione straniera in paesi sensibili e già in crisi come quelli del Sahel e della zona subsahariana.

“Mi preoccuperò di sottolineare a Copenaghen ai colleghi e amici polacchi, baltici e americani che sicuramente il tema Russia è in cima alle nostre preoccupazioni, accanto però a quello del fronte Sud, un fronte in cui la Nato dovrebbe investire maggiormente”.

Il vertice del G7

Il G7 in Puglia, osserva Calovini, è la naturale prosecuzione di questo percorso. In questo senso si inserisce il lavoro dell’Italia che, grazie alla prossima presidenza del G7, potrà distendere una strategia di medio-lungo periodo. “La sfida che ha dinanzi a sé questo Governo – sottolinea il parlamentare meloniano — è quella di riportare la politica estera come primo tema della propria agenda e di farlo comprendere agli alleati. Noi venivamo da una precedente legislatura con tanti governi diversi, con opinioni diverse praticamente su tutto, con gli alleati portati a credere che l’Italia non avesse una politica estera. Da oggi ai prossimi mesi, invece, il governo Meloni deve far comprendere, e in questo anno già lo ha fatto, che con il G7 la politica internazionale è davvero fondamentale per il governo Meloni. La riflessione vergata a quattro mani sul Times e sul Corriere da Giorgia Meloni e Rishi Sunak è la plastica dimostrazione che, grazie a questo governo, l’Italia deve diventare un Paese con cui sedersi al tavolo su ogni grande decisione senza fughe in avanti. Ma non perché lo vogliamo imporre, bensì perché l’Italia si è già ritagliata un ruolo in politica estera di primaria importanza e che i temi che sta ponendo all’attenzione generale sono temi di primaria portata”.

@FDepalo

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