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Luna di miele finita per il centrodestra. E il Pd giochi bene sul salario minimo. Parla Diamanti

Il governo di Giorgia Meloni può (ancora) dormire sonni tranquilli, ma la luna di miele si è arrestata. I problemi più gravi, però, non sono legati alla gestione dei flussi migratori ma all’economia reale. Dall’inflazione ai rincari sui carburanti. Tra Pd e M5S c’è l’intesa sul salario minimo, ma non basta per un percorso più ampio e di prospettiva per un’alternativa all’esecutivo. Conversazione con il politologo Giovanni Diamanti

Il centrodestra gode ancora di buona salute ma ora riscontra le prime difficoltà sui temi legati all’economia reale. Dall’altra parte, al di là della convergenza sul tema del salario minimo, non ci sono i presupposti per un’alternativa di governo. Ma al premier Giorgia Meloni “la comunicazione vittimistica non conviene e, soprattutto, non ne ha bisogno”. A dirlo a Formiche.net è il politologo e fondatore di You-Trend, Giovanni Diamanti.

Partiamo dal salario minimo. L’opposizione ha trovato una quadra. Da questo tema-convergenza cosa nascerà?

Penso sia un tema sul quale l’opposizione sta facendo una battaglia di concretezza. Quello del salario minimo è un fronte molto sentito da un elettorato che a mio modo di vedere è anche superiore rispetto alle percentuali che attualmente vengono attribuite agli schieramenti non al governo.

Italia Vivia, però, si è defilata.

Non c’è da meravigliarsi. Mi sembra una battaglia ben poco nelle “corde” dei renziani. Italia Viva ormai dimostra sempre di più una grande abilità sulle manovre parlamentari più che sui temi reali dell’agenda politica. E questo, elettoralmente, è molto penalizzante.

Tra Pd e Movimento 5 Stelle ci sono i presupposti per qualcosa di più ampio rispetto all’intesa sul salario?

Probabilmente sì. Il salario è una base di partenza ma non è certo sufficiente per immaginare un percorso più ampio e di prospettiva. Benché il tema del salario possa essere speso anche alle Europee di primavera. Ora resta da capire come, in chiave europea, si muoverà il Pd su questo tema.

Elettoralmente può portare a risultati significativi?

Se i dem sapranno giocarsi bene questa partita, direi proprio di sì. Se dovessi azzardare un’analogia direi che il salario minimo potrebbe rappresentare ciò che ha rappresentato il reddito di cittadinanza per i grillini.

Nel centrodestra c’è qualche segnale di nervosismo. Un fuoco di paglia da campagna elettorale o c’è qualcosa di più strutturale?

Partiamo da un presupposto: il centrodestra nel Paese è nettamente maggioritario e può ancora dormire sonni tranquilli. Detto questo, più che sull’immigrazione come sembra, l’esecutivo sta riscontrando maggiori problematiche nell’affrontare gli scogli legati ai meccanismi dell’economia reale. Dall’inflazione alla sanità, passando per i rialzi dei tassi sui mutui, finendo con quelli sul carburante.

Lei ritiene che queste difficoltà si possano ripercuotere sulla competizione elettorale europea?

Per ora non prevedo grossi contraccolpi. Il gradimento, torno a dire, è alto. Però la luna di miele si è arrestata. E, se il primo anno di governo è andato abbastanza spedito su alcuni fronti, ora siamo in un momento di stasi. Bisognerà capire se questa stasi perdurerà o se sarà invece l’inizio di un trend negativo.

Anche sulle riforme, dal presidenzialismo all’autonomia, probabilmente le aspettative dell’elettorato erano più alte rispetto ai risultati effettivamente ottenuti.

Le riforme sono senz’altro un risultato importante, specie sotto il profilo simbolico: si da l’idea che un governo ha mantenuto le promesse che aveva fatto in campagna elettorale. Ora siamo nel momento in cui l’esecutivo si trova a dover fare i conti con la realtà, con i rapporti europei e internazionali – sui quali intervengono partite importanti come la ratifica del Mes e la revisione del Patto di Stabilità – e con l’esiguità delle risorse a disposizione. In questo contesto interviene un’altra dinamica che non va sottovalutata. Fratelli d’Italia, Forza Itala e Lega, benché alleati, restano sostanzialmente dei competitor tra loro.



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