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Il petrolio italiano? Si chiama Eni (che fa 70)

Il compleanno del Cane a sei zampe ha un peculiare peso specifico, non solo per l’azienda stessa, ma anche per il presidente del Consiglio, per il rischio speculazioni (finanziarie e politiche) e per le nuove possibilità che si coagulano attorno al Piano Mattei. Meloni: “Mattei ha costruito un’azienda di Stato capace di confrontarsi con le grandi compagnie petrolifere mondiali”

Un pezzo altamente significativo d’Italia che ha accompagnato, in parallelo, la crescita economica, sociale e industriale del Paese e che oggi, alla luce delle mutate condizioni geopolitiche, sta assumendo un ruolo sempre più centrale nel paniere dei players globali.

L’occasione dei 70 anni di Eni, celebrati alla presenza del presidente del Consiglio di Amministrazione di Eni, Giuseppe Zafarana, dell’amministratore delegato Claudio Descalzi, ospitando l’intervento del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in presenza di una delegazione di ministri del governo, è utilissima per tracciare non un semplice bilancio industriale di sette decenni, quanto per raccontare le nuove sfide, alla vigilia del Piano Mattei e del viaggio del presidente del Consiglio in Mozambico e Congo. (Qui le foto dell’evento)

Quadro

Nell’ultimo decennio, e a maggior ragione oggi alla luce del conflitto in Ucraina, il quadro complessivo legato all’energia nel Mediterraneo è mutato profondamente. L’agenda energetica dei Paesi che si affacciano sul mare nostrum è tarata su parametri profondamente cambiati, che incidono su policies e strategie. Il ruolo di Eni nei giacimenti del Mediterraneo orientale è oggettivamente di primo piano e si intreccia con le iniziative in Libia, in Libano, con le relazioni energetiche in atto (Tap + Algeria) e quelle in divenire (EastMed). Il quadro complessivo che scaturisce è quello di un’eccellenza italiana che ha un posto in prima fila a livello globale, player sempre più capace di leggere in filigrana nelle grandi trasformazioni e, di conseguenza, elaborare strategie di intervento.

Sistema Italia

I 6 miliardi immessi per riuscire ad accelerare il gas che deve contribuire al sistema economico e industriale italiano è stato un passo decisivo per portare sicurezza al sistema Italia dopo la guerra in Ucraina. L’Italia in questo momento, anche grazie a Eni, dispone di un livello infrastrutturale diversificato che le permette di utilizzare gasdotti come il Tap, accordi con i paesi del Nordafrica e nuovi sviluppi con i rigassificatori. Un mese fa il rigassificatore di Piombino ha ospitato l’arrivo della “Golar Tundra” con il primo carico da 90 milioni di metri cubi, proveniente da un impianto Eni in Algeria.

Inoltre dalla scoperta del giacimento Zohr in poi, gli indirizzi energetici sono di fatto stati trasformati e la nuova scoperta di Eni a Zeus 1, nella zona economica esclusiva, arricchisce la capacità italiana di farsi pivot. Il Cane a sei zampe ha dimostrato sul campo di essere protagonista su vasta scala. Al momento ai 3,5 trilioni di piedi cubi di Zeus vanno sommati: gli 8 di Glaukos, i 2,5 di Cronos, i 4,2 di Afrodite e gli 8 trilioni di Calypso. Numeri imponenti.

Qui Africa

In questo contesto si inserisce, proprio in questi giorni, il prossimo viaggio del premier in Mozambico e Congo. Il Progetto Congo di Eni è il primo in assoluto relativo alla liquefazione di gas naturale con una capacità complessiva di produzione di gas naturale di 3 milioni di tonnellate all’anno. Saipem e Eni di fatto prendono parte al Progetto Congo LNG, con non solo la possibilità di potenziali nuovi guadagni ma anche nuove consapevolezze geopolitiche. La conversione dell’unità di perforazione semisommergibile Scarabeo 5 nell’impianto di separazione e potenziamento definito Floating Production Unit è un passo importante, che si somma all’iper attivismo africano.

Meloni

“In questi 70 anni l’Eni è sempre stata un punto di riferimento per l’Italia – ha detto il premier nel suo videomessaggio – . Lo è stata nei momenti più difficili e nei momenti più felici. Ha accompagnato le trasformazioni economiche e sociali della nostra Nazione, un po’ come quei compagni di viaggio sui quali sai di poter sempre contare. Nel 1953, anno di nascita dell’Eni, l’Italia era molto diversa da quella di oggi. La guerra era finita da pochi anni e le ferite erano ancora profonde. E l’energia è stata tre le partite più difficili. Le industrie del miracolo economico erano dipendenti da fonti energetiche di cui l’Italia era sostanzialmente povera, su tutte il carbone, ed era fondamentale ridimensionare la nostra dipendenza energetica. Enrico Mattei è stato il primo a capirlo e su questa intuizione ha costruito un’azienda di Stato capace di confrontarsi con le grandi compagnie petrolifere mondiali e di dettare anche alcune regole al mondo dell’oil&gas. Nel 1953 Eni è già capace di fornire al triangolo industriale del Nord l’energia di cui ha bisogno. Non più il carbone, ma il metano, di cui è ricca la Pianura Padana. Una fonte “nuova” che l’Italia e l’Europa al tempo non erano abituate ad usare. L’Italia riparte da quel metano e lo Stato, con Eni, fornisce energia a prezzi competitivi. Così questo consente alle nostre aziende e ai nostri produttori di diventare competitivi sul mercato globale. E quello è un passaggio di svolta, che farà dell’Italia la potenza industriale che è”.

Zafarana

“Dal 1953 a oggi Eni ha accompagnato l’Italia attraverso le grandi trasformazioni economiche e sociali della nostra epoca, guidando da protagonista le fasi del cambiamento. Questo grazie a elementi distintivi come la leadership tecnologica, la capacità di creare partnership di valore e di rispondere alle sfide complesse, che le hanno consentito di affermarsi come una realtà internazionale e che ora ne sostengono una transizione energetica che dovrà essere giusta, equa e garantire nel contempo la sicurezza e la sostenibilità economica degli approvvigionamenti. Eni oggi fa onore ai suoi 70 anni di storia, e guarda con passione e fiducia al suo futuro potendo contare su professionalità e competenze tecniche d’eccellenza. Puntando sul grande patrimonio rappresentato dalle sue persone”.

Descalzi

“In questi settant’anni di storia Eni è stata capace di evolvere costantemente, di innovare, di essere pioniere dei cambiamenti, di anticiparli. Allo stesso modo, negli ultimi anni, nel creare e intraprendere il nostro percorso di transizione energetica ci siamo trasformati in modo profondo, non solo in termini di strategia e azioni ma di cultura interna. Un processo molto complesso, per una società articolata, multidisciplinare e che opera in molte aree del mondo, dove culture, lingue, esperienze differenti si intrecciano in un patrimonio di grande valore. Abbiamo tutti imparato a pensare e agire in modo diverso: nuovi modelli industriali, nuovi business, ricerca e innovazione continua, con un approccio costantemente volto all’integrazione. Abbiamo accresciuto la capacità di integrarci nelle comunità dei Paesi in cui operiamo, lavorando per supportarne lo sviluppo, costruendo una relazione e una fiducia tali da essere considerati parte delle loro realtà: un grande valore nel lungo periodo, che supera quello del profitto nel breve. Per noi, infatti, lavorare in un Paese significa lasciare al mercato domestico buona parte dell’energia che produciamo, creare lavoro e diffondere l’accesso all’energia, promuovere sviluppo sanitario, imprenditoriale, agricolo, scolastico. Un approccio che ci consente di creare vere e proprie alleanze. Questa Eni è l’esempio dell’Italia forte, positiva, rispettosa, capace di adattarsi e trasformarsi, e di raggiungere risultati incredibili. L’Italia che portiamo ogni giorno nel mondo, con orgoglio”.

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