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A ognuno i suoi alleati. Washington rassicura Kyiv, Mosca e Pyongyang sempre più vicine

Mentre il fronte si stabilizza, le parti coinvolte nel conflitto guardano ancora una volta ai loro alleati. E questi rispondono. Soprattutto Washington, che vuole mandare il segnale al mondo di essere capace di impegnarsi su più fronti diversi

Con l’avvicinarsi dell’autunno e della stagione più fredda e piovosa, il fronte in Ucraina si avvia verso una stabilizzazione delle posizioni. Al momento gli scontri si incentrano principalmente nell’area di Bakhmut, dove le forze armate ucraine stanno riprendendo il controllo di alcune aree poste a sud della città, e nell’oblast di Donetsk, con le truppe russe impegnate in una controffensiva tattica nei pressi del centro abitato di Avdiivka.

Sono passati 600 giorni dall’inizio del conflitto, e ancora non sembrano esserci all’orizzonte possibilità di una conclusione degli scontri sul campo, con entrambe le parti impegnate nel reintegrare e migliorare le proprie capacità militari.

Kyiv continua a guardare verso gli alleati occidentali e in particolare gli Stati Uniti, che continuano a mostrare un forte sostegno nei confronti della causa ucraina. In apertura del meeting del gruppo di contatto per la Difesa dell’Ucraina svoltosi mercoledì 11 ottobre, presso il quartier generale Nato di Bruxelles, il Segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha confermato l’impegno del suo paese in questo senso, annunciando un nuovo pacchetto di aiuti militari da 200 milioni di dollari e affermando che gli Stati Uniti si metteranno alla guida del programma di addestramento del personale ucraino per l’utilizzo dei velivoli F-16.

Due notizie particolarmente importanti. L’annuncio di un nuovo pacchetto di aiuti arriva infatti a pochi giorni di distanza dalla decisione del congresso statunitense di non fornire nuovi fondi all’Ucraina, all’interno di una più ampia manovra volta a prevenire lo shutdown del governo. Questa decisione aveva fatto sortire dei dubbi sull’effettiva volontà dell’amministrazione guidata da Joe Biden, dubbi che però sono stati prontamente fugati dalle parole di Austin. E anche la decisione di prendere posizione ufficiale all’interno del programma di addestramento per gli F-16 rafforza il segnale mandato dal Segretario alla Difesa, che ha rimarcato come “Gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.

Per gli Stati Uniti in questo momento è fondamentale dimostrare come possano sostenere contemporaneamente sia l’Ucraina che Israele nelle rispettive situazioni di crisi, così come abbiano capacità di essere impegnati in dossier complessi e differenti, da quelli più emergenziali a quelli più strategici — come il confronto con la Cina.

Lo stesso presidente Biden ha esplicato questa intenzione: “Abbiamo la capacità e l’obbligo di farlo. Se non lo facciamo noi, chi altro lo farà?”. In ballo c’è lo standing internazionale di Washington, che in quanto prima superpotenza mondiale non può dover essere costretta a scegliere se aiutare l’uno o l’altro partner. Ed è probabilmente per questo motivo che la Casa Bianca sta esercitando pressioni sul Congresso per autorizzare un pacchetto di aiuti comprendente sia il sostegno all’Ucraina che quello a Israele, cosa da formalizzare la “parità” delle due crisi per gli Usa.

Ma anche la Federazione Russa continua ad assicurarsi il supporto degli attori a lei più vicini. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov è impegnato in questi giorni in un tour delle capitali degli alleati asiatici di Mosca, mentre il presidente Vladimir Putin ha organizzato colloqui con l’israeliano Benjamin Netanyahu e il palestinese Mahmoud Abbas.

Lavrov si è recato prima a Pechino, dove ha avuto un incontro con il suo corrispettivo cinese Wang Yi per discutere, stando a quanto riportato, sia della situazione in Palestina che del conflitto in Ucraina; sulla crisi in Medio Oriente Wang è anche coinvolto in colloqui diplomatici con Washington, dove a breve dovrebbe andare in visita.

Nei prossimi giorni invece il capo della diplomazia russa si recherà in Corea del Nord, a un mese di distanza dalla visita di Kim Jong-Un in territorio russo. Con molta probabilità il tema principe dei colloqui tra Lavrov e i suoi interlocutori nordcoreani sarà la fornitura di armi e munizioni a Mosca, fornitura che sembra procedere a ritmi molto elevati.

Secondo quanto affermato dal portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Kirby, più di 1000 container di equipaggiamento militare sarebbero già stati consegnati da Pyongyang alla Russia, in cambio di preziose tecnologie militari e/o nucleari. Così da ottenere il carburante necessario per portare avanti la macchina della guerra d’attrito.

Entro questa settimana, un bombardiere strategico B-52H americano atterrerà in Corea del Sud in quella che il Pentagono definisce una “dimostrazione di forza” contro la Corea del Nord e la sua crescente minaccia missilistica nucleare, avvertendoli anche contro qualsiasi ulteriore escalation nella regione; questa sarà la prima volta che un B-52 atterrerà in una base aerea in sudcorana mentre il bombardiere aveva solo sorvolato il Paese in precedenza. Washington vuole dimostrare impegno e deterrenza su diversi fronti.

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