La Commissione elettorale polacca ha confermato ufficialmente la vittoria dell’opposizione filo-europea alle elezioni legislative di domenica scorsa e la parola passa ora al presidente Andrzej Duda che darà l’incarico di formare il nuovo esecutivo all’ex Premier Donald Tusk, attuale presidente del Consiglio Europeo. L’analisi di Gianfranco D’Anna
L’amore per la libertà, particolarmente forte in Polonia, in considerazione dei secoli in cui è tragicamente mancata, è tornato a risplendere a Varsavia per l’esito delle elezioni parlamentari.
I commentatori politici parlano di seconda liberazione, dopo quella delle prime elezioni libere del 1989 dopo i terribili decenni del regime filo sovietico. Una seconda liberazione dagli otto anni di reżim Kaczyńskiego, il regime Kaczyński dal nome dell’ex premier Jaroslaw Kaczynski, leader del partito nazionalista di maggioranza relativa “Diritto e Giustizia” (Pis). Un regime che ha abolito la libertà di stampa, l’indipendenza della magistratura e reintrodotto il divieto d’aborto, ponendo il Paese in rotta di collisione con l’Europa.
Un ottuso conservatorismo nazionalista ostico all’Europa, ribaltato dalla netta affermazione, con quasi il 54 per cento dei voti, della coalizione progressista guidata da Donald Tusk. Una bocciatura senza appello per il governo uscente, sottolineata dal 74% di votanti, ben 12 punti sopra le storiche elezioni del 1989 della leadership di Lech Wałęsa e della subliminale immanenza di Karol Wojtyła, il primo e probabilmente unico papa polacco. Anche se il Pis, il partito nazionalista di Kaczyński e del premier uscente Mateusz Morawiecki, è arrivato primo, rimane schiacciato dalla coalizione delle forze democratiche di opposizione che insieme sfiorano il 54%. Esce ridimensionata anche l’estrema destra di Confederazione, che tuttavia entra in Parlamento.
Il Presidente della Polonia Andrzej Duda, con un passato nel PiS, non potrà comunque non tenere conto dei singoli risultati elettorali: Diritto e Giustizia (PiS) 35,38%. (7.640.854 voti) Coalizione Civica, guidata da Donald Tusk) 30,70% (6.629.402 voti) Terza via 14,40% (3.110.670 voti) Nuova Sinistra 8,61% (1.859.018 voti) Confederazione (Konfederacja Wolnosc i Niepodleglosci) 7,16% (1.547.364 voti) ed affiderà l’incarico di guidare il nuovo governo a Tusk, 66 anni, attuale presidente del Consiglio europeo e già primo ministro dal 2007 al 2014, che formerà un esecutivo di coalizione di centro sinistra con Coalizione Civica, Terza via e Nuova Sinistra.
Alla Camera, dove siedono 460 deputati e che è il fulcro parlamentare del Paese, il Pis avrà 194 seggi, la “Ko” di Tusk 157, “Terza via” 65, “Sinistra” 26 e gli estremisti di destra di Confederazione 18. Ko, Terza Via e sinistra totalizzano quindi 248 rappresentanti, con una maggioranza assoluta di 18 voti. Al Senato, che ha 100 seggi, il Pis ne controllerà 34, e la nuova maggioranza di centro-sinistra 66.
Da lunedì mattina a Varsavia l’orizzonte europeo è ritornato nitido. E si avverte la consapevolezza che il Paese non potrà più riprecipitare nel tragico destino di una storia della Polonia attraversata da due storici svantaggi, stretta tra i tedeschi e i russi e perennemente in lotta per la libertà.