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Flussi migratori e rischio radicalizzazioni islamiste. Piantedosi alla Camera

Il ministro dell’Interno ha messo in guardia sulle conseguenze dei conflitti armati tra Medio Oriente e Ucraina. Serve maggiore attenzione attraverso il potenziamento delle attività interforze per i controlli delle frontiere e di quelle effettuate dalle task-force operanti nelle principali aree di sbarco e negli hotspot nazionali, ha spiegato

“Uno dei principali fattori scatenanti dei flussi migratori è costituito dai conflitti armati. E in questo momento alle porte dell’Europa ce ne sono due: la guerra in Ucraina ed il conflitto israelo-palestinese, entrambi incerti e suscettibili di provocare un impatto sulle dinamiche dei flussi”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nel corso dell’informativa urgente in ordine all’eccezionale incremento del fenomeno migratorio.

Ovviamente il riferimento del titolare del Viminale ha una stretta correlazione sia con ciò che sta scaturendo a seguito dell’attacco di Hamas in Israele, sia all’attentato di ieri a Bruxelles, costato la vita a due persone di nazionalità svedese.

Peraltro, a quanto appreso dall’Ansa, Abdesalem Lassoued, l’attentatore tunisino, era arrivato a Lampedusa nel 2011 a bordo di un barchino. Dopo una permanenza in Italia è andato in Svezia, da dove sembra sia stato espulso. Tornato in Italia, nel 2016 è stato identificato a Bologna dalla Digos come radicalizzato: aveva espresso la volontà di aderire alla jihad e partire per combattere. L’uomo è stato monitorato anche dall’intelligence. In seguito è andato in Belgio. Non si esclude che ieri abbia colpito proprio due svedesi per il malcontento che provava verso il Paese da cui era stato espulso.

Il conflitto in Medio Oriente, ha spiegato il ministro, “reca con sé anche il rischio di innescare radicalizzazioni islamiste, come solo pochi giorni fa è avvenuto in Francia, con l’assassinio di un insegnante da parte di un fanatico islamista, e proprio ieri sera a Bruxelles, con l’uccisione di due cittadini svedesi”.

Ecco spiegato l’orientamento dell’azione del governo “incentrata su ogni forma di contrasto all’immigrazione irregolare, anche in relazione ai possibili profili di rischio di infiltrazione terroristica nei flussi”.  “I recenti tragici avvenimenti”, ha proseguito il titolare del dicastero dell’Interno, “impongono una rinnovata e più elevata attenzione in particolare attraverso il potenziamento delle attività interforze per i controlli delle frontiere e di quelle effettuate dalle task-force operanti nelle principali aree di sbarco e negli hotspot nazionali”.

Sul piano operativo, ha continuato, “ho dato specifiche direttive per l’intensificazione di ogni raccordo informativo tra le forze di polizia e le agenzie di intelligence, al fine di monitorare l’evoluzione del conflitto e i suoi possibili riflessi sui flussi migratori, sugli ingressi e sulle presenze nel territorio nazionale”. La minaccia terroristica, inoltre, “è alla costante attenzione del Comitato analisi strategica antiterrorismo, istituito presso il ministero dell’Interno, che si è riunito appositamente lo scorso 10 ottobre per valutare l’evoluzione dei profili di rischio anche nei contesti antagonisti e nell’ambiente penitenziario”, ha concluso.

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