Appena 24 ore dopo che l’Istat ha aggiornato il conto della povertà, portando a 5,6 milioni gli italiani in difficoltà economiche a causa dell’aumento dei prezzi, Intesa San Paolo ha lanciato il suo assalto alle disuguaglianze. Per la precisione da Brescia, teatro dell’incontro Nessuno escluso. Crescere insieme in un Paese più equo. L’impegno di Intesa Sanpaolo, al quale hanno partecipato, oltre ai vertici di Ca’ de Sass, Carlo Messina e Gian Maria Gros Pietro, economisti e sociologhi, unitamente al presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo e al presidente emerito di Intesa, Giovanni Bazoli. Di che si tratta?
NEL NOME DEL SOCIALE
Intesa, la cui iniziativa bresciana è stata preceduta anche da un messaggio di Papa Francesco, destinerà 1,5 miliardi tra il 2023 e il 2027 per supportare un programma di aiuti per combattere disuguaglianze e favorire l’inclusione finanziaria, sociale, educativa e culturale. Un plafond peraltro superiore a quello del piano precedente e dunque con una potenza di fuoco maggiore. Più nel dettaglio, al fine di rafforzare questa strategia d’intervento a favore del Paese, dei territori e delle comunità, l’istituto torinese e prima banca italiana, si doterà di una nuova unità organizzativa dedicata con sede a Brescia con funzioni di indirizzo e di governo delle attività sociali svolte dal gruppo, denominata Intesa San Paolo per il sociale.
Ma non è tutto. Nel contesto attuale, caratterizzato da un forte aumento del costo della vita, lo stesso Messina ha annunciato anche l’anticipo dell’erogazione, entro la fine di quest’anno, degli incrementi retributivi per i dipendenti, procedendo anche al ripristino della base piena di calcolo del Tfr, in attesa degli esiti della contrattazione nazionale di settore. “Si tratta di un giusto e concreto riconoscimento per i colleghi e le colleghe che contribuiscono in maniera decisiva al successo, alla solidità e ai risultati che hanno permesso al gruppo di diventare uno dei leader bancari europei”, ha messo in chiaro lo stesso ceo di Intesa.
UNA BANCA PER TUTTI
La cifra dell’intervento di Ca’ de Sass è stata data dallo stesso Messina. “La nostra attenzione, la nostra sensibilità nei confronti della comunità non nascono oggi, ma sono parte essenziale delle radici del nostro gruppo. Nell’ultimo decennio abbiamo articolato in maniera sempre più ampia il nostro programma a favore dell’inclusione finanziaria, educativa e sociale, in particolare tra il 2018 e il 2022 il programma ha raggiunto una dimensione pari a 1 miliardo di euro”. Messina ha poi spostato l’attenzione, nel corso del suo intervento alla kermesse bresciana, sul ruolo di Intesa nell’economia italiana. Una banca diventata negli anni una sorta di play maker, anche nel sostegno alle finanze pubbliche, alias debito.
UNA TERZA GAMBA PER I CONTI PUBBLICI
“Inviterei a non banalizzare quando si parla di soggetti che sono delle istituzioni: noi non siamo solo una banca, ma siamo una istituzione del nostro Paese, tra le più importanti che ha l’Italia. Siamo il secondo sottoscrittore di titoli pubblici dopo la Bce: la dimensione del nostro sostegno al debito pubblico è incomparabile. Quello che fa una banca, particolarmente su disuguaglianza e sociale, deve essere guardata con una attenzione significativa nel nostro Paese: la banca deve essere considerata come la principale istituzione che oggi in Italia si occupa di contrasto alle disuguaglianze e a favore del sociale”.
Non è finita. Messina, che è sempre stato un ottimista di natura, ha fatto anche un passaggio sulla crescita italiana, ribadendo un concetto a lui molto caro. “La possibilità che l’Italia cresca in condizioni significative è assolutamente nel potenziale del nostro Paese. Come in tutti i Paesi del mondo si sta determinando un incremento della povertà e delle disuguaglianze e l’inflazione da questo punto di vista è un’ingiustizia assoluta, porta più disagio a chi ha meno disponibilità e mantiene in una condizione di privilegio chi ha condizioni privilegiate”.
LA SPONDA DEI BANCARI
Di sicuro, un plauso alle scelte di Intesa è arrivato dai bancari italiani, che hanno accolto con favore la decisione di anticipare lo scatto in busta paga. Lando Maria Sileoni, segretario della Fabi, l’ha definita “una concreta, unica e preziosa iniziativa di un grande gruppo bancario che mostra il volto migliore di un nuovo modo di fare finanza. Una iniziativa a sostegno dei poveri e bisognosi che resterà nella storia del nostro Paese e che traccerà un percorso virtuoso anche per altri gruppi bancari”.
“Ho apprezzato le considerazioni e le decisioni di Messina rispetto agli aumenti economici richiesti dal sindacato di 435 euro, oltre al ripristino del Tfr congelato, nel rinnovo del precedente contratto nazionale. Credo che dovremmo chiudere il negoziato per il rinnovo del contratto in atto in tempi rapidi nel rispetto reciproco delle parti tenendo conto degli utili altissimi delle banche. Il contratto nazionale rappresenta e deve continuare a rappresentare un pilastro su cui far poggiare il settore bancario italiano e la sua trasformazione sostenibile, tanto nell`interesse delle lavoratrici e dei lavoratori tanto nell’interesse delle banche e anche in quello della clientela”.
IL FRONTE DEGLI EXTRA PROFITTI
A latere, non è mancata la questione degli extra profitti, ovvero il prelievo sui margini accumulati delle banche italiane in scia all’aumento dei tassi, deciso dal governo questa estate. Ebbene, poche ore prima che Intesa illustrasse la sua iniziativa a sostegno delle fasce più deboli, l’istituto di Torino si è allineato a Unicredit e ad altre big del credito, scegliendo di accantonare l’ammontare previsto dalla tassa sugli extraprofitti, alternativa prevista dal dl Asset.
Nello specifico, il board ha deliberato di portare in assemblea la proposta di destinare a riserva non distribuibile un importo pari a due volte e mezzo l’imposta da 828 milioni, e che vale quindi circa 2.069 milioni di euro. Gli 828 milioni si compongono della somma di pertinenza della capogruppo (797 milioni) e di quella restante relativa alle controllate interessate dal provvedimento (Fideuram, Intesa Sanpaolo Private Banking e Isybank).
La decisione di Ca’ de Sass era in qualche modo attesa dagli operatori, ed è peraltro in linea con quanto da tempo filtra da molte banche attive sul mercato. Introdotta dal governo nelle scorse settimane, la legge offre agli istituti una doppia opzione: o pagare un’imposta straordinaria pari al 40% sull’ammontare del margine degli interessi del 2023 che ecceda per almeno il 10% il margine d’interesse del 2021, con un tetto massimo dello 0,26% degli attivi ponderati per il rischio, oppure accantonare a riserva non distribuibile l’importo maggiorato, pari a 2,5 volte l’imposta, rafforzando così il patrimonio.