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La morte dell’ex premier Li Keqiang creerà problemi a Xi Jinping?

Nei periodi di lutto spesso i cittadini cinesi hanno espresso insoddisfazione nei confronti del governo. Visto il contesto interno e il ruolo che aveva Li Keqiang, ora ci sono rischi di nuove proteste per Xi Jinping

Ci sono già una serie di teorie complottiste che mettono insieme l’estromissione dei ministri di Difesa ed Esteri, Finanza e Scienza, con i repulisti tra le strutture interne di vari settori (innanzitutto quello militare) e la morte dell’ex premier cinese, Li Keqiang, una volta visto come un contendente riformatore al ruolo di leadership del Paese e rivale del leader Xi Jinping. Li è morto questa notte per un improvviso attacco di cuore, a Shanghai, dove si era ritirato a vita privata dopo che non ricopriva più incarichi pubblici. Aveva 68 anni.

Era nominalmente la seconda figura più importante in Cina fino alla fine dell’anno scorso, quando Xi ha rimodellato ulteriormente Partito e Stato secondo il proprio interesse. È stato il primo ministro del paese – ruolo a cui tradizionalmente viene affidata la sfera economica – per un decennio, dal 2013, accompagnando la costruzione storica della leadership di Xi Jinping. Quella della Nuova Era che ha portato Xi a essere il primo a ricevere tre mandati come segretario e presidente.

Nel suo ultimo anno al potere, Li, economista per formazione (tecnocrate altamente istruito con lauree in giurisprudenza e PhD in economia), era stato una voce forte che avvertiva delle sfide per le casse cinesi in mezzo ai lockdown voluti da Xi secondo la strategia “Zero Covid”. Il premier sosteneva che, nel quadro della sfida di livello crescente con gli Stati Uniti, erano problematici e imponevano uno sforzo ulteriore per aumentare l’occupazione e spingere i consumi interni, ossia mantenere la stabilità economica.

Li non apprezzava la chiusura che Xi aveva imposto al Paese, percependo che non si trattava solo di una scelta per gestire l’emergenza sanitaria, ma che potesse diventare il simbolo di una Cina chiusa, più nazionalista, più isolata. L’ex premier credeva in un approccio diverso per i legami della Cina con il mondo. In un momento in cui le relazioni del paese con l’Occidente sono diventate sempre più tese, sosteneva che “la Cina e gli Stati Uniti hanno interessi comuni […] e convergenti”, come spiegava alla Cnn già nel marzo 2021. Tuttavia, non è mai andato apertamente in contrasto con il suo leader.

Nel 2022, nel discorso al Parlamento, prometteva che “non importa come possa cambiare l’ambiente internazionale, la Cina manterrà il corso di una più ampia apertura”. È uno dei passaggi che sta circolando di più all’interno dei social network cinesi, che stanno usando quella frase in contrasto con la linea impressa da Xi. Li era considerato amichevole con il settore privato, Xi ha imposto la supremazia del Partito sull’economia – anche attraverso una costante securitarizzazione del sistema.

La morte di Li segna la conclusione di una fase iniziata con il suo allontanamento dagli organismi centrali del Partito, dove la linea dei riformatori non è più rappresentata da figure di rilievo, con Xi che ha ormai totalmente plasmato l’istituzione che guida la Repubblica popolare secondo le sue visioni. Anche per questo, potrebbe essere un momento delicato per l’attuale leadership.

Joseph Torigian, esperto di Cina di Stanford, spiega che la prima sfida che la “leadership cinese dovrà affrontare sarà quello di elaborare un necrologio che piaccia alla famiglia di Li […] che si adatti all’agenda politica del regime e non infiammi il sentimento popolare”.

La situazione economica incerta, le purghe tra i funzionari di alto livello, le sfide internazionali e le pressioni relative, la costante spinta sulla propaganda davanti a queste difficoltà, sono elementi che hanno contribuito a creare un clima non eccezionale in Cina in questo periodo. Diffuso sotto la superficie tra le continue (e sempre più stringenti) attività di censura.

“I cittadini cinesi hanno usato periodi di lutto per esprimere insoddisfazione nei confronti del governo, forse perché è più difficile per il governo impedire alle persone di commemorare i morti”, ricorda Ian Johnson sul suo blog nel sito del Council on Foreign Relations.

D’altronde, la morte di Hu Yaobang, segretario riformatore del Partito, ha scatenato le proteste studentesche del 1989 a Tiananmen. Nel 1976, la morte di Zhou Enlai, premier di lungo termine di Mao Zedong, creò la base per le proteste che precedettero il cambiamento da un regime maoista radicale all’ascesa di Deng Xiaoping. In tempi più recenti, la morte del dottor Li Wenliang, un oftalmologo tra i primi contagiato dal Covid, è stata oggetto di polemiche, poiché molte persone credevano che le autorità avessero soppresso le informazioni sul virus, contribuendo alla sua diffusione.

“Per lo meno, la morte di Li sarà probabilmente vista da molti all’interno della Cina come un altro segno di strani fatti [che avvengono] tra i vertici del Paese, e un’altra indicazione che il secondo decennio di potere di Xi sarà molto più difficile del suo primo”, scrive Johnson.

 

 

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