L’approccio di Meloni sul Mes è simile a quello di un giocatore di poker. L’intendimento è quello di avviare una trattativa per espungere dal computo dei parametri del Patto di Stabilità, le spese per gli investimenti e la Difesa. Ma il rischio è che il Paese perda di credibilità in Europa. Il corsivo di Andrea Cangini
Come in tutte le partite di poker che si rispettino, il bilancio andrà fatto alla fine. Ma che, per l’Italia, l’approccio alla controversa questione relativa alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) sia quello tipico del giocatore di poker non c’è dubbio.
In estrema sintesi, il gioco è questo. Per alimentare il sospetto nei conforti delle tecnocrazie europee e incassarne i relativi dividendi elettorali accreditandosi come l’unico difensore della sovranità nazionale, quand’era all’opposizione Fratelli d’Italia ha detto peste e corna del Mes. Trattato che nel frattempo è stato ratificato da tutti, ma proprio tutti i parlamenti nazionali a parte quello italiano.
Vinte le elezioni e assunte le responsabilità di governo, Giorgia Meloni ha avuto subito ben chiaro il fatto che quasi nessuna della posizioni politiche assunte stando all’opposizione fosse compatibile con la guida del governo.
Un po’ alla volta le ha cambiate tutte, ma sul Mes s’è impuntata. Ha bisogno di una contropartita, le serve un argomento forte per giustificare agli occhi dei propri elettori l’avvenuta conversione alle regole europee. L’ha trovato nella trattativa in corso sulla riforma del Patto di stabilità.
In soldoni, l’offerta prospettata dal premier italiano ai partner europei è la seguente: se accettate di escludere dal computo dei parametri deficit/Pil le spese per gli investimenti e per la Difesa ratificheremo il Mes; in caso contrario, no.
Ad oggi, l’offerta italiana non è stata recepita. L’impressione è che i partner abbiano percepito il bluff. I tempi si allungano di conseguenza. Si allungano i tempi dell’accordo sulla riforma del Patto di stabilità e si allungano i tempi della ratifica italiana del Mes.
È probabile che entrambe le partite entreranno nel vivo solo con l’anno nuovo. Difficile dire se la tattica italiana sia sensata. Viene da pensare che per un Paese come il nostro, da sempre oggetto di un pregiudizio di inaffidabilità, pregiudizio rinfocolato dall’anomalia di un governo di destra-destra, il bluff sia scoperto e il danno di immagine conclamato. Ma è solo un’impressione.
La stessa impressione di chi ritiene che l’Italia non potrà fare a meno di ratificare il Meccanismo europeo di stabilità e che non per questo il nostro peso al tavolo della trattativa sulla riforma del Patto di stabilità risulti effettivamente accresciuto.